II° Capitolo
“Le giornate sono lunghe a passarle da solo. Mi sembra di essere stato cacciato dall’isola dei famosi e mandato per punizione sull’ultima spiaggia al posto di Merola. Guardo in continuazione l’orologio e quel soprammobile nero, aspettando che succeda chissà che cosa e invece questa attesa mi provoca solo mal di testa e dolori alla cervicale. Ho comprato la settimana enigmistica e cerco con quella di risolvere i miei problemi. Ma li risolvo per un’ora, un giorno, due. Cerco aiuto alla televisione, ma ho consumato il telecomando girando e rigirando senza trovare niente che faccia al caso mio… poi…”
- Poi?...
- Poi ricorro al 187...
- Poi ricorro al 187...
- Pronto…
- Parli pure, signore, sono Eugenio.
- Mi scusi Eugenio, forse ho sbagliato numero.
- Non ha sbagliato numero signore, mi dica qual è il problema che l’affligge.
- Ma io… del mio problema volevo parlarne con la signorina Eleonora.
- Allora non ha sbagliato numero, ha sbagliato solo l’ora. La signorina Eleonora è di turno pomeridiano, mi esponga il problema e vedrà che lo risolviamo: Noi siamo intercambiabili!
- Fa niente, mi scusi Eugenio, lei è tanto gentile, ma la signorina Eleonora già è a conoscenza del mio problema e senza offenderla penso che sia l’unica che me lo possa risolvere... Richiamerò nel pomeriggio.
- Noi siamo a disposizione degli utenti, perciò faccia come lei desidera signore, ma sappia che l’aiuto che le può dare la signorina Eleonora, è lo stesso che potrei darle io!
- Lei è molto gentile, ma solo a pensarlo mi vengono i brividi… arrivederci e grazie signor Eugenio... Eugenio, visto che non so se riuscirò a parlare con la signorina Eleonora, potrebbe farmi la cortesia di avvisarla che ha chiamato il napoletano?
- Devo dirgli proprio così: "il napoletano?"
- Devo dirgli proprio così: "il napoletano?"
- Si, grazie, penso che basti, ma per evitare equivoci gli dica che ha chiamato Vittorio: il napoletano.
- Così va meglio. Arrivederci, anzi a risentirci.
Questo tempo d’attesa è eterno. Ho preso un libro a casaccio, senza perdere di vista l’orologio, e il telefono. Mi è capitato fra le mani l’Odissea di Ulisse che non leggevo dai tempi della scuola; colui che stette dieci o venti anni fuori casa in mezzo a pericoli d’ogni genere e in balia di Dee e Dei capricciosi, senza avere un cellulare e senza mai ricevere una telefonata dalla famiglia.
- Così va meglio. Arrivederci, anzi a risentirci.
Questo tempo d’attesa è eterno. Ho preso un libro a casaccio, senza perdere di vista l’orologio, e il telefono. Mi è capitato fra le mani l’Odissea di Ulisse che non leggevo dai tempi della scuola; colui che stette dieci o venti anni fuori casa in mezzo a pericoli d’ogni genere e in balia di Dee e Dei capricciosi, senza avere un cellulare e senza mai ricevere una telefonata dalla famiglia.
La prima cosa che mi è venuta in mente in quella immensa tragedia è stata: “Come avrà fatto a sopravvivere senza una radio e senza telefono, con Penelope in balia di chissà chi?”
Drin, drin.
Drin, drin.
- Miracolo! Finalmente c’è qualcuno che mi chiama: Speriamo che non sia qualcuno che vuole vendermi un’enciclopedia o ha sbagliato numero… Chi sei?
- Sono Eleonora. Entrando in ufficio il mio collega Eugenio mi ha preso in giro dicendomi che mi ha cercato un signore che vuole risolvere i problemi solo con la signorina Eleonora. Ho pensato fossi tu o sbaglio?
- Come potresti sbagliare Eleonora? Dove potrebbe mai la Telecom trovare un tecnico migliore di te?
- Tu dillo alla Telecom, come lo hai detto ad Eugenio, e vedrai che mi licenzierà su due piedi. Ti ho tolto dalle beghe ed ho chiamato io: sei contento?
- Arcicontento Eleonora.
- Mi hai chiamato forse per dirmi che finalmente hai risolto i tuoi problemi e ti ha chiamato qualcuna… delle tue?
- Niente di tutto questo. Ma poi a dirti la verità non so più neanche se voglio essere telefonato da quella gentaglia.
- E da chi vorresti essere telefonato: da Alena Seredova?
- Non la conosco neppure… chi è?
- E’ quella stangona che faceva la valletta nello spettacolo del sabato sera con Panariello ed ha fatto pure un calendario: come l’ha fatta la mamma... e che poi ha sposato il portiere della Juve Buffon.
- Ah, ho capito, è una bella ragazza, ma non m’interessa.
- Non mi dire che non hai visto, o comprato, neanche il calendario?
- Si forse appeso a qualche edicola, ma io non vado comprando quella robaccia.
- Quando il gatto non può arrivare al lardo dice ch’è rancido: dicono al mio paese.
- Se è per questo anche al mio.
Può darsi Eleonora, sarà come dici tu, ma mi basta avere appeso al muro un calendario qualsiasi, magari quello di Padre Pio. Però adesso torniamo a noi.
- Ma tu hai capito che per la terza volta sei riuscito ad entrare nella cella di Roma? E' un fatto straordinario.
- Eugenio mi ha detto che di pomeriggio ti avrei trovata e stavo contando i minuti da stamani… Quando è arrivata l’ora del cambio, ero già con la cornetta in mano per chiamarti, ma mi sono imposto un sacrificio a trattenermi dal farlo, perché non volevo romperti le scatole appena arrivata in ufficio.
- Eugenio mi ha detto che di pomeriggio ti avrei trovata e stavo contando i minuti da stamani… Quando è arrivata l’ora del cambio, ero già con la cornetta in mano per chiamarti, ma mi sono imposto un sacrificio a trattenermi dal farlo, perché non volevo romperti le scatole appena arrivata in ufficio.
- Volevi entrare nella Telecom di Roma per la quarta volta? Credo proprio che non ci saresti riuscito... a meno che non hai corrotto Eugenio e ti sei fatto dare il numero privato.
- Non ho corrotto nessuno... è pura combinazione.
- Se sei così fortunato gioca al lotto o al superenalotto!
- Tu che conosci la mia storia credi che sia fortunato?
- Il proverbio dice: fortunato al gioco, sfortunato in amore. Oh, ti calza proprio a pennello.
- Che fai sfotti?
- NO! Pensavo ad alta voce. Senti Vittorio, se volevi qualcosa di urgente non potevi risolverla con Eugenio?
- Non ho corrotto nessuno... è pura combinazione.
- Se sei così fortunato gioca al lotto o al superenalotto!
- Tu che conosci la mia storia credi che sia fortunato?
- Il proverbio dice: fortunato al gioco, sfortunato in amore. Oh, ti calza proprio a pennello.
- Che fai sfotti?
- NO! Pensavo ad alta voce. Senti Vittorio, se volevi qualcosa di urgente non potevi risolverla con Eugenio?
- Era una cosa urgente, ma non era così urgente da risolvere con Eugenio. Lui ha detto che siete intercambiabili, ma io solo a pensarlo mi vengono i brividi. Io non ti cambierei con nessuno, quindi ho preferito aspettarti.
- Di cosa si tratta?
- Si tratta sempre del solito problema: “quello che il mio telefono non squilla.”
- Già, il telefono, quello che squilla solo quando telefono io, vero?
- Verissimo, e porta in questa casa scura e triste la luce.
- Perché hai attaccato l’impianto elettrico con quello telefonico?
- Eleonora, la luce la porti tu nel mio cuore. Appena ti sento mi dimentico di tutti i guai che mi affliggono. Tu sei per me come un antibiotico o le gocce per sturare il naso che hanno un effetto benefico per più di otto ore; tu sei….
- Hai finito? Sei anche poeta a quanto vedo… anche se un po’ prosaico.
- Poeta no, ma mi diverto a mettere qualche parola in coda ad un’altra.
- Senti Vittorio, ci ho pensato molto in questi giorni se chiederti o meno quello che sto per chiederti e forse ti avrei telefonato da casa, ma visto che la fortuna ci ha fatto di nuovo incontrare faccio la sfacciata e ti chiedo: Dopodomani hai da fare?
- Niente, come al solito, a parte aspettare il telefono se squilla: perché me lo chiedi?
- Sono in dubbio da stamani se lanciarti un salvagente, o sono io che ho bisogno di un salvagente…
- Lancialo, non vedi che sto affogando?
- Come ti avevo anticipato la settimana scorsa, tra due giorni è il mio compleanno e volevo chiederti se ti fa piacere di unirti alla mia compagnia. Ho pensato che parlando con altre persone forse ti dimenticherai di quel telefono che non squilla e…
- Mi sono disabituato a stare in mezzo a tanta gente, provo imbarazzo, però per te verrei in capo al mondo. Desidero tanto conoscerti. Dimmi solo dove e quando e come faccio a riconoscerti e avrai un cavaliere pronto come Don Chisciotte a incontrare la sua Dulcinea.
- Vittorio ma tu hai capito che se accetti l’invito ti tocca di venire a Roma?
- Ho detto che per conoscerti verrei in capo al mondo: Roma dista soltanto due passi da Napoli.
- Vittorio, non volendo… forse per timidezza, ti ho raccontato una bugia; scusami!
- Sei cattiva però. Io già mentalmente mi stavo preparando all’incontro. Era un pesce d’aprile fuori stagione? Non è vero che m’inviti?
- No, non è vero che domani ci saranno tante persone a festeggiarmi. I miei sono a Palermo, qui non conosco nessuno…
- Evviva!
- Evviva che non ho amici?
- Evviva che saremo soli.
- Che intenzioni hai?
- Nessuna di cattiva, solo di conoscerti.
- Allora va bene. Invito accordato!
- Eleonora, non mangiare niente, quel giorno, t’offro una cena.
- E’ il mio compleanno e tocca al festeggiato offrire, oppure facciamo come fanno qua: paghiamo alla romana.?
- Non transigo: se stanno insieme un uomo e una donna è l’uomo che senza indugi deve mettere le mani al portafoglio.
- Sei per caso di origini siciliane?
- No, napoletano da generazioni: poi non so se qualche mia bisnonna ha avuto qualche storia con un siciliano.
- Siciliani e Napoletani sono la stessa, cosa. Poi ho letto dei libri di storia dei secoli scorsi, dove ogni popolo combatteva contro l’altro, e ad ogni scorreria, la prima cosa che facevano gli invasori, era di uccidere gli uomini e violentare le donne. Quando poi a quei tempi non c’era la scienza che abbiamo noi oggi che ci dà su un piatto d’argento pillole anticoncezionali per: prima durante e dopo.
- Le città marinare, come appunto sono Napoli e Palermo sono state le più invase da pirati e saccheggiatori provenienti da ogni parte del mondo, ma non ci pensare: Solo Hitler faceva questi discorsi sulla purezza della razza ed hai visto come è andata a finire.
- Senti Vittorio, sarà la timidezza, ma mi sento in imbarazzo a mangiare assieme a gente che non conosco, perciò avrei….
- Anche tu in imbarazzo? E che bella coppia che abbiamo fatto… Ma poi chi sarebbe questa gente? Non abbiamo detto che saremmo stati soli?
- Sì…
- Allora lo sconosciuto sarei io? Ma fammi il piacere!
- Vittorio cerca di capirmi. Pensa che ho impiegato delle settimane ad abituarmi a mangiare alla mensa aziendale. E’ una cosa che mi porto da ragazza. Quando mangiavo, i miei fratelli dicevano che sentivano il gorgoglio del mio masticare e mi è rimasto l’incubo di mangiare vicino ad altre persone.
- Lo hai ammesso anche tu che sono fisime tue, ed io non voglio, contraddirti, o fare il facilone, visto che anch’io ho esternato il mio imbarazzo: allora dimmi tu come intendi festeggiare questo compleanno.
- Io avevo pensato a una cosa semplice, come prendere qualcosa al bar, o simile, e poi andare al cinema.
- Eleonora, mi spiace, ma devo contraddirti per forza: però ti spiegherò anche il perché. Due persone che ancora non si conoscono hanno bisogno di parlare e di guardarsi in faccia; è una cosa fisiologica, per cui il cinema è il luogo meno indicato!
Al cinema si va dopo essersi conosciuti, quando si guarda il film in silenzio, mano nella mano. Sia ben chiaro che se tu senti il bisogno di stare mano nella mano con un uomo, per me non ci sono problemi, anzi.
- Non sento nessun bisogno impellente di stare mano nella mano e magari pomiciare con uno sconosciuto… però ti ringrazio per avermi aperto gli occhi sul pericolo che si andava incontro.
- Non esageriamo adesso: “Cosa poteva succedere in una sala cinematografica se non quello che ho detto prima: che poi tanto pericoloso non dovrebbe essere se le madri sono solite portare i ragazzini in questo modo?
- I ragazzini devono essere protetti, ma io con l’età che ho, sono cresciuta e vaccinata, e m’immagino cosa possono fare un maschio e una femmina nell’oscurità!
- Eleonora, quella non è l’oscurità permanente di un bosco, è un’oscurità effimera che può durare anche solo pochi secondi, e poi non dimenticare la cosa più importante: che sei in mezzo a centinaia di persone?
- Ho apprezzato quello che hai detto, ma non mi è piaciuto il modo come lo hai detto: sembrava tu volessi accontentare una persona… diciamo insoddisfatta.
- Scusami se sono stato infelice nell’esprimermi. In futuro cercherò di misurare le parole. Tornando a noi, ti sembra un bel modo di festeggiare il compleanno prendendo qualcosa al bar o al Mc Donaldl?
- A quanto vedo sei un tipo molto pignolo tu: neanche ci conosciamo e già mi stai creando difficoltà!
- Scusami Eleonora! Per me va bene qualsiasi cosa ti fa sentire di più a tuo agio. Tagliamo corto: Dimmi soltanto quando, dove devo venire, e come faccio a riconoscerti.
- Vittorio, penso che tu non abbia presente dove si trova il cinema Europa a Roma: vero?
- Se è ancora lì lo so! Ho fatto il militare a Roma. Anche se non ci vengo da parecchio, ricordo dove si trova. Poi se dovessi trovarmi in difficoltà chiedo: “Chi ha la lingua va in Sardegna.”
- Vittorio… A Roma, non in Sardegna?
- Era un modo di dire. Ho capito: Roma.
- Con che mezzo verrai?
- Vengo con la mia Torpedo blu.
- Fa attenzione, le strade sono pericolose: Specialmente il grande raccordo anulare!
- Non ti preoccupare, sarò molto attento e concentrato nella guida: non ho alcuna intenzione di perderti prima di conoscerti.
- Allora incontriamoci domani verso le venti davanti al cinema Europa, che per sicurezza ti dico che sta in Corso d’Italia 107. Se è piovoso, avrò le chiome riparate da un ombrellino verde; se il tempo è buono metterò fra i capelli un nastrino dello stesso colore. Sono alta un metro e settantaquattro e peso sessantatré chili: Ti basta come identikit?
- Va benissimo: ottimo direi. Già ti vedo davanti ai miei occhi: sei bellissima, e quel fiocchetto verde nei capelli ti sta proprio benissimo.
- Sei un metereopatico?
- Cosa sono?
- Un metereopatico, uno che prevede che domani sarà bel tempo ed avrò il fiocchettino verde nei capelli. Però non esagerare con l’immaginazione, può darsi che dopo ci rimani male?
- Non rimarrò male ne sono certo... la paura è all'incontrario.
- Ed io Vittorio, come faccio a riconoscerti?
- Basto io a fare il segugio. Senti Eleonora, siccome io sono un po’ perfezionista e molto pessimista, perché non ci scambiamo i numeri dei cellulari casomai domani uno di noi per un motivo qualsiasi non potrà venire all’appuntamento?
- E’ una buona idea. Aspetta soltanto che prendo il telefonino dalla borsa così me lo segno direttamente.
- Aspetta anche tu, perché il mio numero non lo ricordo e lo devo leggere sul cellulare…
- Siamo pronti?
- Io sì.
- Allora scrivi questo numero.
xxxxxxxxxx lo hai scritto?
- Ok. lo ripeto, correggimi se sbaglio. xxxxxxxxxx
- Esatto.
- Adesso dammi il tuo.
xxxxxxxxxx tutto a posto? vuoi che te lo ripeta?
- No, lo hai scandito così chiaramente e lentamente che neanche un sordo analfabeta avrebbe sbagliato a scrivere.
- Hai tempo per parlare un poco o ci vediamo direttamente domani?
- Dopodomani, ho detto. Se t'imbrogli e vieni domani, passerai la notte fuori al cinema Europa. Lasciami lavorare stasera, non posso chiedere sempre aiuto: ho già il capo che da lontano mi ha visto col telefonino in mano e mi tira delle occhiatacce…
- Non è per caso innamorato di te?
- Impossibile, è una vecchia stregaccia.
- Meno male, abbiamo tolto un concorrente di mezzo…
Fine II Capitolo
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