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domenica 1 maggio 2011

La signorina del Call Center 3

III°capitolo



“Ho passato una notte in bianco e una giornata in nero, a pensare se era bella o brutta, se io gli sarei piaciuto o meno. Mi sono preparato il vestito da indossare e l’ho portato assieme a camicia e cravatta in stireria, poi sono andato dal barbiere a fare shampoo, barba e capelli…

Nel frattempo avevo portato la mia vecchia auto dal meccanico per fargli dare una guardatina e poi al lavaggio: non è uscita una Torpedo blu, ma poteva andare: Io in quella vecchia Tipo 1400 cc. mi sentivo a mio agio. Ecco questo è il giorno dell'appuntamento.
Non vedevo l’ora di partire e alle due del pomeriggio, mentre ognuno si prepara a fare un pisolino, io ero già in macchina pronto a partire. Ho guidato piano e il viaggio è stato tranquillo. La mia vecchia Fiat anche questa volta non mi ha deluso.

Il traffico non era intenso: “chi vuoi che si mette alla guida a quell’ora?” Ho messo la macchina in un parcheggio e sono andato a girovagare a piedi per la città. Ho trovato in questo modo il cinema Europa: e sono tornato con un Taxi verso il parcheggio per prendere la mia auto e sistemarla in un parcheggio più vicino al cinema incriminato. Finalmente, dopo un’eternità, si son fatte le otto di sera e sono davanti al cinema Europa con il cuore in gola.

Al momento non vedo nessuna signorina in attesa, ma non sono preoccupato che Eleonora mi abbia giocato un tiro, anzi avrò più tempo per portare il mio cuore a regime.

Se era cattivo tempo mi rovinavo la serata, però avrei notato da un miglio di distanza una signorina sotto un ombrellino verde, invece il tempo è splendido, quindi si profila una ricerca laboriosa: mi toccherà andare ad osservare da distanza ravvicinata ogni signorina che si ferma davanti al cinema e chissà se non rimedio pure qualche ceffone?
Ecco, è sbucata una ragazza dall’angolo e si è fermata davanti ai cartelloni pubblicitari…

Il cuore mi batte a centocinquanta al minuto. Mi avvicino, la osservo bene: è una bella ragazza mora e tra i capelli ha un nastrino verde. Sembra più giovane dei trentasei anni che mi ha detto di avere.

Il cuore mi batte ora a duecento. Sento che sta per scoppiare e allora gli passo davanti senza fermarmi: sono troppo emozionato per farlo. Mi sposto più in là e faccio esercizi yoga di respirazione senza perderla di vista. Finalmente dopo qualche minuto di meditazione, a fatica, indosso la corazza dello spavaldo, m’avvicino e guardandola negli occhi…

- Buonasera signorina. Dai dati fornitemi, lei dovrebbe essere la signorina Eleonora vero?

- Si sono io; e lei chi è: l’ha mandato per caso Vittorio perché non si sente bene o ha avuto un incidente?… No, penso che Vittorio mi avrebbe telefonato: è stato così previdente a chiedere il mio numero di cellulare? Me lo dica ha avuto un incidente e non ce la fa a parlare allora?

- No, signorina, nessun incidente!

- Scusi allora chi è lei? Cosa vuole? Perché m’importuna? Devo chiamare la polizia?

- La prego, si calmi signorina Eleonora! Vittorio non ha avuto nessun incidente e non c’è bisogno alcuno di chiamare la Polizia… Vittorio sono io!

- Tu?

- Sei diventata rossa come una sfoglia di cipolla: cos’è ti si è attaccata la lingua?

- Un poco sì. Per telefono la tua voce sembrava giovanile e non m’aspettavo tu fossi molto più anziano di me!

- Dai, non dar troppo peso alle apparenze? è solo la corteccia esterna che è regolata sui dati anagrafici, tolta quella si ha l’età biologica, l’età vera del cuore.

- Il primo impatto però si ha con la corteccia esterna, e la gente ci giudica da quella?

- Tu hai ragione, io sono un malato delle cose belle, ma purtroppo sono nato prima di te: All’incirca, quando la mia corteccia stava per diventare maggiorenne, forse tu eri solo uno spermatozoo, e t’assicuro che a quell’età, la mia corteccia, non era così malridotta…
Lascia magari che ti faccia gli auguri di compleanno, poi se non te la senti di passare una serata con me, ci prendiamo un caffè al bar e chi si è visto si è visto: vuol dire che ogni tanto ti farò una telefonatina per sapere… se il mio telefono funziona. Intanto mi farebbe piacere se tu volessi accettare queste rose: scusami per il colore, ma il fioraio solo di questo colore le aveva.

- Non ti preoccupare: rosse vanno bene e le accetto volentieri. Sei stato molto gentile a portarmele. Adesso i ragazzi non usano più fare questi omaggi. Al primo incontro non ti portano le rose, ma pensano già di coglierle!

- A volte penso che vorrei essere giovane adesso, in quest’epoca, dove tutto è consentito. Altre volte penso che era meglio l’epoca nella quale sono vissuto io dove ogni cosa, da un pezzo di pane ad una donna era una cosa assai desiderata. Ma come spesso accade, penso che la verità stia nel mezzo. Senti Eleonora, parliamoci chiaro. Tu gentilmente hai rivolto un invito ad un naufrago, ed io l’ho accettato: mica ti ho imbrogliata dicendoti che ero uno di quei bei ragazzi che vanno ad “Amici” di Maria De Filippi, oppure essere un Richard Geere?
Scusami se ti ho delusa… Adesso tocca a te decidere il da farsi!

- No, è che… Scusami tu Vittorio se sono stata crudele e scostumata…

- Addirittura mi paragoni con Noè?

- No, è… La realtà è che ho fatto un invito ad un naufrago, ma non credere che me la passi meglio di te, e che sei al sicuro sulla mia barca di salvataggio: Anch’io in realtà sono una naufraga travestita da addetta al salvataggio!

- Bene, in due anche essere naufraghi aiuta: c’è più speranza di salvarsi o come gli innamoratini di Painet potremmo consolarci a vicenda. Solo gli eremiti preferiscono stare da soli, ma penso che anche loro, pur non lasciandolo trasparire, soffrano di solitudine.

- Lì entra in ballo la religione, con l’equazione: Sacrifici ora = a premi nell’altra vita, altrimenti un eremita sarebbe da ricoverare in manicomio!

- Eleonora tu ci credi ad un’altra vita?

- Certamente! Ad una vita fatta di anime e non di corpi!

- Io non riesco a capirla una vita fatta in questo modo. Io credo più ad una vita, come ci spiega Dante nella Divina Commedia fatta di gente “intera” che trasporta sassi da una parte all’altra.

- Tu sei troppo legato alla visione terrena della vita, ma se uno ha fede capisce che la vita vera è quella dell’anima e… a cui tutti noi aspiriamo.

- Per aspirare a quella vita devi prima morire, ed io ho paura della morte.

- Morire è la cosa più semplice, è solo un passaggio da un luogo ad un altro.

- Come parli tu, allora se ci muore una persona cara non dovremmo piangere?

- Certo, ma solo perché non la vedremo per parecchio tempo. Loro però da sopra ci guardano.

- Eleonora, ma come siamo andati a finire su questi discorsi? Ci siamo appena conosciuti ed invece di parlare di cose piacevoli ci mettiamo a parlare di morti e di cose... Cose dell’altro mondo, è proprio il caso di dirlo!

- Anche queste cose servono a far conoscere due persone come la pensano.

- Io ti voglio conoscere in carne ed ossa e non sotto forma di spirito…

- Questo tipo di conoscenza non mi rassicura a stare sola in tua compagnia: potresti essere un mostro?

- Certo: Un mostro napoletano!

- Dove non può il corpo può la mente e dove non può la mente può lo spirito!

- Eleonora, la mia faccia neanche a me piace, ma ho imparato a sopportarla, e ti posso assicurare che di dentro sono migliore: sono un babà o una sfogliatella… e poi è solo un caffè o una fetta di torta che dobbiamo prendere assieme: mica stiamo andando in chiesa per sposarci?

- E’ vero, hai ragione tu; sto facendo troppo la difficile, sono un po’ frastornata… Scusami se sono stata scortese.
Voglio essere sincera con te e ti dirò la verità. Il fatto è che io avevo romanzato quest’incontro, e non era proprio così quello che m’aspettavo. Ho trentasei anni, e per quelle della mia età è passato il tempo del Principe azzurro, ma io non ti nascondo che lo sto ancora aspettando e fidavo molto in questo incontro.

- Allora sei rimasta doppiamente delusa trovandoti davanti un principe… grigio?

- No!… Ad essere sinceri un poco sì, però sono stata ricompensata dai giorni precedenti che mi hanno dato, dopo un lungo letargo, la gioia di fare dei sogni straordinari!

- Vivere nei sogni è bello, ma poi uno deve svegliarsi, altrimenti si finirebbe di vivere come dicevamo poc’anzi: in spirito.

- Anche Cenerentola ad un certo punto si è dovuta svegliare!
Allora che facciamo, vogliamo uscire da questo letargo e prendiamo questo caffè?

- Sì lo prendiamo… però ho anche deciso che dopo voglio essere portata al ristorante. Mi dispiacerebbe averti fatto venire da Napoli per prendere un caffè a Roma quando tutti sanno che il migliore caffè lo fanno proprio a Napoli!

- Cosa ti ha indotto a questo cambiamento radicale: solo il fatto che vengo da lontano e vuoi darmi lo zuccherino?

- Pian piano mi sono accorta che ti ho trattato troppo male, come se tu avessi commesso una colpa gravissima, e intendo rimediare per essere perdonata.

- Tu non sei debitrice di nessun perdono; il solo colpevole in questa storia sono io, che ho ciurlato nel manico, nascondendoti fin dall’inizio della storia la mia età. A mia giustificazione posso solo dire che pensavo restasse confinata in un’amicizia telefonica, e mai avrei potuto immaginare che la cosa si evolvesse fino ad arrivare ad un incontro faccia a faccia con una signorina addetta al servizio guasti della Telecom, per giunta bellissima e giovanissima!

- Ti dispiace di quest’evoluzione?

- No… anzi sono stato felicissimo, solo che nella mia mente di eterno ragazzo, pensavo di passare inosservato come gli spiriti dei boschi. Ad aggravare ancora di più il contrasto esistente fra noi è la tua bellezza che ha superato ogni mia immaginazione e il tuo viso che mostra meno dei tuoi trentasei anni che denunci, allargando ancora di più la forbice d’età esistente fra noi.

- Mi trovi bella?

- Bellissima.

- Preferivi fossi brutta?

- No, ti preferisco come sei: anche se come dicevo la tua bellezza scava un altro solco fra noi due.

- Tu sei dell’idea che se io fossi stata più brutta, “mi sarei accontentata?”

- Io sono dell’idea che è meglio avere una cosa bella per un attimo e perderla, che non averla mai avuta!

- Grazie per come mi vedi.

- Grazie per come sei fatta!

- Bando alle ciance! Allora vuoi portarmi o no a questa cenetta?

- Volentieri ti ci porterei, ma non posso accettare questo tuo immolarsi per un presunto torto commesso nei miei riguardi. Lasciamo stare le cose come stanno: il tempo è galantuomo e può darsi che un giorno ci farà rincontrare!

- Vittorio, sei un poco permaloso a quanto vedo. Non vorrai che ti preghi in ginocchio adesso?

- Questo non lo permetterei mai. Sono io che ti chiedo scusa per il mio carattere. Dicendo che sono poco permaloso, mi hai trattato bene: sono uno che subito se la prende a male.

- Uno che già al primo incontro, mostra i suoi difetti, non è una persona che vuole approfittare di te. Ne ho conosciuti tipi ch’erano dolci come crema, ma poi all’atto pratico si dimostravano per quello che realmente erano. Io adesso credo di conoscerti e non ho remore a venire a mangiare da sola con te!

- Anch’io ti conosco; il bello è che sembra di conoscerti da diverso tempo: mi sento talmente a mio agio con te che è come noi due già ci fossimo incontrati! Io non credo alla reincarnazione, ma se ci credessi direi che io e te ci siamo conosciuti in un’altra vita... Forse sono stato tuo padre, forse tuo figlio o forse un tuo amante.

- Io invece ci credo ad una vita precedente ed anche ad una vita futura, quindi penso che ciò che hai detto possa essere possibile, perché anch’io con te mi sento allo stesso modo.

- Secondo me, non per rompere questa bella bolla di romanticismo, se andiamo da una psicologa in questo momento, forse ci dirà che noi siamo due anime perse che vagavano nei meandri bui che stesso noi ci costruiamo; due persone ch’erano all’ultima spiaggia, “almeno per me” e si sono ritrovate e aiutate vicendevolmente.

- Io non mi sento una persona all’ultima spiaggia!

- L’ho già detto, “almeno per me” quindi ti ho esclusa.
Vogliamo tornare coi piedi per terra da tutti questi viaggi fatti in altri mondi e mi dici dove preferisci che ti porti?

- Conosco un ristorantino fuori porta, molto discreto e silenzioso che penso faccia proprio al caso nostro.

- Andiamoci subito allora.
Tu abiti da queste parti Eleonora?

- Sì, ho in affitto, assieme ad un amica un appartamentino, ma sono un paio di mesi che la mia amica si è fidanzata ed è andata a convivere… raddoppiandomi le spese.

- Ce la fai da sola a coprire le spese?

- Facendo economia, ci riesco. La paga è discreta, ma da quella, oltre alle spese e la pigione, devo togliere anche qualcosa da inviare a mia madre.

- Perché ne ha bisogno?

- Prima si, adesso non più, ma mi dispiacerebbe troncare questa rimessa di cui mia madre, aumentando di molto l’ammontare si vanta con parenti ed amiche. E poi mia madre non ha avuto mai un soldo suo. Per togliersi uno sfizio qualsiasi, doveva sempre chiedere a mio padre o fare la cresta sulla spesa. Ora dice di avere un gruzzoletto conservato per quando io mi sposo e dovrà affrontare le spese per venire sul continente.

- E’ un buon proposito!

- E tu?

- Io abito a Napoli, dalle parti della chiesa della Resurrezione: “Quartiere Deberlusconizzato” in un appartamento di quattro camere e accessori, di cui sono per fortuna proprietario, e vivo in compagnia di… un telefono che non squilla.

- E’ grazie a questa presunta anomalia che ho trovato un amico?

- Ed io un’amica. Una bellissima e deliziosa amica.

- Grazie, però neanche tu sei da buttare?

- Grazie per il complimento… sincero.

- Quello che dico è sempre la verità. Non mi piacciono le bugie e i doppi giochi. Poi così facendo è anche più facile vivere. Puoi sempre tornare su un argomento e parlarne, sicura di dire la medesima cosa, senza dover pensare ogni volta quello che uno ha detto la volta precedente. Tu, oltre ad avere l’appartamento di proprietà, che è già una bellissima cosa, di cosa vivi?

- Diciamo che: Teng ‘e rendite spase ‘o sole.” a Napoli.

- Capisco quello che hai detto nel tuo dialetto: “sei un proprietario terriero?”

- Scherzavo! Ho degli appartamentini avuti in eredità da una vecchia zia, e dati in fitto, da cui ricavo un gruzzoletto, ma il mio reddito principale è la mia pensione che ho accumulato in tanti anni di lavoro.

- Così giovane già sei in pensione?

- E’ la prima cosa bella che mi sento dire, grazie.

- Grazie di cosa? Stavo entrando nella tua privacy e tu mi ringrazi pure?

- Il grazie vale per aver detto che sono ancora giovane!

- Non ci montiamo la testa ora, giovane rispetto all’età di pensione. Uno s’immagina un pensionato come un vecchio decrepito.

- Altri tempi Eleonora, adesso ci sono finanche i baby pensionati, gente che ha più anni di lavoro dell’età anagrafica.

- Come è possibile?

- E’ possibile per i tanti accordi e imbrogli che fanno in ambito governativo. Un dirigente o un giudice che viene spostato in una zona difficile o degradata, o un diplomatico che viene inviato a rappresentare l’Italia in una nazione ostile, o dove ci sono scontri con morti fra le diverse Etnie, per incentivarlo oltre ad emolumenti speciali, gli danno pure il doppio dei contributi pensionistici… e accumulano il doppio degli anni contributivi.

- Quello è un altro mondo che non ho mai preso in considerazione… Gli imbroglioni mi danno fastidio… Vittorio, il ristorante è alquanto lontano: ci spostiamo coi mezzi pubblici o andiamo in macchina?

- No, prendiamo la mia macchina che ho parcheggiato nelle vicinanze, dietro una chiesa dedicata al cuore di Gesù.

- Meglio così, si farà certamente tardi e di notte non ci sono mezzi con la stessa frequenza del giorno…

- Eccola è ancora al suo posto. Questa sarebbe la mia Torpedo Blu!

- Uguale al padrone: ti calza a pennello e non poteva essere diversamente.

- E’ una Fiat, ma è venuta da Napoli senza fiatare: perché non ti va?

- Va benissimo, per me una macchina è buona fintanto cammina, solo che anche lei, come il padrone, mi è stata presentata diversamente: " come una Torpedo Blu" via telefono, ed io ingenuamente ci avevo creduto.

- Guarda che se volevo ingannarti, non ci avrei messo niente a noleggiare un auto più presentabile!  Ho avuto sempre macchine usate. A Napoli avere una macchina nuova è come parcheggiare il portafoglio pieno di soldi giù al portone. Invece io con questa vado dove voglio e se non trovo parcheggio la lascio aperta in seconda fila: ci pensa a spostarla e a sistemarmela quello che deve uscire.

- A Roma invece, oltre ai ladri, è un po’ di tempo che sono usciti dei nuovi Neroni che di notte incendiano le macchine e motorini come fosse niente. Vittorio, sono preoccupata: Ce la fai a guidare con questo traffico?

- A Napoli sono abituato a ben altro.

- Allora facciamoci il segno della croce e partiamo. Ti raccomando di andare piano e non fare spavalderie... da giovanotto. Per adesso va diritto, ti dirò io dove girare…

- Mi sembra di ricordarle queste strade: di sicuro ci sarò passato quando facevo il militare… avanti Cristo?

- Noi non stiamo facendo altro che costeggiare il Tevere: al prossimo semaforo “verde” gira a destra, fra qualche chilometro prendiamo la strada per Monte Mario e siamo arrivati.

- Come semaforo verde: perché qui si passa anche con il rosso?

- Sei tu che sei daltonico e un paio di volte hai scambiato il rosso per il verde: Meno male che non erano zone presidiate da vigili, altrimenti ti prendevi pure una bella multa.

- Non fanno nessuna eccezione per gli stranieri qui?

- E chi sarebbe lo straniero: Tu? A Roma ci sono più Napoletani che Romani… Attenzione a quello col motorino che cerca d’infilarti!

- Non aver paura, io sono concentrato più dei concentrati di pomodoro: quando guido non chiudo mai gli occhi.

- A volte sono gli altri che li chiudono e vengono a sbattere!

- Adesso metto anche gli occhiali: sei contenta?

- Se ci vedi meglio ok, altrimenti che li metti a fare?

- Pochi mesi fa, mi è scaduta la patente, e il medico dell’agenzia mi ha fatto leggere da lontano, quel cartello in cui non ci sono lettere ma solo delle lettere “C” girate in tutte le posizioni e sempre più piccole man mano che si scende. Inizialmente ne ho indovinate parecchie, poi ho iniziato a vedere ombrato ed ho chiesto io al dottore se quando ero alla guida dovevo mettere gli occhiali: sai lui cosa mi ha risposto?

- La risposta più ovvia sarebbe che dovevi mettere gli occhiali… e invece?

- Invece mi ha detto che la gente che attraversa la strada è molto più grande di quelle lettere “C” e che quindi potevo guidare senza occhiali.

- Voi napoletani siete sempre faciloni... però mi piacete, prendete la vita con filosofia.

- Eleonora, per favore non farmi ridere.

- Perché che ho detto?

- Parlavi dei napoletani e della filosofia e mi è venuto subito in mente i discorsi che abbiamo fatto per telefono... altro che filosofia!

- Si vede che tu o non sei napoletano, o sei una eccezione... Rallenta che stiamo per arrivare. Dovrebbe passare una pompa di benzina della Agip e poi un giornalaio…

- Io pensavo di muovermi io, invece sono loro che passano? La pompa di benzina la vedo in lontananza, tutta illuminata… poi… Ecco quella dev’essere l’edicola: pronta a passare!

- Ridi, ridi, che mamma ha fatto gli gnocchi! Infatti quella è l’edicola che cercavo. Passala, e alla prima traversa svolta a destra, e fra due trecento metri siamo arrivati… Infatti, ecco: questo è il ristorante dove ti dovevo condurre!

- Come si chiama?

- “Il buco degli innamorati.”
E’ piccolo, ma bello, vedrai che dopo mi ringrazierai per averti portato in questo posto.

- Ci sei già venuta con qualcuno?

- Iniziamo con gli interrogatori? Comunque ti dirò che non sono mai venuta, e questo ristorante mi è stato consigliato da un’amica… Sei contento?

- Tu non mi devi nessuna spiegazione. La mia era una domanda fatta così alla buona, senza nessun intendimento di andare a scavare nella tua vita.

- Io sono sincera e puoi scavare quanto vuoi senza trovare nulla di nascosto.

- Eleonora ti prego, lasciamo fuori alla porta questi discorsi… grazie per avermi portato in questo posto, anzi facciamo così: Alla fine facciamo un solo conto, se no passerò la serata a ringraziarti continuamente. Grazie per avermi invitato; grazie per avermi concesso di passare una serata in tua compagnia; grazie per il ristorante… Facciamo così, incomincio a darti una caparra sui ringraziamenti della serata: “Grazie di esistere!” Sembra una frase fatta, ma io lo penso veramente.

- Esagerato! E questa sarebbe solo un anticipo? Mi stai viziando, perché dopo mi aspetto qualcosa più grande di quello che mi hai appena detto.

- Cercherò di non deluderti.

- Vogliamo entrare o preferisci passare la serata qua fuori?

- Scusa. Dai entriamo!


Fine III capitolo

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