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martedì 3 maggio 2011

La signorina del Call Center 1


I° Capitolo

- Perché devo essere sempre io ad alzare la cornetta e mai che una volta provate a fare il mio numero per primi?
Ora basta con questa sottomissione psicologica. Farò lo sciopero del telefono e vediamo un po’ se vi passa quel crampo che avete nelle mani e alzate le chiappe che hanno preso la forma delle poltrone su cui fate ammuffire i vostri pensieri già imputriditi dalla vita monotona e scialba che menate nei vostri quartieri dormitori.
L’unico modo che avete per uscire da queste prigioni in cui i vostri genitori, non per colpa loro, vi hanno fatto nascere, crescere, e vivere una vita mediocre circondati da esseri mediocri: è la fantasia. Ma avere fantasia e saperla sfruttare è un’arte che solo quelli che noi chiamiamo poeti hanno.
Si, voi potete anche sognare di notte e fare sogni straordinari, ma senza la fantasia, non sapreste neanche cavalcare una scopa o camminare sull'acqua.
Un altro modo molto più semplice, e alla vostra portata, che avete per evadere da queste prigioni circondati da sbarre invisibili che non vi permettono di saltare nell'ignoto fatto di paure innate e represse, è la mancanza, ormai diventata consuetudine ed attaccata come una sanguisuga al vostro Dna, di mezzi propri di sostentamento, sarebbe il telefono che i vostri genitori sempre a corto di quattrini ancora vi permettono d’usare.
E voi signore che non avete mai conosciuto la restrizione e non avete mai dovuto lesinare un pezzo di pane essendo partite senza l’handicap della miseria ed ora menate una vita agiata e non avete nemmeno quella scusante: quale indigenza intellettuale vi frena ad alzare la cornetta?… Voglio proprio vedere chi l’avrà vinta!

Dicevo questo il primo di gennaio del 2004, ora le rondini scorrazzano nel cielo azzurro, le nuvole nere cariche di pioggia lasciano il posto a quelle latte e miele, ma il mio telefono da quel giorno non ha più fatto uno squillo.
Ho chiamato un tecnico per farlo controllare ed il responso è stato che il mio telefono è perfetto. E’ capace d’intendere e di volere, ed anche se non è diplomato al conservatorio, è capace di emettere uno squillo in re maggiore.
Dopo giorni di inutile attesa, non mi è restato altro da fare che chiamare il servizio guasti della Telecom… 
- Buongiorno signorina, per favore, mi vuol controllare se nel mentre sono uscito a comprare le sigarette, non sia arrivata una qualche telefonata per me?
- Non si è ancora abbonato: "al chi è?"
- Chi è? Sono io signorina: vuole che le dia le generalità?
- Vabbè, lasciamo perdere. Attenda prego… mi dia il tempo di controllare sul video…
Mi dispiace signore, non è arrivato niente, anzi le dirò di più: il suo telefono è come fosse morto: Non chiama e non riceve da tempo…
- Ecco, questo è il vero problema che mi assilla da mesi e finalmente qualcuno me lo ha confermato. Potrebbe lei gentilmente dirmi il perché non funziona e porvi rimedio?
- Ha forse voglia di scherzare signore? sappia che noi siamo oberate di lavoro e non abbiamo tempo per i perditempo!
- Io sono un tipo a cui lo scherzo piace moltissimo signorina, ma in questo momento esigo il rispetto che si deve ad un utente… che paga il suo stipendio!
- Allora, stando così le cose… lei mi tappa la bocca e non posso permettermi d’esprimere un giudizio in piena libertà!
- Non mi permetterei mai di togliere la libertà neanche a un cane, perciò si permetta, e si esprima liberamente senza timori.
- Signore, mi scusi, ma francamente le devo dire... Lo dico?
- Dica, dica: le ho detto senza timori!
- “Si faccia visitare con urgenza da un dottore, meglio se sia uno psicanalista!”
Pronto… pronto… Non la sento più…Si è offeso?
- Per niente signorina: aveva il permesso anche d’insultarmi se pensava fosse giusto, solo mi dovrebbe usare la cortesia di motivare il consiglio datomi. Gradirei lei mi spiegasse per quale motivo dovrei andare io dal dottore quando è il mio telefono il malato?
- Si rende conto che lei sta parlando con me, facendo uso del suo telefono e mi chiede di controllare se funziona?
- E’ vero; che stupido; lei ha ragione, e mi scusi se esprimendomi male l’ho indotta all'errore. Il mio intento era quello di chiederle come mai il mio telefono sono mesi che non squilla? Ho l’impressione che la gente mi chiami ed io non sentendo lo squillo non rispondo.
- Ha provato con l’Otorino?
- Adesso non esageriamo: io ci sento benissimo!
- Mi scusi, ma era un accertamento doveroso che dovevo fare da parte mia, per togliere di mezzo un’eventuale causa: non creda che non mi sia mai trovata in una situazione del genere, che l'utente era sordo e voleva da me che gli alzassi il volume!
- Le assicuro che non è questo il mio caso: difatti stiamo parlando ed io le sto rispondendo senza inframmischiare nel discorso nessun: "Come ha detto?" oppure: Ripeta per favore che non ho capito". Poi il mio permesso di uscire fuori dai canoni, dura tutto il tempo della telefonata.
- Mi scusi è vero... comunque grazie per il permesso accordatomi. Ha avuto lamentele in tal senso?
- In che senso?
- Nel senso che ha incontrato qualcuno, che le ha detto di aver chiamato spesse volte e lei non ha risposto?
- No, nessuna, è solo una mia supposizione.
- Non esce di casa e incontra gli amici?
- No, sto dalla mattina alla sera inchiodato vicino a questo coso, come se aspettasi la Va sinfonia di Beethoven.
- Va bene abbassi, che adesso la richiamo io, così ci rendiamo subito conto se quello che lei pensa è vero…
Drin…
Drin…
- Pronto, pronto, è lei signorina?
- Sì sono io… mi dica signore, il suo telefono ha squillato allora?
- Sì signorina, ha squillato: sembra un po’ rauco dal tanto tempo che non ha parlato, ma per me è una musica celestiale, è…
- Signore non esageri. Lo squillo che lei esagerando esalta, non è altri che il lamento di due parti elettriche che mal si sopportano e fanno attrito.
- E’ una descrizione poetica la sua. La ringrazio moltissimo. E’ stata molto gentile e paziente.
- Si figuri, siamo pagate per questo… arrivederci signore.
- Aspetti, aspetti signorina…mi può dire con chi ho avuto il piacere di parlare?
- L’importante è il numero che ha fatto e non la persona: noi tutti siamo intercambiabili… comunque se le fa piacere saperlo: mi chiamo Eleonora.
- E’ un bel nome! Grazie per avermelo detto signorina Eleonora e sono felice che in mio soccorso sia venuta una gentile fanciulla: ero a corto di una voce femminile. Grazie ancora Eleonora e le auguro una buona giornata.
- Signore, possiamo chiudere questa comunicazione che ho altre persone in attesa?
- Certo, certo, a malincuore, ma chiuda pure. La ringrazio tanto signorina Eleonora…

C’è un’afa insopportabile in giro. Anche i gabbiani si scocciano di spiegare le loro ali e volare con questa calura e se ne stanno immobili in ammollo sul mare immobile più di una tavola strapiena di stoviglie e che una minima oscillazione potrebbe causare un patatrac.
Vorrei sapere come fa tutta quella gente che mi passa davanti assiepata in quelle scatolette di latta per recarsi a mare in code chilometriche seguendo una scia di sudore puzzolente che fuoriesce dai finestrini aperti?
Forse se non avessi impedimenti che mi trattengono presso la mia abitazione, ci andrei anch'io che sono un amante del mare e della pesca, ma non posso. Se tutti i miei amici e le mie tante amiche mi chiamano e non mi trovano, che figura ci faccio? 
E se mi chiamasse la mia amica più adorata, quella per cui farei qualsiasi pazzia, e finalmente stanca del marito, m’invitasse a fare insieme a lei una vacanza a Cuba?
E se mi chiamasse quella che viene dai quartieri alti e che ha un ben di Dio in alto e in basso? 
E se mi chiamasse quella bella mora che ha le labbra come uno stura lavandino? 
E se mi chiamasse quella signora amante dei fiori ed ogni tanto s’inventa la scusa che le sue piante hanno bisogno d’essere "annaffiate", da una mano esperta, mentre forse è la sua pianta che soffre d’arsura? 
E se mi chiamasse…
E’ passato molto tempo senza ricevere una telefonata, e penso che tutta questa gente si sarà scocciata di telefonare ad un numero fantasma: penso che sia arrivato il momento di ricorrere all’aiuto del servizio guasti della Telecom e far rifare una controllatina a questo telefono che ormai è diventato un soprammobile, pure brutto in verità.

- Signorina, aspetto una telefonata urgente, ed ho timore che il mio telefono non suoni; per favore potrebbe controllarmi…
- Signore, mi scusi se mi prendo l’ardire d’interromperla… ma se non è lei, dovrebbe essere in corso un’epidemia?
- Non la capisco signorina?
- Mi scusi ancora signore, ma siccome tempo fa mi chiamò, sempre da Napoli, un signore col suo identico problema, e con una voce giovanile come la sua, mi chiedevo, ad alta voce, se lei non era per caso quel signore di cui sopra…
- E’ lei, signorina Eleonora? Mi scusi, non l’avevo riconosciuta. Che piacere risentirla. Come sta?
- Io bene. N’è passata acqua sotto i ponti, e lei ricorda ancora il mio nome ed ha ancora lo stesso inconveniente che lamentava allora?
- Si signorina Eleonora, il suo nome non lo dimenticherò mai neanche se mi passassero una pialla nel cervello. Lei è stata l'ultima voce femminile sentita uscire da questo telefono...
- Femminile? allora qualche maschio l'ha chiamato?
- Nessuno signorina! Né maschi e né femmine! Mi chiedeva se ho ancora lo stesso inconveniente? Peggio! Si è aggravato moltissimo dall'ultima volta che ho avuto il piacere di sentirla. Sembrava che tutto fosse stato risolto e invece…
- Eppure se non ricordo male, riuscimmo a capire dove stava l’inghippo?
- Sembrava tutto ok signorina Eleonora e invece non appena ho posato la cornetta, sono caduto nel più totale marasma: peggio di Fantozzi davanti al direttore.
- Come? c’è stato un momento di black-out… è caduto signore?… e dove?… si è fatto male?
- Signorina Eleonora non sono realmente caduto; sono invece psicologicamente caduto nel marasma più assoluto.
- Mi scusi, m’era sembrato che lei per l'asma fosse caduto in mare… e mi sono preoccupata… comunque non si è fatto niente? Guardi che io anche da qui posso organizzarle un soccorso?
- Ha una bella fantasia signorina Eleonora, non ho mai avuto un mare in casa. Non si preoccupi non è successo niente.
- Meno male, sono contenta per lei.
- Comunque la ringrazio lo stesso, per la sua preoccupazione pleonastica...
- La linea fa i capricci oggi…Ho capito bene che si preoccupa del suo onomastico?
Che santo è oggi? come si chiama lei?
- Signorina, io mi chiamo Vittorio ed il mio onomastico cade il 21 di maggio, ma ammettendo pure che oggi sia il 21 di maggio, non capisco perché mai dovrei preoccuparmene?
- Io pensavo per via del telefono che non funziona, e quindi si preoccupava di non poter ricevere gli auguri dalle amiche e fidanzate che lei sicuramente avrà… sparse per il territorio.
- Signorina Eleonora, non esageri adesso. Abbiamo divagato un poco, ma lei è l’unica che ha avuto questa gentilezza d’animo di preoccuparsi della mia caduta.
- Quale caduta?
- Quella metaforica di cui parlavamo prima… Signorina… posso chiamarla Eleonora?
- Se le fa piacere mi chiami pure Eleonora, ma le voglio soltanto far presente che è già da un pezzo che lei mi sta chiamando così?
- Mi scusi, Eleonora, non me ne ero accorto, in ogni modo grazie per avermi dato il consenso… Lei non sa come mi fa felice!
- Per così poco?
- Sarà poco per lei, ma per le mie orecchie che non sentono altro da mattina a sera, che bussate di clacson e di testimoni di Geova che bussano alla porta. 
Lei mi apre una finestra sul mondo. La sua voce mi fa ricordare che esiste ancora un universo femminile, altro che amiche e fidanzate sparse per il territorio… Mi sento solo come un calzino spaiato, Eleonora.
- Non se la prenda troppo signor Vittorio, si tiri su: si compri un altro paio di calzini. La vita non è solo il telefono. Esca, si prenda qualche vacanza, se ne vada a Cuba, e vedrà che manderà a quel paese me, il telefono e tutta la Telecom. Glielo dico col cuore in mano signor Vittorio, anche andando contro gli interessi dell’azienda… e miei, di conseguenza.
- Signorina Eleonora la ringrazio per aver cercato di smuovermi da questo torpore che si è impadronito di me, ma non sono dell’umore adatto per organizzarmi una vacanza.
- Vada ad un’agenzia di viaggi vedrà che s’interesseranno di tutto loro. Se lei vuole potrei anche interessarmene io: mi basta solo il suo assenso?
- Signorina Eleonora, lei è tanto gentile da prendere a cuore la mia situazione, ma le ho detto che non sono dell’umore adatto ad affrontare una vacanza, e se non si è dell’umore adatto non si riesce nemmeno ad acquistare un paio di scarpe.
- Questo è vero, anche a me succede, ma lei si deve sforzare… si trovi un amico o un’amica e vedrà che una volta stimolato, le verrà la voglia d’acquistare un magazzino di scarpe.
- Non mi parli di amici e amiche: è proprio da loro che ha inizio la mia storia fatta solo di aspettative deluse.
- Non è il mio mestiere, ma si sfoghi pure se lo desidera!
- Signorina Eleonora, grazie per l’opportunità che mi dà. Per me parlare con lei è molto più interessante che parlare con Bush o conversare con la regina Elisabetta. Lei è stata la mia ancora di salvezza, quando mi trovavo in un mare in tempesta. Lei è stata l’unica persona che mi ha lanciato un salvagente quando ero sul punto di annegare, lei…
- Signor Vittorio, non sapevo che le sue amicizie fossero così  altolocate. Questi due da lei citati,  sono capi di stato ed avranno tante cose da fare... per forza non riceve telefonate... scenda un po' di livello e vedrà che le arriveranno tante di quelle telefonate, che chiamerà la Telecom: ma per non essere infastidito, questa volta.
- Signorina, ma quale livello! Qui non si sente e vede volare una mosca. 
- Beato lei signor Vittorio, da noi è l'aria condizionata che ci salva, ma appena mettiamo il piede fuori dall'ufficio, sono pronte a saltarci addosso, come se ci stessero aspettando.
- Signorina stia attenta. Ci sono troppi malintenzionati in giro. si faccia accompagnare da qualcuno, oppure avvisi la polizia.
- La polizia per le mosche? Forse voleva dire la "Pulizia?"
- Mi scusi signorina, avevo capito che "le cosche" aspettavano che lei uscisse per saltarla addosso.
- No...
- Allora c'è stato un Qui - Pro - Quo.
- Anche a lei piacciono i cartoni animati? Io li adoro. Adesso se ne vedono tanti, ma io sono cresciuta proprio con Paperino e Topolino.
- Anch'io signorina…però una volta si vedevano solo al cinematografo. Comunque, se li adora lei, li adoro anch'io, ma io dicevo un'altra cosa.
- Sempre inerente al telefono che non funziona, signor Vittorio?
- Signorina, mi faccia la cortesia di mandare al diavolo quel “signore” che ci tiene lontani!
- Ha le visoni! Senta, non mi metta paura: io sono un tipo facilmente impressionabile... lei dove lo vede questo signore che ci tiene lontani?
- Signorina Eleonora, parlavo non di una persona fisica; le stavo consigliando soltanto di smetterla di chiamarmi continuamente “signore” che in un discorso fra due persone allontana.
- Ma noi siamo lontani!  Per un momento ho avuto paura che lei fosse uscito fuori di testa!
- Non ancora completamente. Parlavo nel modo di discorrere... più amichevolmente.
- Perché oltre ad essere un utente vuole anche essere amico della Telecom?
- Signorina... amico suo, di lei, di Eleonora e non della Telecom!
- L'avevo capito. Stavo solo scherzando per strapparle un sorriso. Lo ritenga fatto, ma non ci faccia caso se il mio scilinguagnolo abituale mi porterà a persistere nell'errore. Diamo tempo al tempo, perché generalmente queste cose avvengono istintivamente. Oggi è un giorno calmo, perciò posso perdere un po' di tempo con lei. Altri giorni non abbiamo neanche il tempo... di soffiarci il naso.
- Parlare con me la considera una perdita di tempo?
- Non si formalizzi sulle parole, dicevo così per dire.
- Ok. non mi formalizzo.
- Mi scusi l’ardire, signor Vittorio, che esula completamente dal mio compito professionale: ma lei da chi aspetta questa telefonata così importante? Se lei, da quanto ho potuto capire, ci tiene tanto a questa persona: non può chiamarla lei? E’ una questione di sottomissione? Vuole tenere il punto?
A volte la corda non si può tirare tanto! Se non sa o non ricorda il numero, oppure l’utente ha cambiato numero, noi possiamo aiutarla?
- La storia è un po’ lunga, signorina Eleonora, non è così semplice come sembra a prima vista. Qui non le sto parlando di quegli amorucoli balneari, che appena finisce l’estate se ne volano come foglie al vento o come le rondini che ritornano alle proprie case abbandonate nella stagione invernale. Il problema Eleonora è a monte…
- Ha scoperto che il problema non è al mare come pensava lei? Vittorio, non che io sia psicologa, ma secondo me il problema non sta né al mare e né al monte: il suo problema, sempre secondo me, è in lei. E’ lei che ha nella mente un po’ di confusione e salta dal mare al monte meglio di una teleferica… fa per caso uso di qualche sostanza allucinogena o stupefacente?
- Signorina Eleonora, la sola cosa stupefacente di cui non mi priverei neanche se mi fosse ordinato da un dottore, è parlare con lei. Lei è la sola persona che riesce a farmi sorridere: le altre neanche col solletico ci riuscivano.
- Mica le sto a raccontare barzellette? Io le sto facendo un discorso serio: ho detto qualche strafalcione?
- No, per carità, niente di tutto questo, e poi se anche lei fosse caduta in qualche strafalcione, sappia che gli strafalcioni mi piacciono più dei discorsi seri.
- E allora dove me l’appoggia il suo sorriso?
- Eleonora, mi scusi se non sono chiaro quando parlo. A volte parlo veloce ed è difficile capirmi. Mia nonna parlava così: sembrava una mitragliatrice!
Il sorriso mi viene spontaneo dal cuore disabituato a parlare con l’universo femminile. Io parlo con lei attraverso questo oggetto, questo marchingegno, ma con l’immaginazione è come se l’avessi davanti a me e ammirassi le sue fattezze…
- E’ prossimo, da parte della Telecom il lancio di un video telefono; ma visto che al momento siamo sprovvisti, mi vuol dire, solo per curiosità femminile come m’immagina?
- Non l’ho ancora ricostruita completamente, però la vedo, bella, mora, alta… Una che si chiama Eleonora non può essere che mora.
- Sballato completamente: sono il contrario di quello che dice. Sono brutta, nera e bassa: Non per vantarmi, ma sono appena più bella della figlia di Fantozzi.
- Non le credo, neanche se la vedessi con i miei occhi… però va bene lo stesso. Per il momento mi basta ascoltare la sua voce che è fatta di note musicali messe in una sequenza armonica. E’ come se in casa mia si aprissero le finestre ed entrassero le voci di Mina, Vasco, Guccini ecc.ecc.
- Lei sta esagerando; però nel contempo mi sento offesa per non aver menzionato due miei cantanti preferiti… Battisti e De André. Guccini anche a me piace moltissimo, ma nel suo stato la consiglierei di ascoltarlo il meno possibile, perché è stato definito un cantante deprimente.
- Battisti e De André sono anche i miei preferiti, Eleonora, solo che non potendo farle l’elenco di tutti i cantanti che mi piacciono, Battisti e De André li ho messi negli “ecc. ecc.”
- Non lo trovo giusto che due cantanti di quel calibro devono finire nel calderone degli ecc. ecc... assieme al Piotta!
- Ha ragione, però tornando a bomba…
- Tornando a che? Non incominci a spaventarmi di nuovo.
- Dicevo: riprendendo il discorso che abbiamo interrotto: io ho un’agenda ben fornita di numeri, di amici ed amiche, tanto che nelle feste comandate, tipo Natale e Capodanno, impiegavo delle ore a fare gli auguri a tutti…
- E allora se ha tanti amici e amiche ed abbiamo assodato che il suo telefono funziona perfettamente: perché non li chiama: visto che stare senza parlare con nessuno non le fa di sicuro bene?
- E’ proprio qui che cascò l’asino Eleonora.
- Poverino…
- Eleonora, era una metafora!
- Era femmina allora?
- Non era né maschio, né femmina Eleonora…
- Lo hanno castrato? Poverino, mi dispiace, per lui naturalmente. Penso non farà una bella vita?
- Eleonora, lasciamo stare l’asino a posto suo e mi permetta di andare avanti con il discorso. Se lei vuole, sul computer, andando a ritroso nel tempo, potrà leggere la mia storia, ma facciamo prima se gliela racconto io che la so e la soffro a memoria.
Come le stavo dicendo se lei andasse a ritroso nel tempo sul mio tabulato, s’accorgerebbe che ero sempre io a telefonare; e s’accorgerebbe pure contando gli scatti, che c’era una persona in particolare a cui io telefonavo due o tre volte al giorno… Signorina è ancora lì?
- Certo, la sto ascoltando con attenzione!
- Sia sincera: la sto annoiando?
- No, vada pure avanti… non può immaginare queste storie quanto m’incuriosiscono: sono un’operatrice Telecom ma sono pur sempre una donna!
- C’erano anche altre persone a cui tenevo in modo particolare, ma sorvoliamo. Quest’anno, dal primo di gennaio mi son detto: “Ma perché devo essere sempre io a chiamare?” Voglio vedere non telefonando io cosa succede… e da quell'istante non ho chiamato più nessuno.
- E cosa è successo da allora signor Vittorio, me lo può dire? Le ho già detto che di natura sono molto curiosa e mi piacerebbe di sentire dalla viva voce del protagonista, la storia come è andata a finire!
- Ecco il mio dramma Eleonora. E’ esattamente dal primo di gennaio dell’anno 2004 che non ricevo più una telefonata, al punto che sono ricorso a lei per essere aiutato. Lei Eleonora è la sola voce che sento in questo che ormai è diventato un oggetto ornamentale.
- Mi scusi Vittorio, adesso non vorrei mettermi a fare la psicologa e aggiungere tristezza alla sua non felice situazione, ma se nessuno le telefona neanche per gli auguri o per sapere se lei è crepato, penso che voglia dire…
- Lo so cosa può voler dire Eleonora, ma non voglio pensare che sia come lei… ed io pensiamo.
- Allora lei è una di quelle persone che per non guardare in faccia la realtà si nasconde dietro un dito o mette la testa sotto la sabbia come lo struzzo? Lei deve prendere di faccia la situazione e affrontarla a viso aperto. Secondo me, ci sono due cose da fare: O se ne sta bello tranquillo senza essere chiamato da nessuno, o si abbassa le brache e chiama lei… oltretutto telefonando s’incrementano le entrate dell’azienda e c’è meno pericolo che l’azienda mi licenzi. Le sto parlando col cuore: perciò non m'accusi di conflitto d'interesse!
- Le credo e sono commosso. Se è solo per questo, telefonerò 100 volte al giorno per sapere l’ora esatta…
- Sarebbe una spesa inutile, perché l’ora esatta la dà un disco, mentre invece dovrebbe chiamare numeri che coinvolgono persone per salvarmi dall'eventuale licenziamento.
- Mi dà una buona ragione in più per chiamare cento volte al giorno il suo numero Eleonora…
- Non esageriamo, se no mi aumenta solo il lavoro. Poi non è detto che risponda sempre io… accidenti, prima non ci avevo pensato, noi siamo un Call center ed è difficilissimo, se non impossibile, che una persona riesca a parlare due volte di seguito con la stessa persona… potrebbe risponderle anche una Calabrese sa?
- No, io voglio parlare solo con lei!
- Non le piacciono le calabresi?
- Non faccio discriminazioni regionali come fanno quelli della lega nord, è questione che io sono un abitudinario e lei non la cambierei con nessuno.
- Ha capito che è per pura combinazione che per due volte di seguito ho preso io la sua telefonata: forse c’è una probabilità su un milione che ciò riesca!
- Tu ci credi ai segni del destino? Si vede che qualcuno che sta al disopra di noi ci mette in comunicazione… Tu da dove parli Eleonora? Dimmelo altrimenti se ti perdo come faccio a rintracciarti?
- Non esageriamo adesso, usando parole grosse e non adeguate al momento, poi in ultima analisi io ho il tuo numero di telefono, volendo potrei chiamarti io?
- Non mi fido. Andresti a mischiarti nel calderone delle mie amiche, che hanno il mio numero… e tu sai con quale risultato. Poi già hai inserito nel discorso la parola: “volendo.” “Volendo tu , ma volendo io?”
- Parlo dalla Telecom Roma, zona stazione Termini, va bene?
- Scusa Eleonora se sembro pignolo e intrigante, ma per me è una cosa importante. Ammettiamo che tua madre ti cerca per comunicarti qualcosa d’importante, che fa: chiama il Call center e si fa il giro del mondo prima d’arrivare a te?
- Certamente no. C’è la possibilità di parlare direttamente con il nostro Call center di Roma aggiungendo un numeretto, o addirittura parlare con l’operatore direttamente, ma per il momento non voglio dartelo di proposito. Voglio vedere se quella persona che ci ha messo in comunicazione più di una volta, lo farà ancora. Io sono una che crede ai miracoli e prima di uscire di casa legge l’oroscopo.
- Ci completiamo a vicenda. Io esco di casa e in mezzo alle scale controllo se mi sono vestito del tutto, oppure ho dimenticato di mettermi le scarpe. Allora va bene… per il momento, ma giurami che se il tuo oroscopo non ti dirà mai che riceverai una telefonata da una persona inaspettata, per favore chiamami, te ne prego, perché. riprendendo il discorso che stavamo facendo prima riguardante l’abbassarsi le brache: mai e poi mai farei una cosa del genere! A costo di restare muto per tutto la vita.
- Vittorio, lo dicevo in senso metaforico?
- Sì, non mi è sfuggito il senso, è solo che io ho la testa dura e quando prendo una decisione, quella è e quella rimane!
- Sembri mio padre quando parli così!
- Come è possibile Eleonora, che ragazzi con cui abbiamo fatto tutte le malattie esantematiche assieme e ne abbiamo combinate di cotte e di crude, si dimenticano completamente di te? Come è possibile che ragazze con cui c’è stato…
- Vittorio, resti in linea… Pronto, aspetti solo un attimo signore, le linee sono intasate… Eugenio puoi prenderti un po’ di mie telefonate per favore? ho un caso difficile da risolvere. grazie…
- Non ha detto che è un call center e le telefonate non prese passano ad altri?
- Si, è così, però abbiamo anche un tempo per ogni intervento e alla sera ogni operatrice deve almeno stare nella media delle telefonate giornaliere.
- Ed Eugenio che fa?
- Eugenio le prende a nome mio... Sei un tipo a cui piace intrufolarsi in ogni cosa, o sbaglio? Potresti anche essere una spia della Telecom?
- Le spie mi fanno schifo. Mi piace capire come funzionano le cose, e non lasciarle a mezz'aria…
- Pronto Vittorio è ancora in linea?
- Certo! Come potevo io abbassare la cornetta da cui fuoriesce una voce che si libra leggera nell'aria come una farfalla e riempie di vita un apparecchio muto?
- Senta Vittorio, ma lei con gli amici come si comporta? Si comporta come si sta comportando con me, oppure è una di quelle persone noiose e assillanti?
- Sono l’allegrone della compagnia Eleonora.
- C’è stato ultimamente qualche problema, qualche malinteso, qualche rancore, qualche invidia che minaccia l’amicizia?
- Nessun problema: Quando telefonavo io non ce n’erano!
- La sua voce mi giunge giovanile, Vittorio: quanti anni ha? me lo può dire o se lo tiene nascosto come una donnicciuola?
- Ne ho qualcuno in più di quanti in realtà dovrei averne.
- Che fa il misterioso?
- Nessun mistero, io stesso non so ancora quanti anni ho e cosa vorrò fare da grande.
- Mai sentito una risposta del genere ad una domanda così semplice: specialmente se l’interlocutore è un maschio. Senti Vittorio, è contro il regolamento parlare con gli utenti di cose personali: “Taci, il nemico t’ascolta!” dice un pittogramma fatto da qualcuno dei miei colleghi, e noi stiamo parlando solo di cose personali: non è che se non mi fa licenziare per un motivo mi fa licenziare per un altro?
- Se è per questo Eleonora, io sarei disposto ad assumerti vita natural durante…
- Dove? in che azienda?
- Nel mio cuore Eleonora!
- Con i tempi che corrono la ringrazio per l’assunzione a tempo indeterminato, ma per il momento mi occorre un lavoro retribuito. Sono finiti i tempi che bastava l’amore e una capanna. Chiudo?
- Aspetta non chiudere ancora Eleonora.
- Ti concedo ancora un pizzico di tempo, va avanti, non ti preoccupare… accidenti; mi sono accorta che ogni tanto mi scappa di parlarti col tu… Mi scusi se mi dovesse capitare ancora.
- Sarebbe un onore, per me se lei mi parlasse con il tu deliberatamente, sarebbe il segno tangibile che in questo inutile oggetto avrei trovato un’amica.
- Abbiamo lasciato all'istinto di prendere il sopravvento, perciò non ci fossilizziamo. Parliamo come ci viene senza pensare se saltiamo dal lei al tu o voi senza badare troppo a qualche ranocchio salterino. Parlando degli anni, senza ricorrere a misteri alcuno, io ne compio trentasei la prossima settimana.
- Auguri anticipati… Per me trentasei vanno bene.
- Come vanno bene?
- Eleonora mi stia a sentire…
- Vittorio vuoi darmi del lei per mantenere le distanze, come faceva Totò?
- Scusami Eleonora. Stammi a sentire. Voglio farti alcune domande: se vuoi mi rispondi, altrimenti hai la facoltà che hanno tutti gli interrogati di non rispondere o di mandarmi a quel paese.
- 1) Sei sposata Eleonora?
- No, non lo fui mai!
- 2) Sei fidanzata allora?
- Lo fui, ma ora non lo fui più!
- 3) Hai qualche pretendente?
- Libera come un eccello senza gabbia o un cane senza guinzaglio.
- Grazie! Queste risposte mi riempiono di gioia: Eleonora, sei per caso Siciliana tu?
- Minchia, oh scusa, come hai fatto ad indovinare? si capisce dall'accento forse?
- No, il tuo accento non ha alcuna inflessione dialettale… l’ho capito buttandola ad indovinare.
- Lo dicevo io, perché per prendere questo posto ho dovuto fare un corso biennale di dizione… Mi dispiace ma il tempo è scaduto, devo chiudere Vittorio. Eugenio non ne può più; si è ingolfato, e mi fa segni di smettere con le mani, perciò chiudo. Arrivederci Vittorio.
- Ciao Eleonora e grazie per avere ravvivato questa giornata. Aspetta, aspetta.
- Che c’è ancora?
- Senti Eleonora, se qualche volta ti resta un po’ di tempo: ti dispiacerebbe provare a far squillare questo gingillo?
- Non te lo prometto, ma terrò presente che in giro ci sono persone sadiche a cui piace essere importunati dalla Telecom. A risentirci Vittorio. Sono contenta di lasciarti d’umore meglio di quando ho preso la telefonata. Vedrà che domani non si ricorderà più dei suoi problemi e finiranno i suoi periodi neri.
- Magari... ma i miei periodi neri a volte durano anche settimane!
- Accenda tutte le luci in casa ed esca da questo buio. Ora la sento meglio.
- E’ vero Eleonora, ora mi sento molto meglio: la cura Eleonora funziona a meraviglia! Speriamo sia una cura duratura.
- Sai da dove ho capito ch'eri uscito fuori di testa?
- No, da quando?
- Da quando ti ho invitato a fare una vacanza a Cuba e tu hai risposto che non avevi amiche. Se stavi in forma penso che avresti detto: “Signorina, sono al momento senza amiche, vorrebbe lei fare questa gita con me?”
- E’ vero, sono stato uno stupido: perché tu ci saresti venuta?
- No, ma tu avresti dovuto tentare.
- Posso recuperare?
- Nessun recupero, era solo una discussione.
- Grazie, e a presto risentirci Eleonora.


Fine primo capitolo

domenica 1 maggio 2011

La signorina del call center 2


II° Capitolo


“Le giornate sono lunghe a passarle da solo. Mi sembra di essere stato cacciato dall’isola dei famosi e mandato per punizione sull’ultima spiaggia al posto di Merola. Guardo in continuazione l’orologio e quel soprammobile nero, aspettando che succeda chissà che cosa e invece questa attesa mi provoca solo mal di testa e dolori alla cervicale. Ho comprato la settimana enigmistica e cerco con quella di risolvere i miei problemi. Ma li risolvo per un’ora, un giorno, due. Cerco aiuto alla televisione, ma ho consumato il telecomando girando e rigirando senza trovare niente che faccia al caso mio… poi…”
- Poi?...
- Poi ricorro al 187...
- Pronto…
- Parli pure, signore, sono Eugenio.

- Mi scusi Eugenio, forse ho sbagliato numero.

- Non ha sbagliato numero signore, mi dica qual è il problema che l’affligge.

- Ma io… del mio problema volevo parlarne con la signorina Eleonora.

- Allora non ha sbagliato numero, ha sbagliato solo l’ora. La signorina Eleonora è di turno pomeridiano, mi esponga il problema e vedrà che lo risolviamo: Noi siamo intercambiabili!

- Fa niente, mi scusi Eugenio, lei è tanto gentile, ma la signorina Eleonora già è a conoscenza del mio problema e senza offenderla penso che sia l’unica che me lo possa risolvere... Richiamerò nel pomeriggio.

- Noi siamo a disposizione degli utenti, perciò faccia come lei desidera signore, ma sappia che l’aiuto che le può dare la signorina Eleonora, è lo stesso che potrei darle io!

- Lei è molto gentile, ma solo a pensarlo mi vengono i brividi… arrivederci e grazie signor Eugenio... Eugenio, visto che non so se riuscirò a parlare con la signorina Eleonora, potrebbe farmi la cortesia di avvisarla che ha chiamato il napoletano?
- Devo dirgli proprio così: "il napoletano?"

- Si, grazie, penso che basti, ma per evitare equivoci gli dica che ha chiamato Vittorio: il napoletano.
- Così va meglio. Arrivederci, anzi a risentirci.


Questo tempo d’attesa è eterno. Ho preso un libro a casaccio, senza perdere di vista l’orologio, e il telefono. Mi è capitato fra le mani l’Odissea di Ulisse che non leggevo dai tempi della scuola; colui che stette dieci o venti anni fuori casa in mezzo a pericoli d’ogni genere e in balia di Dee e Dei capricciosi, senza avere un cellulare e senza mai ricevere una telefonata dalla famiglia.

La prima cosa che mi è venuta in mente in quella immensa tragedia è stata: “Come avrà fatto a sopravvivere senza una radio e senza telefono, con Penelope in balia di chissà chi?”

Drin, drin.

Drin, drin.

- Miracolo! Finalmente c’è qualcuno che mi chiama: Speriamo che non sia qualcuno che vuole vendermi un’enciclopedia o ha sbagliato numero… Chi sei?

- Sono Eleonora. Entrando in ufficio il mio collega Eugenio mi ha preso in giro dicendomi che mi ha cercato un signore che vuole risolvere i problemi solo con la signorina Eleonora. Ho pensato fossi tu o sbaglio?

- Come potresti sbagliare Eleonora? Dove potrebbe mai la Telecom trovare un tecnico migliore di te?

- Tu dillo alla Telecom, come lo hai detto ad Eugenio, e vedrai che mi licenzierà su due piedi. Ti ho tolto dalle beghe ed ho chiamato io: sei contento?

- Arcicontento Eleonora.

- Mi hai chiamato forse per dirmi che finalmente hai risolto i tuoi problemi e ti ha chiamato qualcuna… delle tue?

- Niente di tutto questo. Ma poi a dirti la verità non so più neanche se voglio essere telefonato da quella gentaglia.

- E da chi vorresti essere telefonato: da Alena Seredova?

- Non la conosco neppure… chi è?

- E’ quella stangona che faceva la valletta nello spettacolo del sabato sera con Panariello ed ha fatto pure un calendario: come l’ha fatta la mamma... e che poi ha sposato il portiere della Juve Buffon.

- Ah, ho capito, è una bella ragazza, ma non m’interessa.

- Non mi dire che non hai visto, o comprato, neanche il calendario?

- Si forse appeso a qualche edicola, ma io non vado comprando quella robaccia.

- Quando il gatto non può arrivare al lardo dice ch’è rancido: dicono al mio paese.

- Se è per questo anche al mio.

Può darsi Eleonora, sarà come dici tu, ma mi basta avere appeso al muro un calendario qualsiasi, magari quello di Padre Pio. Però adesso torniamo a noi.

- Ma tu hai capito che per la terza volta sei riuscito ad entrare nella cella di Roma? E' un fatto straordinario. 
- Eugenio mi ha detto che di pomeriggio ti avrei trovata e stavo contando i minuti da stamani… Quando è arrivata l’ora del cambio, ero già con la cornetta in mano per chiamarti, ma mi sono imposto un sacrificio a trattenermi dal farlo, perché non volevo romperti le scatole appena arrivata in ufficio.

- Volevi entrare nella Telecom di Roma per la quarta volta? Credo proprio che non ci saresti riuscito... a meno che non hai corrotto Eugenio e ti sei fatto dare il numero privato.
- Non ho corrotto nessuno... è pura combinazione.
- Se sei così fortunato gioca al lotto o al superenalotto!
- Tu che conosci la mia storia credi che sia fortunato?
- Il proverbio dice: fortunato al gioco, sfortunato in amore. Oh, ti calza proprio a pennello.
- Che fai sfotti?
- NO! Pensavo ad alta voce. Senti Vittorio, se volevi qualcosa di urgente non potevi risolverla con Eugenio?

- Era una cosa urgente, ma non era così urgente da risolvere con Eugenio. Lui ha detto che siete intercambiabili, ma io solo a pensarlo mi vengono i brividi. Io non ti cambierei con nessuno, quindi ho preferito aspettarti.

- Di cosa si tratta?

- Si tratta sempre del solito problema: “quello che il mio telefono non squilla.”

- Già, il telefono, quello che squilla solo quando telefono io, vero?

- Verissimo, e porta in questa casa scura e triste la luce.

- Perché hai attaccato l’impianto elettrico con quello telefonico?

- Eleonora, la luce la porti tu nel mio cuore. Appena ti sento mi dimentico di tutti i guai che mi affliggono. Tu sei per me come un antibiotico o le gocce per sturare il naso che hanno un effetto benefico per più di otto ore; tu sei….

- Hai finito? Sei anche poeta a quanto vedo… anche se un po’ prosaico.

- Poeta no, ma mi diverto a mettere qualche parola in coda ad un’altra.

- Senti Vittorio, ci ho pensato molto in questi giorni se chiederti o meno quello che sto per chiederti e forse ti avrei telefonato da casa, ma visto che la fortuna ci ha fatto di nuovo incontrare faccio la sfacciata e ti chiedo: Dopodomani hai da fare?

- Niente, come al solito, a parte aspettare il telefono se squilla: perché me lo chiedi?

- Sono in dubbio da stamani se lanciarti un salvagente, o sono io che ho bisogno di un salvagente…

- Lancialo, non vedi che sto affogando?

- Come ti avevo anticipato la settimana scorsa, tra due giorni è il mio compleanno e volevo chiederti se ti fa piacere di unirti alla mia compagnia. Ho pensato che parlando con altre persone forse ti dimenticherai di quel telefono che non squilla e…

- Mi sono disabituato a stare in mezzo a tanta gente, provo imbarazzo, però per te verrei in capo al mondo. Desidero tanto conoscerti. Dimmi solo dove e quando e come faccio a riconoscerti e avrai un cavaliere pronto come Don Chisciotte a incontrare la sua Dulcinea.

- Vittorio ma tu hai capito che se accetti l’invito ti tocca di venire a Roma?

- Ho detto che per conoscerti verrei in capo al mondo: Roma dista soltanto due passi da Napoli.

- Vittorio, non volendo… forse per timidezza, ti ho raccontato una bugia; scusami!

- Sei cattiva però. Io già mentalmente mi stavo preparando all’incontro. Era un pesce d’aprile fuori stagione? Non è vero che m’inviti?

- No, non è vero che domani ci saranno tante persone a festeggiarmi. I miei sono a Palermo, qui non conosco nessuno…

- Evviva!

- Evviva che non ho amici?

- Evviva che saremo soli.

- Che intenzioni hai?

- Nessuna di cattiva, solo di conoscerti.

- Allora va bene. Invito accordato!

- Eleonora, non mangiare niente, quel giorno, t’offro una cena.

- E’ il mio compleanno e tocca al festeggiato offrire, oppure facciamo come fanno qua: paghiamo alla romana.?

- Non transigo: se stanno insieme un uomo e una donna è l’uomo che senza indugi deve mettere le mani al portafoglio.

- Sei per caso di origini siciliane?

- No, napoletano da generazioni: poi non so se qualche mia bisnonna ha avuto qualche storia con un siciliano.

- Siciliani e Napoletani sono la stessa, cosa. Poi ho letto dei libri di storia dei secoli scorsi, dove ogni popolo combatteva contro l’altro, e ad ogni scorreria, la prima cosa che facevano gli invasori, era di uccidere gli uomini e violentare le donne. Quando poi a quei tempi non c’era la scienza che abbiamo noi oggi che ci dà su un piatto d’argento pillole anticoncezionali per: prima durante e dopo.

- Le città marinare, come appunto sono Napoli e Palermo sono state le più invase da pirati e saccheggiatori provenienti da ogni parte del mondo, ma non ci pensare: Solo Hitler faceva questi discorsi sulla purezza della razza ed hai visto come è andata a finire.

- Senti Vittorio, sarà la timidezza, ma mi sento in imbarazzo a mangiare assieme a gente che non conosco, perciò avrei….

- Anche tu in imbarazzo? E che bella coppia che abbiamo fatto… Ma poi chi sarebbe questa gente? Non abbiamo detto che saremmo stati soli?

- Sì…

- Allora lo sconosciuto sarei io? Ma fammi il piacere!

- Vittorio cerca di capirmi. Pensa che ho impiegato delle settimane ad abituarmi a mangiare alla mensa aziendale. E’ una cosa che mi porto da ragazza. Quando mangiavo, i miei fratelli dicevano che sentivano il gorgoglio del mio masticare e mi è rimasto l’incubo di mangiare vicino ad altre persone.

- Lo hai ammesso anche tu che sono fisime tue, ed io non voglio, contraddirti, o fare il facilone, visto che anch’io ho esternato il mio imbarazzo: allora dimmi tu come intendi festeggiare questo compleanno.

- Io avevo pensato a una cosa semplice, come prendere qualcosa al bar, o simile, e poi andare al cinema.

- Eleonora, mi spiace, ma devo contraddirti per forza: però ti spiegherò anche il perché. Due persone che ancora non si conoscono hanno bisogno di parlare e di guardarsi in faccia; è una cosa fisiologica, per cui il cinema è il luogo meno indicato!

Al cinema si va dopo essersi conosciuti, quando si guarda il film in silenzio, mano nella mano. Sia ben chiaro che se tu senti il bisogno di stare mano nella mano con un uomo, per me non ci sono problemi, anzi.

- Non sento nessun bisogno impellente di stare mano nella mano e magari pomiciare con uno sconosciuto… però ti ringrazio per avermi aperto gli occhi sul pericolo che si andava incontro.

- Non esageriamo adesso: “Cosa poteva succedere in una sala cinematografica se non quello che ho detto prima: che poi tanto pericoloso non dovrebbe essere se le madri sono solite portare i ragazzini in questo modo?

- I ragazzini devono essere protetti, ma io con l’età che ho, sono cresciuta e vaccinata, e m’immagino cosa possono fare un maschio e una femmina nell’oscurità!

- Eleonora, quella non è l’oscurità permanente di un bosco, è un’oscurità effimera che può durare anche solo pochi secondi, e poi non dimenticare la cosa più importante: che sei in mezzo a centinaia di persone?

- Ho apprezzato quello che hai detto, ma non mi è piaciuto il modo come lo hai detto: sembrava tu volessi accontentare una persona… diciamo insoddisfatta.

- Scusami se sono stato infelice nell’esprimermi. In futuro cercherò di misurare le parole. Tornando a noi, ti sembra un bel modo di festeggiare il compleanno prendendo qualcosa al bar o al Mc Donaldl?

- A quanto vedo sei un tipo molto pignolo tu: neanche ci conosciamo e già mi stai creando difficoltà!

- Scusami Eleonora! Per me va bene qualsiasi cosa ti fa sentire di più a tuo agio. Tagliamo corto: Dimmi soltanto quando, dove devo venire, e come faccio a riconoscerti.

- Vittorio, penso che tu non abbia presente dove si trova il cinema Europa a Roma: vero?

- Se è ancora lì lo so! Ho fatto il militare a Roma. Anche se non ci vengo da parecchio, ricordo dove si trova. Poi se dovessi trovarmi in difficoltà chiedo: “Chi ha la lingua va in Sardegna.”

- Vittorio… A Roma, non in Sardegna?

- Era un modo di dire. Ho capito: Roma.

- Con che mezzo verrai?

- Vengo con la mia Torpedo blu.

- Fa attenzione, le strade sono pericolose: Specialmente il grande raccordo anulare!

- Non ti preoccupare, sarò molto attento e concentrato nella guida: non ho alcuna intenzione di perderti prima di conoscerti.

- Allora incontriamoci domani verso le venti davanti al cinema Europa, che per sicurezza ti dico che sta in Corso d’Italia 107. Se è piovoso, avrò le chiome riparate da un ombrellino verde; se il tempo è buono metterò fra i capelli un nastrino dello stesso colore. Sono alta un metro e settantaquattro e peso sessantatré chili: Ti basta come identikit?

- Va benissimo: ottimo direi. Già ti vedo davanti ai miei occhi: sei bellissima, e quel fiocchetto verde nei capelli ti sta proprio benissimo.

- Sei un metereopatico?

- Cosa sono?

- Un metereopatico, uno che prevede che domani sarà bel tempo ed avrò il fiocchettino verde nei capelli. Però non esagerare con l’immaginazione, può darsi che dopo ci rimani male?

- Non rimarrò male ne sono certo... la paura è all'incontrario.

- Ed io Vittorio, come faccio a riconoscerti?

- Basto io a fare il segugio. Senti Eleonora, siccome io sono un po’ perfezionista e molto pessimista, perché non ci scambiamo i numeri dei cellulari casomai domani uno di noi per un motivo qualsiasi non potrà venire all’appuntamento?

- E’ una buona idea. Aspetta soltanto che prendo il telefonino dalla borsa così me lo segno direttamente.

- Aspetta anche tu, perché il mio numero non lo ricordo e lo devo leggere sul cellulare…

- Siamo pronti?

- Io sì.

- Allora scrivi questo numero.

xxxxxxxxxx lo hai scritto?

- Ok. lo ripeto, correggimi se sbaglio. xxxxxxxxxx

- Esatto.

- Adesso dammi il tuo.

xxxxxxxxxx tutto a posto? vuoi che te lo ripeta?

- No, lo hai scandito così chiaramente e lentamente che neanche un sordo analfabeta avrebbe sbagliato a scrivere.

- Hai tempo per parlare un poco o ci vediamo direttamente domani?

- Dopodomani, ho detto. Se t'imbrogli e vieni domani, passerai la notte fuori al cinema Europa.  Lasciami lavorare stasera, non posso chiedere sempre aiuto: ho già il capo che da lontano mi ha visto col telefonino in mano e mi tira delle occhiatacce…

- Non è per caso innamorato di te?

- Impossibile, è una vecchia stregaccia.

- Meno male, abbiamo tolto un concorrente di mezzo…


Fine II Capitolo