IV Capitolo
- Bello veramente! Avevi ragione, lo trovo delizioso. Ci mettiamo in quell’angolo?
- Quello è un posto adatto per gli innamorati…
- Anche per chi vuole conversare in santa pace…
- E noi siamo qui per conversare e non per altro: Vero?
- Non avevamo detto che mangiavamo pure?
- Quello era sottinteso. “A buon intenditor poche parole.”
- Non chiudiamo la porta alla provvidenza: può darsi che da cosa nasca cosa?
- Io lascio la porta aperta, ma togliti dalla testa che vedrai la provvidenza varcare quella soglia.
- Per me già è abbastanza che tu lasci la porta aperta e non ti ostini a tenerla chiusa.
- Mia madre mi diceva che il diavolo riesce ad entrare anche dal buco della serratura.
- Tu vedi diavoli in giro?
- Il diavolo si fa piccolo e si fa grande e compare dove meno te lo aspetti!
- Vogliamo parlare di diavoli stasera? Siamo in un ristorante e secondo me dovremmo parlare di cibi, degli odori che ci arrivano dalla cucina ecc. Vuoi ordinare tu Eleonora?
- No, fallo tu, io non sono tanto pratica di ristoranti, se parlavamo di pizzeria era diverso, perché sono una frequentatrice abituale.
- Allora perché non siamo andati in pizzeria?
- Perché ci vado ogni giorno ed oggi è una giornata speciale.
- Io non conosco i tuoi gusti, quindi devo farti per forza il terzo grado: Incominciamo con l’antipasto?
- Sì, una piccola porzione d’insalata di mare la gradirei.
- Per primo, ti piace di più la roba cotta al forno, tipo lasagna, o preferisci un comune spaghetto a vongole?
- Uno spaghettino va benissimo, ma non lo voglio comune, deve essere speciale!
- In non so come si faccia a far diventare speciale un comune spaghetto, comunque lo chiederemo al cameriere con la speranza che possa compiacerci.
- Io vado matta per la lasagna, ma a quest’ora preferisco non avere quel peso sullo stomaco, ed anche perché non era previsto che si veniva a cena e quindi qualcosa ho mandato giù prima di uscire di casa.
- La lasagna io non la cambierei con niente, e penso che il mio stomaco l’accetterà volentieri, visto che oggi pensando all’incontro di questa sera mi sono scordato di darlo a mangiare.
- Vittorio, mi fai commuovere: sei proprio un ragazzone!
- Che ne dici allora di prendere una porzione di uno e una porzione dell’altra e poi dividiamo a metà?
- Va benissimo: ottima idea.
- Per secondo pesce o carne?
- Io preferisco una fetta di pesce spada alla brace.
- Speriamo che ne abbiano: non ho ancora visto né il mare, né il menù?
- Il mare qui te lo sogni, ma i pesci ora sanno arrampicarsi anche sulle montagne.
- Cameriere ci porti due insalate di mare, uno spaghetto a vongole per la signorina, ma dev’essere speciale, e una razione di lasagna per me, se c’è.
- In questo ristorante non ci facciamo mancare mai niente signore, e siamo in grado di far fronte a qualsiasi richiesta del cliente!
Volete ordinare anche il secondo oppure ripasso dopo?
- Si è arrampicato il pesce spada qui?
- Come signore?
- Non se la prenda, sono io che sto fuori con la testa.
- Non si sente bene forse?
- Nient’affatto: non mi sono mai sentito meglio in vita mia.
- Mi fa piacere per lei, e voglio assicurarla che il pesce spada c’è ed è quello buono che ci arriva direttamente dalla Sicilia.
- Allora ci porti due tranci di pesce spada alla brace e per contorno un’insalatina verde.
- Vino?
- Certo! Ci porti del bianco buono, coca cola e acqua minerale effervescente.
- Sarete serviti al più presto possibile, ma nel frattempo potete ascoltare musica dallo stereo che sta alle vostre spalle, e volendo potete tirare il séparé.
- Caspita che organizzazione, chissà dopo quanto ce la faranno pagare?
- E’ un’offerta della casa: per questo si chiama il buco degli innamorati!
- Grazie, per avercelo detto… Come si chiama lei? La mia sensibilità non si sente a suo agio chiamando una persona “Cameriere.”
- Mi chiami Ugo, signore.
- Grazie Ugo, ma per il momento abbiamo un gran bisogno di parlare.
- Stavo pensando a quel povero pesce spada che è andato a morire in Sicilia e mi porterà un po’ di sapore dell’acqua della mia terra.
- Speriamo sia vero! A volte, anche nei migliori ristoranti, ti portano a vedere il pesce fresco e poi ti cucinano il congelato che viene dall’Atlantico.
- Sei alquanto malpensante vedo?
- Abbastanza... ma sempre meno di quello che si dovrebbe essere.
- Tu vedi tutto nero davanti ai tuoi occhi?
- No, riesco a vedere anche colorato, senza far uso di filtri. Ricordi che ho visto te col fiocchettino verde nei capelli, davanti al cinema Europa?
- Chissà come dovevo essere ridicola: Una ragazza di trentasei anni che aspetta il suo principe azzurro davanti ad un cinema?
- Era una scena magnifica, degna del film che stavano proiettando. Semmai era il principe azzurro che faceva schifo.
- Sei il tipo che si butta a terra sperando che qualcuno lo aiuti a rialzarsi?
- No Eleonora, a volte cado giù e ci resto; mentre altre volte riesco ad alzarmi da solo. Eleonora, nel frattempo che aspettiamo la cibaria, ti va di parlare un po’ di te?
- Perché di me e non di noi?
- Certamente, ma da una parte dobbiamo iniziare. Vuoi che si lanci in aria la monetina come fanno gli arbitri sui campi di calcio?
- Va bene inizio io, ma devo iniziare da quando ero lattante o posso saltare qualche anno?
- Da quando vuoi, tanto questa è solo la prefazione di un romanzo.
- Sono nata a Palermo, ho trentasei anni e vivo a Roma da tredici. Ho tre fratelli maschi più grandi di me e sono l’ultima di quattro figlie femmine.
- Allora Eleonora abbiamo la stessa età? sai anch’io sono l’ultimo figlio?
Chissà tuo padre da uomo del sud come sarà stato contento quando gli hanno detto ch’era nata la quarta cambiale?
- Non lo so, perché essendo la più piccolina non me lo ha dato mai a vedere… Perché me lo chiedi: anche tu ragioni allo stesso modo?
- No, “â casa d’’o galantomme nasc’ primma ‘a femmena e po’ l’omm.”
- E’ un proverbio consolatore questo?
- Forse! Noi abbiamo proverbi per tutte le occasioni!
Prima forse le donne erano cambiali da pagare, ma oggi le donne hanno ottenuto la parità, e col lavoro hanno ottenuto l'indipendenza economica che è alla base di tutto.
Visto che non erano consentiti incontri come il nostro di stasera, erano le mamme, che avevano figlie femmine da maritare, che si dovevano dare da fare per trovargli una buona sistemazione.
- Anche da noi in Sicilia, l'unica sistemazione per una ragazza era quella di maritarsi, e per buona sistemazione significava trovare per la figlia un onesto lavoratore... che ti faceva fare una vita di miseria e una caterva di figli.
- Allora brindiamo all'emancipazione delle donne!
- Vittorio, come sei diverso da come parlavi per telefono. Sembravi una persona morta di cui avere compassione, e invece sei pieno di brio e sempre pronto allo scherzo…
- Ti dà fastidio questo modo di comportarmi o devo cambiare registro?
- No, nessun fastidio, anzi. Basta che sei naturale… Posso continuare la requisitoria?
- Prego. Scusa l’interruzione.
- Come già abbiamo accennato prima, la mia gioventù l’ho passata solo a lavorare in casa a fare i mestieri. I miei genitori ed i miei fratelli mi tenevano segregata come una farfalla sotto un bicchiere d’oro. Mi facevano uscire solo per andare a scuola e per andare a messa la domenica.
- A scuola ne avrai conosciuto di giovanotti?
- Certo, ma ognuno si teneva alla larga per paura dei miei fratelli, che ogni tanto per farsi conoscere, venivano a turno a prendermi a scuola. Riuscii a diplomarmi e un po’ perché da noi c’è poco da fare per le ragazze, e un poco per i miei genitori che pensavano che una famiglia che mandava la figlia femmina a lavorare si macchiava l’onore, presi la decisione di venire sul continente. Feci la commessa in diversi negozi d’abbigliamento, poi feci domanda alla Telecom e fui assunta.
- Non hai detto prima che hai venduto pure scope elettriche?
- Quella è stata una piccola cosa... che però facevo a casa mia. Uè, ma con te devo stare attenta quando parlo... vuoi che metta i puntini sugli i?
- No, quelli già ci sono. I tuoi genitori come la presero quando tu dicesti che volevi partire?
- I miei non volevano che partissi per nessuna ragione al mondo: “mio padre diceva che tutte le ragazze che lasciano la Sicilia e vanno sul continente, vanno a fare tutte quante le buttane.” Inaspettatamente trovai la collaborazione dei miei fratelli che oltre a darmi il permesso, mi dettero anche i soldi del biglietto e qualcosa per vivere nei primi momenti.
- Come mai i tuoi fratelli così severi alla tradizione siciliana, hanno fatto questo cambiamento?
- Loro sono camionisti, girano, conoscono gente, ed hanno capito che una ragazza tenuta chiusa in casa è un peccato di Dio e che prima o poi i miei genitori mi avrebbero fidanzata con qualche pescivendolo del luogo, contro la mia volontà, quindi si sono parlati ed hanno deciso, contro la volontà di mio padre, di darmi libertà aprendomi la gabbia della vita, con la consapevolezza che me la sarei saputo sbrigare da sola.
- Certamente appena sei arrivata a Roma hai avuto un nugolo di ragazzi che ti corteggiavano?
- Sì, incontrai molti ragazzi, ma la maggior parte si volevano solo divertire.
Uno solo mi è durato qualche mesetto e poi si è esaurito come una pila elettrica.
Andavamo in giro; nei week-end, mi portava spesso in discoteca, poi un giorno mi sono accorta che faceva uso di estasi e di altre polverine e che voleva che anche io lo imitassi in quel vizio dannoso, costoso e schifosissimo, e lo lasciai andare per la sua strada.
Da allora ho pensato solo al lavoro, poi sentendo la tua voce giovanile per telefono, mi sono ricordata che esistono ancora gli uomini ed ho tentato di accalappiarne uno.
- Mi dispiace di averti dato una fregatura… però devo darti atto che sei riuscita a catturarmi: “anima e corpo!”
- Inizialmente, lo confesso, sono rimasta un po’ male, ma ora sono contenta di stare con te. Sei molto gentile ed educato e mi guardi e mi tratti come stessi su un piedistallo. E’ una sensazione che non ho mai provato con i ragazzi d’oggi che sono tutti, chi più e chi meno, arroganti, scostumati e presuntuosi.
- I ragazzi di oggi, sono così perché è l’epoca che li vuole così. (Il presidente del consiglio insegna.) Ognuno che si comporta diversamente viene messo da parte e chi è out non fa una bella vita!
Hai due occhi spenditi incastonati in un bellissimo viso acqua e sapone…
- Grazie, sei molto gentile e romantico: le donne invece guardano più la realtà!
- Hai due…
- Non esageriamo adesso.
- Volevo solo dire che hai le labbra che sono la fine del mondo ed evocano…
- Basta così, ti prego... non evochiamo niente!
- Ho esagerato?
- No, però mi vergogno. Mi sono salvata in calcio d’angolo perché vedo che sta arrivando il cameriere con un carrello pieno di leccornie tutte per noi.
- Allora lascia la palla in angolo, poi dopo tocca a me di scoccare il tiro.
- No, dopo calcerò io e vorrò sapere da Vittorio ogni particolare.
- Allora non vuoi più ritornare a casa?
- Perché sono tante le avventure che hai avuto e sono tutte raccontabili?
- Tutte cose finite male, quindi potrei pure metterci una pietra sopra e iniziare a raccontarti la mia vita da questo momento in poi, o al massimo da quando non mi suona il telefono.
- Vuoi trovare una scappatoia alle mie domande? La vita che stai vivendo in questo momento, è life, in diretta, ed io la sto vedendo come in televisione.
Domani, a mente fredda dobbiamo consultare l’auditel e vedere che percentuale di consensi ci dà.
- Iniziamo a mangiare Eleonora, anche se non smetterei più d’ascoltarti… prima che il freddo ci diventi caldo e il caldo si raffreddi!
- Non so da dove iniziare?
- Ti va iniziando con un goccio di vino per brindare al nostro incontro o chiamo Ugo e faccio portare lo champagne?
- Odio gli sprechi; un goccio di vino va bene, a volte basta solo il pensiero, il gesto.
Cin Cin al nostro incontro.
- Che fai Eleonora: vuoi sedurmi?
- No, voglio soltanto baciarti le gote, come si conviene fra amici, e strofinarti le orecchie con il nostro… champagne.
- Con immenso piacere lascio che le tue magnifiche labbra sfiorino questo mio viso incontaminato.
- Valle a raccontare ad un’altra queste panzane! Tu che ti metti ancora a pavoneggiarti con le ragazzine per telefono saresti l’incontaminato?
- Eleonora, sei giovane, ma ti pregherei di non farti troppo ragazzina, se no mi arrestano per pedofilia!
- Ok. Anche perché i pedofili mi fanno schifo e paura allo stesso tempo.
- Eleonora, hai una carnagione splendida, simile al velluto. E’ bastato un fugace contatto per lasciarmi un’orma che nessun sapone riuscirà mai a cancellare.
- Cambi discorso: eh furbacchione?
- Non ho cose nascoste: mi è sembrato più impellente esprimere una sensazione che ho sentito invadermi il corpo.
- Dici che non hai remore, però tergiversi ed ogni mia domanda la lasci a mezz’aria… e cerchi di farmi scema facendomi un complimento.
- Non hai pensato che forse non ti rispondo perché non ho niente che valga la pena di essere raccontato?
Fino ad oggi Eleonora, ogniqualvolta ho sentito per una donna quel certo “nonsoché”, ed ho cercato d’intrecciare una relazione, questa mi è durata lo spazio di un’alta marea, ed essendo tutto scritto sulla battigia, veniva cancellato.
- Con me cosa hai in mente: di scriverlo direttamente nell’acqua? o forse ti serve un ventaglio per soffiarti quanto hai caldo e uno scaldino per riscaldarti quando hai freddo?… Guarda che con me fai per davvero un buco nell’acqua!
- Eleonora, tu in quel buco mi hai trovato e lanciato un salvagente, ed ora non mi lasci neanche il tempo per gioire dell’inaspettato salvataggio e già mi ributti fra i gorghi? Sono in cerca di un approdo sicuro Eleonora; sono stanco di affrontare tempeste e burrasche.
Se potessi con Dio arrabbiarmi, gli chiederei perché mi ha fatto nascere quando il mio e il tuo tempo non coincidevano. Gli chiederei….
- Vittorio non ti dimenticare di chiedergli pure perché ti ha fatto nascere a Napoli, mentre io sono nata in Sicilia e lo stesso non ci saremmo incontrati?
- Che fai sfotti?
- No, è solo che io sono abituata a guardare in faccia la realtà… per esempio ora sto guardando questi spaghetti che si stanno raffreddando e m’implorano di essere mangiati.
- Eleonora, hai una boccuccia somigliante ad un bocciolo ancora chiuso, e penso sia un peccato usarla per addentare questi vili vermicelli. Hai…
- Hai, hai… Vittorio, ma tu non hai… fame?
- Sono stato incantato dai tuoi occhi dal primo momento che ti ho vista, e non riesco a capacitarmi della fortuna che ho avuto ad incontrarti. Ogni tanto devo darmi un pizzicotto per capire se dormo o son desto.
- Fammi un favore, Vittorio: mangiamo. Sento i peluzzi che ho sulle braccia che si sollevano al tuo parlare. Mai ragazzo della mia età, pur avendo di più di quello che tu hai avuto, è arrivato a darmi le stupende sensazioni che provo stasera.
- Eleonora…
- Ti prego Vittorio, smettiamola di parlare, prendiamoci un po’ di pausa.
- Ok. Cam… Ugo, per cortesia ci porta due piatti vuoti: abbiamo intenzione di fare un miscuglio…
- Dite a me cosa volete fare e lo farò io per voi.
- Ad ognuno di noi è venuto voglia di mangiare quello che l’altro ha nel piatto, quindi se lei è così cortese di prendere due piatti vuoti, darà alla signorina mezza porzione di lasagna e mezzo spaghetto, il restante, che poi sarebbe l’altra metà la darà a me che anticipatamente ringrazio.
- Eccovi serviti!
- Grazie.
- Allora buon appetito.
- Ti auguro altrettanto.
- Per cinque minuti usiamo le bocche soltanto per nutrirci; i commenti li rimandiamo ad ogni intervallo.
- Ok, diamo inizio alle danze…
Le bocche, come detto, erano intente a masticare, ma i cervelli non erano sincronizzati sul pranzo ma erano immersi, come si capisce dalla scena, in altre fantasticherie.
- Primo intervallo: parliamo di cosa?
- Mi sembra giusto riservarlo al pranzo: io l’ho trovato squisito questo spaghetto. C’erano dentro oltre alle solite vongole, una gran quantità di molluschi diversi che neppure sapevo esistessero, ma tutti uno più saporito dell’altro.
- Volendo possiamo chiedere ragguagli al cameriere?
- Non ha importanza, il necessario è che li ho trovati squisiti.
- Ed invece io ottima ho trovato la lasagna… Guarda, guarda, ognuno di noi ha conservato per ultimo una forchettata di quello che gli piaceva di più?
La vita reale non è così, le cose belle si prendono per prima!
- Non sono d’accordo con quello che dici: anche nella vita di tutti i giorni le cose più belle si conservano per ultimo. Prendiamo ad esempio due innamorati: si baciano, si toccano ma la cosa più bella la conservano per il matrimonio.
- Ma tu Eleonora in che epoca vivi?
- Io penso di vivere l’attuale!
- Perché, tu che sei stata pure fidanzata vorresti farmi intendere che sei ancora…
- Sì, non mi vergogno, anzi mi vanto di essere a trentasei anni come la lana di una pecora o un olio d’oliva o col dovuto rispetto come la Madonna.
- Hai avuto un figlio? Dov’è e come si chiama?
- Fai lo gnorri, o lo sei per davvero? Mi dispiace che sono stata io la prima a mettere in mezzo ai nostri insulsi discorsi la cosa a cui tengo tanto: la Madonna... Perciò ti pregherei di non mischiare il sacro col profano, anche se come dicevo poc’anzi la colpa è stata mia. A questo punto, se non mi fossi già vantata prima, continuerei il discorso dicendo: “Non per vantarmi,” se tutte le ragazze fossero come me, il mondo non sarebbe pieno di malattie trasmesse col rapporto sessuale: tipo Aids.
- Si, è vero, però torneremmo a prima del “68” e i giovani non saprebbero più dove menare la testa… se non nel muro.
- Perché tu ti sei buttato con la testa nel muro?
- No, però non ho fatto una bella vita con le ragazze: da noi si dice: “Ho spuzziliato”, come galline in un cortile.
- Ti sei arrangiato… è così?
- Quasi. La traduzione letterale sarebbe: “ho piluccato.” Ossia: mangiato in piccole dosi per ingannare lo…stomaco.
- Non sei morto dunque? Sei vissuto fino adesso, allora perché fai lo gnorri?
Oppure fai lo scemo per non andare in guerra: che poi sarebbe la stessa cosa?.
- Non faccio lo gnorri Eleonora, sono proprio così al naturale: mi piace di scherzare soprattutto sulle cose serie.
- Sei come un bambino?
- Un giorno mi sento vecchio come Matusalemme; un altro giorno vedo un vecchio che mi guarda dallo specchio, ma io non lo riconosco.
- Questo è un punto a tuo sfavore. Io pretendo che quando si parla di cose serie si faccia i seri e quando si parla di religione o di simboli, si adotti un eloquio consono all’argomento trattato.
- Sei cattolica praticante, o per meglio dire sei una bigotta fondamentalista?
- Sono una cattolica all’acqua di rose, però su certe cose non transigo e ci tengo come una fondamentalista.
- Io invece mi ritengo un cattolico complementare.
- Cosa significa essere cattolico complementare al tuo paese?
- Significa che per me la religione è una cosa accessoria, vado in chiesa, solo ai matrimoni ed ai funerali, però per rispetto, quando sono in chiesa, faccio tutto quello che fanno gli altri: Mi alzo, mi faccio il segno della croce e scambio il segno della pace coi vicini.
- E quando il prete dice: “Andate, la messa è finita.” tu ti alzi e te ne vai vero?
- Bravissima! Come hai fatto ad indovinare?
- Ho capito che sei un ateo: questo ho capito di te!
- Però all’acqua di rose… perché forse sono l’unico ateo che ha letto la Bibbia, il Corano, e so tutto sulla vita di Buddha e di Maometto: cose che secondo me non hanno fatto neanche i preti.
- Ti lascio quest’attenuante, però prima devi rispondere ad una domanda: Se tu un giorno decidessi di sposarti dove celebreresti il matrimonio: in chiesa o al municipio?
- Qui la cosa si mette bene: già parliamo di matrimonio! Con tutta sincerità, io preferirei il matrimonio in Comune, data la mia età, ma se la mia sposa optasse per la chiesa non creerei problemi: si sposa in chiesa.
- Bravo! meriti appieno l’attenuante.
- Grazie! ma perché queste domande: vuoi per caso sposarmi? Io lo farei anche domani mattina!
- Grazie, ma io non sono ancora arrivata all’ultima spiaggia, che incontro una persona sconosciuta e dopo mezz’ora me la sposo.
- Io invece quando incontro una persona che mi piace, non faccio amicizia, ma m’innamoro all’istante.
- Se soffri d’innamoramento facile ed hai tanta voglia di sposarti: come mai sei arrivato alla tua età e sei ancora scapolo? Oppure sei un uomo sposato con una caterva di figli e ti diverti ad insidiare le ragazze… a fare… il pedofilo insomma?
- Scusate signori: posso servire il secondo? Vi ho visti presi da una discussione ed ho creduto opportuno non interrompere, ma ora…
- Hai fatto bene Ugo, mi hai salvato da una situazione difficile, grazie. Ora puoi portare in tavola. Emana un odore questo pesce spada che ti apre lo stomaco.
- Dall’odore dev’essere squisito. Però prima che incominciamo a mangiare, esigo che mi rispondi alla domanda precedente: Chi sei in realtà?
- E’ una parola? Ci sono filosofi che per tutta la vita si chiedono: Chi sono? da dove vengo?
- Sei un filosofo tu?
- Sono innanzitutto un uomo di cui ti puoi fidare. Sono un amante del bello e mi sono sempre innamorato di persone troppo piccole d’età, o con l’aggravante di essere troppo piccole e già sposate.
- Le donne sposate divorziano, si fanno un’amante, diventano vedove: a te non è mai capitato un qualcosa del genere?
- Che io ricordi mai!… anzi a pensarci bene una volta è capitato che una mia vecchia fiamma ha divorziato.
- Allora come è andata a finire?
- E’ andata a finire che nel frattempo era invecchiata e soprattutto ingrassata e non mi piaceva più… anche se era sempre più giovane di me.
- Meno male che lo hai ammesso. Da come hai iniziato sembrava che lei sola fosse invecchiata, mentre tu avevi conservato la fragranza della gioventù.
- Mi fai così megalomane?
- Non ti faccio niente, ma ho capito soltanto che per il signorino una persona dev’essere perfetta, altrimenti non se la fila nemmeno.
- Hai letto perfettamente nel mio pensiero.
- Tu forse ti credi di essere perfetto?
- Sono io il primo a capire che non sono un “ruotolo d’oro”, ma forse è proprio questa la molla che mi spinge a cercare cose contrapposte. Per me la bellezza è fondamentale. Se dovessi assumere una domestica, non riuscirei a portarne in casa una brutta… come minimo dovrebbe essere così, così!
- Dovrebbe essere una Miss Italia… per portartela a letto?
- No, farei lo stesso se dovessi assumere un cameriere o uno spazzino. Non parliamo poi se fossi il Sindaco di un paese e dovessi scegliere le guardie municipali... dovrebbero essere tutti quanti belli, ed alti almeno un metro e novanta.
- Anche se sono ignoranti o cretini?
- No, l’ignoranza ritengo sia una malattia insopportabile.
- Secondo me, giovani, belli e intelligenti, ed alti almeno un metro e novanta sarebbero tutti giocatori di palla a canestro, o farebbero gli attori o i corazzieri e non i Vigili Urbani. Se toccasse a me sceglierli, li prenderei tutti che conoscano magari una lingua e sappiano comportarsi educatamente.
- Era solo per darti il senso di come la penso.
- A me come mi trovi?
- Perfetta in tutti i sensi.
- Non so se è un male o un bene.
- E’ un bene. Quando ti ho vista ferma fuori al cinema, se non mi piacevi sarei passato oltre senza fermarmi.
- E avresti lasciato quella poveretta ad aspettare chissà quando? Lo sai che sei cattivo?… per non dire crudele?
- Lo so, ma cosa avrei potuto fare? Andare vicino e dirgli: signorina se ne torni a casa perché lei non mi piace?
- Allora anche io avrei dovuto fare la stessa cosa, perché appena ti ho visto non mi sei piaciuto?
- Difatti lo stavi facendo, poi un qualcosa di me… ti ha ammaliato.
- Si, i capelli. Tornando al discorso che stavamo facendo in precedenza… dalla reazione mi è sembrato che tu non l’hai capita la metafora della pecora e dell’olio d’oliva: o è stata una mia impressione?
- Come no! Della pecora ho capito che sei morbida e calda; dell’olio invece ho capito che uno con te deve andare cauto perché se ti beve tutto d’un fiato, oltre alla mente si scioglie anche il corpo.
- Un’altra cosa ho capito di te, che oltre a scherzare sei anche schifoso: stiamo mangiando e te ne esci con queste schifezze?
- Scusami tanto Eleonora, cercherò di non farlo più, ma questa è una prerogativa innata. Sin da piccolo venivo cacciato dalla tavola, perché sempre quando mangiavamo, mi veniva voglia di parlare di lucertole e topi, e facevo anche i gesti simulando che la coda mi rimaneva impigliata fra i denti.
- Non farlo più Vittorio, te ne prego, per poco non ho cacciato fuori tutto quello che con immenso piacere avevo messo dentro. Prendiamoci un breve intervallo: vogliamo fare per un minuto il gioco del silenzio?
- Cominciamo bene... Già ti sei scocciata di ascoltarmi?
- Non te la prendere... mi serve una ricarica.
- E che facciamo le belle statuine e ci guardiamo per un minuto senza parlare? Guarda che un minuto è tanto.
- La vera amicizia è quella dove i silenzi non generano imbarazzi!
- Allora guardiamoci!
- Sai che faccio? Per non generare imbarazzi, mi alzo e vado i bagno.
- Ottima idea... anzi ci vado anch'io.
- Mi sei mancata!
- Non farmi ridere per piacere... e poi non voglio essere pensata in un posto dove siamo andati noi.
- Hai ragione. E' passato il minuto del silenzio e possiamo ritornare a parlare di noi? Dove eravamo rimasti?
- Cominciamo bene... Già ti sei scocciata di ascoltarmi?
- Non te la prendere... mi serve una ricarica.
- E che facciamo le belle statuine e ci guardiamo per un minuto senza parlare? Guarda che un minuto è tanto.
- La vera amicizia è quella dove i silenzi non generano imbarazzi!
- Allora guardiamoci!
- Sai che faccio? Per non generare imbarazzi, mi alzo e vado i bagno.
- Ottima idea... anzi ci vado anch'io.
- Mi sei mancata!
- Non farmi ridere per piacere... e poi non voglio essere pensata in un posto dove siamo andati noi.
- Hai ragione. E' passato il minuto del silenzio e possiamo ritornare a parlare di noi? Dove eravamo rimasti?
- Al silenzio. A volte il silenzio vale più di mille parole! A volte è vero che il silenzio è doro, ma in questo caso è solo una scusa per non parlare di te. Non ho capito ancora perché sei così recalcitrante: hai gli scheletri nell’armadio forse?
- No, niente scheletri… ma io vorrei parlare di questo pesce spada che ho trovato veramente squisito.
- Che c’è ancora da aggiungere oltre che era squisitissimo? Parliamo di noi invece, anzi di te.
- Dell’insalatina non ne vogliamo parlare? Anche lei era fresca e sfiziosa e ci ha permesso di avere la bocca alquanto pulita.
- Vedi come sfuggi? Se mangi una mela l’odore del pesce scomparirà!
- Eseguo immediatamente, ma ho in tasca anche un pacchettino di Daygum Protex, quelle che in televisione dicono che sostituisce lo spazzolino da denti. ma io penso che spazzolino e dentifricio non lo sostituisce nessuno.
- Passamene una, prima che arrivi l’arabo col cammello e mi porta via!
- Che stronzate che fanno. Uno scambia la sua donna con una gomma da masticare: “per me una donna non ha prezzo!”
- E’ un’offesa molto grande per qualsiasi donna: io, in quella particolare occasione avrei preferito che mi scambiasse almeno col cammello. Tu mi avresti scambiata?
- Ripeto: per me la donna non ha prezzo.
- Non ha prezzo nel senso che non vale niente?
- Al contrario. Non ha prezzo perché nessun denaro può comperarla.
- Stavo scherzando io questa volta, ma comunque sono dell’idea che ogni cosa ha il suo prezzo: specialmente le donne.
- Sembra strano che a fare questo discorso sia una donna?
- Perché strano? Il mondo è pieno di esempi di donne che si vendono per quattro lire o per avere un poco di notorietà. Tutte quelle donne che vedi in televisione o sui giornali che si mettono con uomini molto più vecchi di loro, secondo te lo fanno per amore?
- Ci sarà pure qualche eccezione? Torniamo al nostro livello, l’argomento trattato non mi piace tanto: sembra di parlare di corde in casa dell’impiccato!
- Non avere la coda di paglia, tanto non sei né famoso, né miliardario: e poi non hai detto che tu sei giovane?
- Certo che lo sono, ma ogni tanto, nei momenti di difficoltà anagrafiche o di sconforto, mi vengono in mente le parole di una canzone di Renato Zero che fa più o meno così:
“Vecchio, Diranno che sei vecchio
e quando ti scoppia il cuore,
non vali quattro lire,
dovresti già morire,
non vali niente più…”
- E’ una bella canzone, ma molto triste e che non fa al caso nostro: visto che siamo due giovani a convegno. Se l’argomento non ti piace, torniamo all’argomento che abbiamo messo in disparte. Rammento che stavamo giocando a pallone e tu ti sei salvato in calcio d’angolo. La palla è posizionata sulla bandierina e aspetta che uno di noi la calci. La regola dice che spetterebbe a me, che già molto di me ti ho detto, mentre di te non ho saputo ancora neanche l’età e cerchi sempre di spigolare dando veramente l’impressione di avere qualcosa da nascondere.
- Eccomi pronto. Ora metterò sul tavolo tutto quello che ho racchiuso dentro di me… Sono un bambino mancato, un ragazzo mancato e un uomo mancato.
- Come mi dispiace: Sei mancato insomma? Mi dispiace di non aver visto il manifesto mortuario e di non aver potuto partecipare alle esequie!
- Non farò nessun gesto scaramantico, perché non ci credo, ma se per mancato vuoi intendere “morto” allora ti dirò che sono vivo e vegeto e che alla mia età vado ancora le donzelle a corteggiare: Ti serve un esempio?
- No, grazie: già l’ho avuto in prima persona. Questa è un’altra cosa che depone a tuo sfavore… Forse eri meglio un momento fa quando ti sentivi vecchio. Dimmi un’altra cosa: Tu le cose le fai perché ti piace farle o perché ti piace raccontarle agli amici?
- Scusami se sono stato villano, e spavaldo e ti ho dato un brutto esempio di me. Prima di conoscerti avevo l’elettroencefalogramma piatto. Il cuore ha iniziato a battere quando ti ho vista ferma davanti a quel cinema. Tu non ci hai fatto caso, ma io sono passato più di una volta davanti a te col cuore in gola e non riuscivo a fermarmi. Solo da allora, ho incominciato a vivere ed ho avuto la sensazione che il mio cuore volesse sfondarmi il petto. Riguardo alle cose che faccio, restano solo nel mio cuore e nella mia mente…
Ritiro il vanto di prima e ti prego vivamente di scusarmi: anche perché è una bugia madornale, e se così fosse farei veramente la parte del pedofilo. Poi tu stessa non sei testimone che sono una frana, per essere stato mesi attaccato al telefono ad aspettare che qualche ragazza mi chiamasse?
- Questo potrebbe essere uno di quei mancamenti e gli altri? visto che hai parlato al plurale? Vuoi per una volta essere cosciente di quello che dici e mi racconti tutti questi mancamenti?
- Ecco tutti i mancamenti in ordine cronologico. Quando io nacqui era da poco tempo finita la guerra e la gente moriva ancora di fame, ma io me la sono cavata succhiando fino a tre anni quel poco latte che riuscivo a spremere da una mamma che mi aveva avuto a quarantadue anni e che aveva poco o niente per nutrirsi. Quando non avevo ancora compiuto quattro anni morì mio padre e finii di essere bambino: ma già non lo ero, non avendo mai conosciuto la befana né babbo natale. Giovanotto, sono diventato nelle officine dei tornitori, dei meccanici e degli elettricisti, e la gioventù non l’ho mai potuto godere appieno. Uomo si diventa se uno ha il coraggio di affrontare azioni pericolose, ed io non ho avuto mai tempo e denaro neanche di tentare.
Uomo si diventa pure incontrando una ragazza e mettendo su una famiglia, ma io neanche questo ho avuto il tempo di fare perché ero considerato “un sostegno di famiglia.”
- Questa, presa per sommi capi sembrerebbe una vita da buttare nella spazzatura, ma penso che anche tu abbia avuto i tuoi giochi, i tuoi svaghi, le tue fidanzatine, i tuoi hobby. Non penso che sei arrivato a questa età senza che ti sia successo mai niente di bello: ma poi, anche se così fosse, ricordati che anche il brutto già passato potrebbe essere meglio del buono che deve venire?
- Hai delle mani fantastiche Eleonora. Si muovono leggere nell’aria come due farfalle e aggiungono alle tue parole un’armonia seducente: Meno male che i tuoi interlocutori telefonici non ti vedono gesticolare…
- Grazie, ma non cambiamo discorso.
- Eleonora, hai un sorriso ammaliatore. Starei per ore ad ammirarti e giorni se potessi avvicinarmi a quelle labbra.
- Smettila dai, mi stavi parlando di te?
- Non posso permettermi di scendere dove vorrebbe andare l’uccellin della comare, ma il presentimento è che sei strapiena di roba di prima scelta.
- Vittorio ti prego, ti vuoi fermare e mi stai ad ascoltare? Non ti stai comportando bene! Non posso dire nemmeno che sei ubriaco perché vedo la bottiglia sul tavolo ancora piena!
- La colpa è tua che riesci ad ubriacarmi senza vino. Ecco, sono fermo come un salame!
- Ascolta, vuoi fare la persona seria e mi parli seriamente di te?
- Stai indagando sul mio conto?
- Dì come ti pare: io voglio solo sapere chi è la persona che mi siede accanto.
- Piacere, Vittorio. Segno zodiacale Bilancia: tu eri Vergine mi pare?
- Vedi come ti comporti? Vuoi fare la persona seria? Non mi costringere a prendere dei provvedimenti drastici!
- Parli davvero come un inquisitore!
- Mi hai fatto arrabbiare… scusami.
- Scusami tu Eleonora: E’ colpa mia, che dico baggianate. Stavo parlando di me vero?
- Stavi tentando di parlare di te e invece parli solo di me, e quelle poche cose tue che ti sono uscite, sembra appartengano ad un’altra persona e non a quella che ho davanti a me?. Perché fai così? Cosa hai nel tuo passato che ti frena?
- Ti sbagli, stavo parlando con il cuore in mano dei miei sentimenti, quelli che non si vedono e sono sotto la scorza. Il mio passato l’ho dimenticato. E’ meglio avere un solo presente e una sola speranza per il futuro che due passati. Il passato parla di cose già trascorse che non si possono cambiare, o, solo a parole, cambiamo a nostro beneficio, mentre la speranza è una cosa ancora da venire… ed io ho puntato tutto sul futuro!
- Si, però anche il passato conta: è lui che forgia il presente. Chi vive senza ricordi è una persona che non ha un presente per costruirsi un futuro, e tu non sembri così?
- Difatti non sono così. Io voglio vivere il presente ed ipotecare il futuro se ad accompagnarmi nell’ignoto, come Virgilio fece con Dante, quella persona potessi essere tu!
- Pensi che il tuo futuro sarà un inferno e mi chiedi di accompagnarti? Non corriamo professore. Mi sembra di essere tornata a scuola. Parli, parli ed anche bene, però professore io finora sono riuscita a sapere soltanto il tuo nome, senza neanche un cognome...
Fine IV Capitolo.
Fine IV Capitolo.
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