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mercoledì 27 aprile 2011

La signorina del call center (intero)

Perché devo essere sempre io ad alzare la cornetta e mai che una volta provate a fare il mio numero per primi?


Ora basta con questa sottomissione psicologica. Farò lo sciopero del telefono e vediamo un po’ se vi passa quel crampo che avete nelle mani e alzate le chiappe che hanno preso la forma delle poltrone su cui fate ammuffire i vostri pensieri già imputriditi dalla vita monotona e scialba che menate nei vostri quartieri dormitori.

L’unico modo che avete per uscire da queste prigioni in cui i vostri genitori, non per colpa loro, vi hanno fatto nascere, crescere, e vivere una vita mediocre circondati da esseri mediocri: è la fantasia. Ma avere fantasia e saperla sfruttare è un’arte che solo quelli che noi chiamiamo poeti hanno.

Si, voi potete anche sognare di notte e fare sogni straordinari, ma senza la fantasia, non sapreste neanche cavalcare una scopa o camminare sull’acqua.

Un altro modo molto più semplice, e alla vostra portata, che avete per evadere da queste prigioni circondati da sbarre invisibili che non vi permettono di saltare nell’ignoto fatto di paure innate e represse, è la mancanza, ormai diventata consuetudine ed attaccata come una sanguisuga al vostro Dna, di mezzi propri di sostentamento, sarebbe il telefono che i vostri genitori sempre a corto di quattrini ancora vi permettono d’usare. E voi signore che non avete mai conosciuto la restrizione e non avete mai dovuto lesinare un pezzo di pane essendo partite senza l’handicap della miseria ed ora menate una vita agiata e non avete nemmeno quella scusante: quale indigenza intellettuale vi frena ad alzare la cornetta?… Voglio proprio vedere chi l’avrà vinta!



Dicevo questo il primo di gennaio del 2004, ora le rondini scorrazzano nel cielo azzurro, le nuvole nere cariche di pioggia lasciano il posto a quelle latte e miele, ma il mio telefono da quel giorno non ha più fatto uno squillo.

Ho chiamato un tecnico per farlo controllare ed il responso è stato che il mio telefono è perfetto. E’ capace d’intendere e di volere, ed anche se non è diplomato al conservatorio, è capace di emettere uno squillo in re maggiore.

Dopo giorni di inutile attesa, non mi è restato altro da fare che chiamare il servizio guasti della Telecom…



- Signorina, per favore, mi vuol controllare se nel mentre sono uscito a comprare le sigarette, non sia arrivata una qualche telefonata per me?

- Attenda prego… mi dia il tempo di controllare sul video…

Mi dispiace signore, non è arrivato niente, anzi le dirò di più: il suo telefono è come fosse morto: Non chiama e non riceve da tempo…

- Ecco, questo è il vero problema che mi assilla da mesi e finalmente qualcuno me lo ha confermato. Potrebbe lei gentilmente dirmi il perché non funziona e porvi rimedio?

- Ha forse voglia di scherzare signore? sappia che noi siamo oberate di lavoro e non abbiamo tempo per i perditempo!

- Io sono un tipo a cui lo scherzo piace moltissimo signorina, ma in questo momento esigo il rispetto che si deve ad un utente… che paga il suo stipendio!

- Allora, stando così le cose… lei mi tappa la bocca e non posso permettermi d’esprimere un giudizio in piena libertà!

- Si permetta, e si esprima senza timori.

- Signore, mi scusi, ma francamente le devo dire: Lo dico?

- Dica, dica: le ho detto senza timori!

“Si faccia visitare con urgenza da un dottore, meglio se sia uno psicanalista!”

Pronto… Non la sento più…Si è offeso?

- Per niente signorina: aveva il permesso anche d’insultarmi se pensava fosse giusto, solo mi dovrebbe usare la cortesia di motivare il consiglio datomi. Gradirei lei mi spiegasse per quale motivo dovrei andare io dal dottore quando è il mio telefono il malato?

- Si rende conto che lei sta parlando con me, facendo uso del suo telefono e mi chiede di controllare se funziona?

- E’ vero; che stupido; lei ha ragione, e mi scusi se esprimendomi male l’ho indotta all’errore.

Il mio intento era quello di chiederle come mai il mio telefono sono mesi che non squilla? Ho l’impressione che la gente mi chiami ed io non sentendo lo squillo non rispondo.

- Ha provato con l’Otorino?

- Adesso non esageriamo: io ci sento benissimo!

- Mi scusi, ma era un accertamento doveroso che dovevo fare da parte mia, per togliere di mezzo un’eventuale causa: non creda che non mi sia mai trovata in una situazione del genere!

- E’ scusata totalmente, poi il mio permesso di uscire fuori dai canoni, dura tutto il tempo della telefonata.

- Grazie per il permesso accordatomi. Ha avuto lamentele in tal senso?

- In che senso?

- Nel senso che ha incontrato qualcuno, che le ha detto di aver chiamato spesse volte e lei non ha risposto.

- No, nessuna, è solo una mia impressione.

- Non esce di casa e incontra gli amici?

- No, sto dalla mattina alla sera inchiodato vicino a questo coso, come se aspettasi la V sinfonia di Beethoven.

- Va bene abbassi, che adesso la richiamo io, così ci rendiamo subito conto se quello che lei pensa è vero…

Drin…

Drin…

- Pronto, pronto, è lei signorina?

- Sì sono io… mi dica signore, il suo telefono ha squillato allora?

- Sì signorina, ha squillato: sembra un po’ rauco dal tanto tempo che non ha parlato, ma per me è una musica celestiale, è…

- Signore non esageri. Lo squillo che lei esagerando esalta, non è altri che il lamento di due parti elettriche che mal si sopportano e fanno attrito.

- E’ una descrizione poetica la sua. La ringrazio moltissimo. E’ stata molto gentile e paziente.

- Si figuri, siamo pagate per questo… arrivederci signore.

- Aspetti, aspetti signorina…mi può dire con chi ho avuto il piacere di parlare?

- L’importante è il numero che ha fatto e non la persona: noi tutti siamo intercambiabili… comunque se le fa piacere saperlo: mi chiamo Eleonora.

- E’ un bel nome! Grazie per avermelo detto signorina Eleonora e sono felice che in mio soccorso sia venuta una gentile fanciulla: ero a corto di una voce femminile. Grazie ancora Eleonora e le auguro una buona giornata.

- Signore, possiamo chiudere questa comunicazione che ho altre persone in attesa?

- Certo, certo, chiuda pure. La ringrazio tanto signorina Eleonora…



C’è un’afa insopportabile in giro. Anche i gabbiani si scocciano di spiegare le loro ali e volare con questa calura e se ne stanno immobili in ammollo sul mare immobile più di una tavola strapiena di stoviglie e che una minima oscillazione potrebbe causare un patatrac.

Vorrei sapere come fa tutta quella gente che mi passa davanti assiepata in quelle scatolette di latta per recarsi a mare in code chilometriche seguendo una scia di sudore puzzolente che fuoriesce dai finestrini aperti?

Forse se non avessi impedimenti che mi trattengono presso la mia abitazione, ci andrei anch’io che sono un amante del mare e della pesca, ma non posso. Se tutti i miei amici e le mie tante amiche mi chiamano e non mi trovano, che figura ci faccio? E se mi chiamasse la mia amica più adorata, quella per cui farei qualsiasi pazzia, e finalmente stanca del marito, m’invitasse a fare insieme a lei una vacanza a Cuba?

E se mi chiamasse quella che viene dai quartieri alti e che ha un ben di Dio in alto e in basso? E se mi chiamasse quella bella mora che ha le labbra come uno stura lavandino? E se mi chiamasse quella signora che ogni volta s’inventa la scusa che le sue piante hanno bisogno d’essere annaffiate, mentre in realtà è la sua pianta che soffre d’arsura? E se mi chiamasse…

E’ passato molto tempo senza ricevere una telefonata, e penso che tutta questa gente si sarà scocciata di telefonare ad un numero fantasma: penso che sia arrivato il momento di ricorrere all’aiuto del servizio guasti della Telecom e far rifare una controllatina a questo telefono che ormai è diventato un soprammobile, pure brutto in verità.

- Signorina, aspetto una telefonata urgente, ed ho timore che il mio telefono non suoni; per favore potrebbe controllarmi…

- Signore, mi scusi se mi prendo l’ardire d’interromperla… ma se non è lei, dovrebbe essere in corso un’epidemia?

- Non la capisco signorina?

- Mi scusi ancora signore, ma siccome tempo fa mi chiamò, sempre da Napoli, un signore col suo identico problema, e con una voce giovanile come la sua, mi chiedevo, ad alta voce, se lei non era per caso quel signore di cui sopra…

- E’ lei, signorina Eleonora? Mi scusi, non l’avevo riconosciuta. Che piacere risentirla. Come sta?

- Io bene. N’è passata acqua sotto i ponti, e lei ricorda ancora il mio nome ed ha ancora lo stesso inconveniente che lamentava allora?

- Si signorina Eleonora, il suo nome non lo dimenticherò mai neanche se mi passassero una pialla nel cervello. Mi chiede se ho ancora lo stesso inconveniente? Peggio! Si è aggravato moltissimo da allora. Sembrava che tutto fosse stato risolto e invece…

- Eppure se non ricordo male, riuscimmo a capire dove stava l’inghippo?

- Sembrava tutto ok signorina Eleonora e invece non appena ho posato la cornetta sono caduto nel più totale marasma: peggio di Fantozzi davanti al direttore.

- Come? c’è stato un momento di black-out… è caduto signore?… e dove?… si è fatto male?

- Signorina Eleonora non sono realmente caduto; sono invece psicologicamente caduto nel marasma più assoluto.

- Mi scusi, m’era sembrato che lei fosse caduto in mare… e mi sono preoccupata… comunque non si è fatto niente?

Guardi che io anche da qui posso organizzarle un soccorso?

- Non è niente, signorina Eleonora.

- Meno male, sono contenta per lei.

- Comunque la ringrazio lo stesso, per la sua preoccupazione pleonastica...

- La linea fa i capricci oggi…Ho capito bene che si preoccupa del suo onomastico?

Che santo è oggi? come si chiama lei?

- Signorina, io mi chiamo Vittorio ed il mio onomastico cade il 21 di maggio, ma ammettendo pure che oggi sia il 21 di maggio, non capisco perché mai dovrei preoccuparmene?

- Io pensavo per via del telefono che non funziona, e quindi si preoccupava di non poter ricevere gli auguri dalle amiche e fidanzate che lei sicuramente avrà… sparse per il territorio.

- Signorina Eleonora, non esageri adesso. Abbiamo divagato un poco, ma lei è l’unica che ha avuto questa gentilezza d’animo di preoccuparsi della mia caduta.

- Quale caduta?

- Quella metaforica di cui parlavamo prima… Signorina… posso chiamarla Eleonora?

- Se le fa piacere mi chiami pure Eleonora, ma le voglio soltanto far presente che è già da un pezzo che lei mi sta chiamando così?

- Mi scusi, Eleonora, non me ne ero accorto, in ogni modo grazie per avermi dato il consenso… Lei non sa come mi fa felice!

- Per così poco?

- Sarà poco per lei, ma per le mie orecchie che non sentono altro da mattina a sera, che bussate di clacson e di testimoni di Geova che bussano alla porta. Lei mi apre una finestra sul mondo. La sua voce mi fa ricordare che esiste ancora un universo femminile, altro che amiche e fidanzate sparse per il territorio… Mi sento solo come un calzino spaiato, Eleonora.

- Non se la prenda troppo signor Vittorio, si tiri su: la vita non è solo il telefono. Esca, si prenda qualche vacanza, se ne vada a Cuba, e vedrà che manderà a quel paese me, il telefono e tutta la Telecom. Glielo dico col cuore in mano signor Vittorio, anche andando contro gli interessi dell’azienda… e miei, di conseguenza.

- Signorina Eleonora la ringrazio per aver cercato di smuovermi da questo torpore che si è impadronito di me, ma non sono dell’umore adatto per organizzarmi una vacanza.

- Vada ad un’agenzia di viaggi vedrà che s’interesseranno di tutto loro. Se lei vuole potrei anche interessarmene io: mi basta solo il suo assenso?

- Signorina Eleonora, lei è tanto gentile da prendere a cuore la mia situazione, ma le ho detto che non sono dell’umore adatto ad affrontare una vacanza, e se non si è dell’umore adatto non si riesce nemmeno ad acquistare un paio di scarpe.

- Questo è vero, anche a me succede, ma lei si deve sforzare… si trovi un amico o un’amica e vedrà che una volta stimolato, le verrà la voglia d’acquistare un magazzino di scarpe.

- Non mi parli di amici e amiche: è proprio da loro che ha inizio la mia storia fatta solo di aspettative deluse.

- Non è il mio mestiere, ma si sfoghi pure se lo desidera!

- Signorina Eleonora, grazie per l’opportunità che mi dà. Per me parlare con lei è molto più interessante che parlare con Bush o conversare con la regina Elisabetta. Lei è stata la mia ancora di salvezza, quando mi trovavo in un mare in tempesta. Lei è stata l’unica persona che mi ha lanciato un salvagente quando ero sul punto di annegare, lei…

- Signor Vittorio, quando sarebbe successo tutto questo?

- Signorina…

- Ho capito cosa voleva dire. Volevo solo farla sorridere, ma non esageri: non ho fatto niente di straordinario, signore!

- Signorina, mi faccia la cortesia di mandare al diavolo quel “signore” che ci tiene lontani!

- Ha le visoni! Senta, non mi metta paura: dove lo vede questo signore che ci tiene lontani?

- Signorina Eleonora, parlavo non di una persona fisica; le stavo consigliando soltanto di smetterla di chiamarmi continuamente “signore” che in un discorso fra due persone allontana.

- Per un momento ho avuto paura che lei fosse uscito fuori di testa. Lo ritenga fatto, ma non ci faccia caso se il mio scilinguagnolo abituale mi porterà a persistere nell’errore. Diamo tempo al tempo, perché generalmente queste cose avvengono istintivamente.

Mi scusi l’ardire, signor Vittorio, che esula completamente dal mio compito professionale: ma lei da chi aspetta questa telefonata così importante? Se lei, da quanto ho potuto capire, ci tiene tanto a questa persona: non può chiamarla lei? E’ una questione di sottomissione? Vuole tenere il punto?

A volte la corda non si può tirare tanto! Se non sa o non ricorda il numero, oppure l’utente ha cambiato numero, noi possiamo aiutarla?

- La storia è un po’ lunga, signorina Eleonora, non è così semplice come sembra a prima vista. Qui non le sto parlando di quegli amorucoli balneari, che appena finisce l’estate se ne volano come foglie al vento o come le rondini che ritornano alle proprie case abbandonate nella stagione invernale. Il problema Eleonora è a monte…

- Ha scoperto che il problema non è al mare come pensava lei? Vittorio, non che io sia psicologa, ma secondo me il problema non sta né al mare e né al monte: il suo problema, sempre secondo me è in lei. E’ lei che ha nella mente un po’ di confusione e salta dal mare al monte meglio di una teleferica… fa per caso uso di qualche sostanza allucinogena o stupefacente?

- Signorina Eleonora, la sola cosa stupefacente di cui non mi priverei neanche se mi fosse ordinato da un dottore, è parlare con lei. Lei è la sola persona che riesce a farmi sorridere: le altre neanche col solletico ci riescono.

- Mica le sto a raccontare barzellette? Io le sto facendo un discorso serio: ho detto qualche strafalcione?

- No, per carità, niente di tutto questo, e poi se anche lei fosse caduta in qualche strafalcione, sappia che gli strafalcioni mi piacciono più dei discorsi seri.

- E allora dove me l’appoggia il suo sorriso?

- Eleonora, mi scusi se non sono chiaro quando parlo. A volte parlo veloce ed è difficile capirmi. Mia nonna parlava così: sembrava una mitragliatrice!

Il sorriso mi viene spontaneo dal cuore disabituato a parlare con l’universo femminile. Io parlo con lei attraverso questo oggetto, questo marchingegno, ma con l’immaginazione è come se l’avessi davanti a me e ammirassi le sue fattezze…

- E’ prossimo, da parte della Telecom il lancio di un video telefono; ma visto che al momento siamo sprovvisti, mi vuol dire, solo per curiosità femminile come m’immagina?

- Non l’ho ancora ricostruita completamente, però la vedo, bella, bionda, alta…

- Sballato completamente: sono il contrario di quello che dice. Sono brutta, nera e bassa.

- Non le credo, ma va bene lo stesso. Per il momento mi basta ascoltare la sua voce che è fatta di note musicali messe in una sequenza armonica. E’ come se in casa mia si aprissero le finestre ed entrassero le voci di Mina, Vasco, Guccini ecc.ecc.

- Lei è esagerato; però nel contempo mi sento offesa per non aver menzionato due miei cantanti preferiti… Battisti e De Andrè. Guccini anche a me piace moltissimo, ma nel suo stato la consiglierei di ascoltarlo il meno possibile, perché è stato definito un cantante deprimente.

- Battisti e De Andrè sono anche i miei preferiti, Eleonora, solo che non potendo farle l’elenco di tutti i cantanti che mi piacciono, Battisti e De Andrè li ho messi negli “ecc. ecc.”

- Non lo trovo giusto che due cantanti di quel calibro devono finire nel calderone degli ecc. ecc. assieme al Piotta!

- Ha ragione, però tornando a bomba…

- Tornando a che?

- Dicevo: riprendendo il discorso che abbiamo interrotto: io ho un’agenda ben fornita di numeri, di amici ed amiche, tanto che nelle feste comandate, tipo Natale e Capodanno, impiegavo delle ore a fare gli auguri a tutti…

- E allora se ha tanti amici e amiche ed abbiamo assodato che il suo telefono funziona perfettamente: perché non li chiama: visto che stare senza parlare con nessuno non le fa di sicuro bene?

- E’ proprio qui che cascò l’asino Eleonora.

- Poverino…

- Eleonora, era una metafora!

- Era femmina allora?

- Non era né maschio, né femmina Eleonora…

- Lo hanno castrato? Poverino, mi dispiace, per lui naturalmente. Penso non farà una bella vita?

- Eleonora, lasciamo stare l’asino a posto suo e mi permetta di andare avanti con il discorso. Se lei vuole, sul computer, andando a ritroso nel tempo, potrà leggere la mia storia, ma facciamo prima se gliela racconto io che la so e la soffro a memoria.

Come le stavo dicendo se lei andasse a ritroso nel tempo sul mio tabulato, s’accorgerebbe che ero sempre io a telefonare; e s’accorgerebbe pure contando gli scatti, che c’era una persona in particolare a cui io telefonavo due o tre volte al giorno… Signorina è ancora lì?

- Certo, la sto ascoltando con attenzione!

- Sia sincera: la sto annoiando?

- No, vada pure avanti… non può immaginare queste storie quanto m’incuriosiscono: sono un’operatrice Telecom ma sono pur sempre una donna!

- C’erano anche altre persone a cui tenevo in modo particolare, ma sorvoliamo. Quest’anno, dal primo di gennaio mi son detto: “Ma perché devo essere sempre io a chiamare?” Voglio vedere non telefonando io cosa succede… e da quell’istante non ho chiamato più nessuno.

- E cosa è successo da allora signor Vittorio, me lo può dire? Le ho già detto che di natura sono molto curiosa e mi piacerebbe di sentire dalla viva voce del protagonista, la storia come è andata a finire!

- Ecco il mio dramma Eleonora. E’ esattamente dal primo di gennaio dell’anno 2004 che non ricevo più una telefonata, al punto che sono ricorso a lei per essere aiutato. Lei Eleonora è la sola voce che sento in questo che ormai è diventato un oggetto ornamentale.

- Mi scusi Vittorio, adesso non vorrei mettermi a fare la psicologa e aggiungere tristezza alla sua non felice situazione, ma se nessuno le telefona neanche per gli auguri o per sapere se lei è crepato, penso che voglia dire…

- Lo so cosa può voler dire Eleonora, ma non voglio pensare che sia come lei… ed io pensiamo.

- Allora lei è una di quelle persone che per non guardare in faccia la realtà si nasconde dietro un dito o mette la testa sotto la sabbia come lo struzzo?

Lei deve prendere di faccia la situazione e affrontarla a viso aperto. Secondo me, ci sono due cose da fare: O se ne sta bello tranquillo senza essere chiamato da nessuno, o si abbassa le brache e chiama lei… oltretutto telefonando s’incrementano le entrate dell’azienda e c’è meno pericolo che l’azienda mi licenzi.

- Se è solo per questo, telefonerò 100 volte al giorno per sapere l’ora esatta…

- Sarebbe una spesa inutile, perché l’ora esatta la dà un disco, mentre invece dovrebbe chiamare numeri che coinvolgono persone per salvarmi dall’eventuale licenziamento.

- Mi dà una buona ragione in più per chiamare cento volte al giorno il suo numero Eleonora…

- Non esageriamo, se no mi aumenta solo il lavoro. Poi non è detto che risponda sempre io… accidenti, prima non ci avevo pensato, noi siamo un Call center ed è difficilissimo, se non impossibile, che una persona riesca a parlare due volte di seguito con la stessa persona… potrebbe risponderle anche una Calabrese sa?

- No, io voglio parlare solo con lei!

- Non le piacciono le calabresi?

- Non faccio discriminazioni regionali come fanno quelli della lega nord, è questione che io sono un abitudinario e lei non la cambierei con nessuno.

- Ha capito ch’è per pura combinazione che per due volte di seguito ho preso io la sua telefonata: forse c’è una probabilità su un milione che ciò riesca!

- Tu ci credi ai segni del destino? Si vede che qualcuno che sta al disopra di noi ci mette in comunicazione… Tu da dove parli Eleonora? Dimmelo altrimenti se ti perdo come faccio a rintracciarti?

- Non esageriamo adesso, usando parole grosse e non adeguate al momento, poi in ultima analisi io ho il tuo numero di telefono, volendo potrei chiamarti io?

- Non mi fido. Andresti a mischiarti nel calderone delle mie amiche, che hanno il mio numero… e tu sai con quale risultato. Poi già hai inserito nel discorso la parola: “volendo.” “Volendo tu , ma volendo io?”

- Parlo dalla Telecom Roma, zona stazione Termini, va bene?

- Scusa Eleonora se sembro pignolo e intrigante, ma per me è una cosa importante. Ammettiamo che tua madre ti cerca per comunicarti qualcosa d’importante, che fa: chiama il Call center e si fa il giro del mondo prima d’arrivare a te?

- Certamente no. C’è la possibilità di parlare direttamente con il nostro Call center di Roma aggiungendo un numeretto, o addirittura parlare con l’operatore direttamente, ma per il momento non voglio dartelo di proposito. Voglio vedere se quella persona che ci ha messo in comunicazione più di una volta, lo farà ancora. Io sono una che crede ai miracoli e prima di uscire di casa legge l’oroscopo.

- Ci completiamo a vicenda. Io esco di casa e in mezzo alle scale controllo se mi sono vestito del tutto, oppure ho dimenticato di mettermi le scarpe. Allora va bene… per il momento, ma giurami che se il tuo oroscopo non ti dirà mai che riceverai una telefonata da una persona inaspettata, per favore chiamami, te ne prego, perché. riprendendo il discorso che stavamo facendo prima riguardante l’abbassarsi le brache: mai e poi mai farei una cosa del genere! A costo di restare muto per tutto la vita.

- Vittorio, lo dicevo in senso metaforico?

- Sì, non mi è sfuggito il senso, è solo che io ho la testa dura e quando prendo una decisione, quella è e quella rimane!

- Sembri mio padre quando parli così!

- Come è possibile Eleonora, che ragazzi con cui abbiamo fatto tutte le malattie esantematiche assieme e ne abbiamo combinate di cotte e di crude, si dimenticano completamente di te?

Come è possibile che ragazze con cui c’è stato…

- Vittorio, resti in linea… Pronto, aspetti solo un attimo signore, le linee sono intasate…

Eugenio puoi prenderti un po’ di mie telefonate per favore? ho un caso difficile da risolvere. grazie…

- Non ha detto che è un call center e le telefonate non prese passano ad altri?

- Si, è così, però abbiamo anche un tempo per ogni intervento e alla sera ogni operatrice deve almeno stare nella media delle telefonate giornaliere.

- Ed Eugenio che fa?

- Eugenio le prende a nome mio... Sei un tipo a cui piace intrufolarsi in ogni cosa, o sbaglio? Potresti anche essere una spia della Telecom?

- Le spie mi fanno schifo. Mi piace capire come funzionano le cose, e non lasciarle a mezz’aria…

- Pronto Vittorio è ancora in linea?

- Certo! Come potevo io abbassare la cornetta da cui fuoriesce una voce che si libra leggera nell’aria come una farfalla e riempie di vita un apparecchio muto?

- Senta Vittorio, ma lei con gli amici come si comporta? Si comporta come si sta comportando con me, oppure è una di quelle persone noiose e assillanti?

- Sono l’allegrone della compagnia Eleonora.

- C’è stato ultimamente qualche problema, qualche malinteso, qualche rancore, qualche invidia che minaccia l’amicizia?

- Nessun problema: Quando telefonavo io non ce n’erano!

- La sua voce mi giunge giovanile, Vittorio: quanti anni ha? me lo può dire o se lo tiene nascosto come una donnicciuola?

- Ne ho qualcuno in più di quanti in realtà dovrei averne.

- Che fa il misterioso?

- Nessun mistero, io stesso non so ancora quanti anni ho e cosa vorrò fare da grande.

- Mai sentito una risposta del genere ad una domanda così semplice: specialmente se l’interlocutore è un uomo. Senti Vittorio, è contro il regolamento parlare con gli utenti di cose personali: “Taci, il nemico t’ascolta!” dice un pittogramma fatto da qualcuno dei miei colleghi, e noi stiamo parlando solo di cose personali: non è che se non mi fa licenziare per un motivo mi fa licenziare per un altro?

- Se è per questo Eleonora, io sarei disposto ad assumerla vita natural durante…

- Dove? in che azienda?

- Nel mio cuore Eleonora!

- Con i tempi che corrono la ringrazio per l’assunzione a tempo indeterminato, ma per il momento mi occorre un lavoro retribuito. Sono finiti i tempi che bastava l’amore e una capanna. Chiudo?

- Aspetta non chiudere ancora Eleonora.

- Ti concedo ancora un pizzico di tempo, va avanti, non ti preoccupare… accidenti; mi sono accorta che ogni tanto mi scappa di parlarti col tu… Mi scusi se mi dovesse capitare ancora.

- Sarebbe un onore, per me se lei mi parlasse con il tu deliberatamente, sarebbe il segno tangibile che in questo inutile oggetto avrei trovato un’amica.

- Abbiamo lasciato all’istinto di prendere il sopravvento, perciò non ci fossilizziamo. Parliamo come ci viene senza pensare se saltiamo dal lei al tu o voi senza badare troppo a qualche ranocchio salterino. Parlando degli anni, senza ricorrere a misteri alcuno, io ne compio trentasei la prossima settimana.

- Auguri anticipati… Per me trentasei vanno bene.

- Come vanno bene?

- Eleonora mi stia a sentire…

- Vittorio vuoi darmi del lei per mantenere le distanze, come faceva Totò?

- Scusami Eleonora. Stammi a sentire. Voglio farti alcune domande: se vuoi mi rispondi, altrimenti hai la facoltà che hanno tutti gli interrogati di non rispondere o di mandarmi a quel paese.

- 1) Sei sposata Eleonora?

- No, non lo fui mai!

- 2) Sei fidanzata allora?

- Lo fui, ma ora non lo fui più!

- 3) Hai qualche pretendente?

- Libera come un eccello senza gabbia o un cane senza guinzaglio.

- Grazie! Queste risposte mi riempiono di gioia: Eleonora, sei per caso Siciliana tu?

- Minchia, come hai fatto ad indovinare? si capisce dall’accento forse?

- No, il tuo accento non ha alcuna inflessione dialettale… l’ho capito buttandola ad indovinare.

- Lo dicevo io, perché per prendere questo posto ho dovuto fare un corso biennale di dizione… Mi dispiace ma il tempo è scaduto, devo chiudere Vittorio. Eugenio non ne può più; si è ingolfato, e mi fa segni di smettere con le mani, perciò chiudo. Arrivederci Vittorio.

- Ciao Eleonora e grazie per avere ravvivato questa giornata. Aspetta, aspetta.

- Che c’è ancora?

- Senti Eleonora, se qualche volta ti resta un po’ di tempo: ti dispiacerebbe provare a far squillare questo gingillo?

- Non te lo prometto, ma terrò presente che in giro ci sono persone sadiche a cui piace essere importunati dalla Telecom. A risentirci Vittorio. Sono contenta di lasciarti d’umore meglio di quando ho preso la telefonata.

- E’ vero Eleonora, ora mi sento molto meglio: la cura Eleonora funziona a meraviglia!

- Sai da dove ho capito ch’eri uscito fuori di testa?

- No, da quando?

- Da quando ti ho invitato a fare una vacanza a Cuba e tu hai risposto che non avevi amiche. Se stavi in forma penso che avresti detto: “Signorina, sono al momento senza amiche, vorrebbe lei fare questa gita con me?”

- E’ vero, sono stato uno stupido: perché tu ci saresti venuta?

- No, ma tu avresti dovuto tentare.

- Posso recuperare?

- Nessun recupero, era solo una discussione.

- Grazie, e a presto risentirci Eleonora.



“Le giornate sono lunghe a passarle da solo. Mi sembra di essere stato cacciato dall’isola dei famosi e mandato per punizione sull’ultima spiaggia al posto di Merola. Guardo in continuazione l’orologio e quel soprammobile nero, aspettando che succeda chissà che cosa e invece questa attesa mi provoca solo mal di testa e dolori alla cervicale. Ho comprato la settimana enigmistica e cerco con quella di risolvere i miei problemi. Ma li risolvo per un’ora, un giorno, due, poi…”

Ricorro al 187.

- Pronto Eleonora…

- Parli pure, sono Eugenio.

- Mi scusi Eugenio, forse ho sbagliato numero.

- Non ha sbagliato numero signore, mi dica qual è il problema che l’affligge.

- Ma io… volevo parlare con la signorina Eleonora.

- Allora non ha sbagliato numero, ha sbagliato solo l’ora. La signorina Eleonora è di turno pomeridiano, mi esponga il problema e vedrà che lo risolviamo: Noi siamo intercambiabili!

- Fa niente, mi scusi Eugenio, lei è tanto gentile, ma la signorina Eleonora già è a conoscenza del mio problema e senza offenderla penso che sia l’unica che me lo possa risolvere... Richiamerò nel pomeriggio.

- Noi siamo a disposizione degli utenti, perciò faccia come lei desidera signore.

- Lei è molto gentile, arrivederci e grazie signor Eugenio.

Questo tempo d’attesa è eterno. Ho preso un libro a casaccio, senza perdere di vista l’orologio, e il telefono.

Mi è capitato fra le mani l’Odissea di Ulisse che non leggevo dai tempi della scuola; colui che stette vent’anni fuori casa in mezzo a pericoli d’ogni genere e in balia di Dee e Dei capricciosi, senza avere un cellulare e senza mai ricevere una telefonata dalla famiglia.

La prima cosa che mi è venuta in mente in quella immensa tragedia è stata: “Come avrà fatto a sopravvivere senza una radio e senza telefono, con Penelope in balia di chissà chi?”

Drin, drin.

Drin, drin.

- Miracolo! Finalmente c’è qualcuno che mi chiama: Speriamo che non sia qualcuno che vuole vendermi un’enciclopedia o ha sbagliato numero… Chi sei?

- Sono Eleonora. Entrando in ufficio il mio collega Eugenio mi ha preso in giro dicendomi che mi ha cercato un signore che vuole risolvere i problemi solo con la signorina Eleonora. Ho pensato fossi tu o sbaglio?

- Come potresti sbagliare Eleonora? Dove potrebbe mai la Telecom trovare un tecnico migliore di te?

- Tu dillo alla Telecom, come lo hai detto ad Eugenio, e vedrai che mi licenzierà su due piedi. Ti ho tolto dalle beghe ed ho chiamato io: sei contento?

- Arcicontento Eleonora.

- Mi hai chiamato forse per dirmi che finalmente hai risolto i tuoi problemi e ti ha chiamato qualcuna… delle tue?

- Niente di tutto questo. Ma poi a dirti la verità non so più neanche se voglio essere telefonato da quella gentaglia.

- E da chi vorresti essere telefonato: da Alena Seredova?

- Non la conosco neppure… chi è?

- E’ quella stangona che faceva la valletta nello spettacolo del sabato sera con Panariello ed ha fatto pure un calendario: come l’ha fatta la mamma.

- Ah, ho capito, è una bella ragazza, ma non m’interessa.

- Non mi dire che non hai visto, o comprato, neanche il calendario?

- Si forse appeso a qualche edicola, ma io non vado comprando quella robaccia.

- Quando il gatto non può arrivare al lardo dice ch’è rancido: dicono al mio paese.

- Se è per questo anche al mio.

Può darsi Eleonora, sarà come dici tu, ma mi basta avere appeso al muro un calendario qualsiasi, magari quello di Padre Pio. Però adesso torniamo a noi.

Eugenio mi ha detto che di pomeriggio ti avrei trovata e stavo contando i minuti da stamani… Quando è arrivata l’ora del cambio, ero già con la cornetta in mano per chiamarti, ma mi sono imposto un sacrificio a trattenermi dal farlo, perché non volevo romperti le scatole appena arrivata in ufficio.

- Se volevi qualcosa di urgente potevi risolverla con Eugenio?

- Era una cosa urgente, ma non era così urgente da risolvere con Eugenio. Lui ha detto che siete intercambiabili, ma io non ti cambierei con nessuno, quindi ho preferito aspettarti.

- Di cosa si tratta?

- Si tratta sempre del solito problema: “quello che il mio telefono non squilla.”

- Già, il telefono, quello che squilla solo quando telefono io, vero?

- Verissimo, e porta in questa casa scura e triste la luce.

- Perché hai attaccato l’impianto elettrico con quello telefonico?

- Eleonora, la luce la porti tu nel mio cuore. Appena ti sento mi dimentico di tutti i guai che mi affliggono. Tu sei per me come un antibiotico o le gocce per sturare il naso che hanno un effetto benefico per più di otto ore; tu sei….

- Hai finito? Sei anche poeta a quanto vedo… anche se un po’ prosaico.

- Poeta no, ma mi diverto a mettere qualche parola in coda ad un’altra.

- Senti Vittorio, ci ho pensato molto in questi giorni se chiederti o meno quello che sto per chiederti e forse ti avrei telefonato da casa, ma visto che la fortuna ci ha fatto di nuovo incontrare faccio la sfacciata e ti chiedo: domani hai da fare?

- Niente, come al solito, a parte aspettare il telefono se squilla: perché me lo chiedi?

- Sono in dubbio da stamani se lanciarti un salvagente, o sono io che ho bisogno di un salvagente…

- Lancialo, non vedi che sto affogando?

- Come ti avevo anticipato la settimana scorsa, domani è il mio compleanno e volevo chiederti se ti fa piacere di unirti alla mia compagnia. Ho pensato che parlando con altre persone forse ti dimenticherai di quel telefono che non squilla e…

- Mi sono disabituato a stare in mezzo a tanta gente, provo imbarazzo, però per te verrei in capo al mondo. Desidero tanto conoscerti. Dimmi solo dove e quando e come faccio a riconoscerti e avrai un cavaliere pronto come Don Chisciotte a incontrare la sua Dulcinea.

- Vittorio ma tu hai capito che se accetti l’invito ti tocca di venire a Roma?

- Ho detto che per conoscerti verrei in capo al mondo: Roma dista soltanto due passi da Napoli.

- Vittorio, non volendo… forse per timidezza, ti ho raccontato una bugia; scusami!

- Sei cattiva però. Io già mentalmente mi stavo preparando all’incontro. Era un pesce d’aprile fuori stagione? Non è vero che m’inviti?

- No, non è vero che domani ci saranno tante persone a festeggiarmi. I miei sono a Palermo, qui non conosco nessuno…

- Evviva!

- Evviva che non ho amici?

- Evviva che saremo soli.

- Che intenzioni hai?

- Nessuna di cattiva, solo di conoscerti.

- Allora va bene. Invito accordato!

- Eleonora, non mangiare niente, t’offro una cena.

- E’ il mio compleanno e tocca al festeggiato offrire, oppure facciamo come fanno qua: paghiamo alla romana.?

- Non transigo: se stanno insieme un uomo e una donna è l’uomo che senza indugi deve mettere le mani al portafoglio.

- Sei per caso di origini siciliane?

- No, napoletano da generazioni: poi non so se qualche mia bisnonna ha avuto qualche storia con un siciliano.

- Siciliani e Napoletani sono la stessa, cosa. Poi ho letto dei libri di storia dei secoli scorsi, dove ogni popolo combatteva contro l’altro, e ad ogni scorreria, la prima cosa che facevano gli invasori, era di uccidere gli uomini e violentare le donne. Quando poi a quei tempi non c’era la scienza che abbiamo noi oggi che ci dà su un piatto d’argento pillole anticoncezionali per: prima durante e dopo.

- Le città marinare, come appunto sono Napoli e Palermo sono state le più invase da pirati e saccheggiatori provenienti da ogni parte del mondo, ma non ci pensare: Solo Hitler faceva questi discorsi sulla purezza della razza ed hai visto come è andata a finire.

- Senti Vittorio, sarà la timidezza, ma mi sento in imbarazzo a mangiare assieme a gente che non conosco, perciò avrei….

- Anche tu in imbarazzo? E che bella coppia che abbiamo fatto… Ma poi chi sarebbe questa gente? Non abbiamo detto che saremmo stati soli?

- Sì…

- Allora lo sconosciuto sarei io? Ma fammi il piacere!

- Vittorio cerca di capirmi. Pensa che ho impiegato delle settimane ad abituarmi a mangiare alla mensa aziendale. E’ una cosa che mi porto da ragazza. Quando mangiavo, i miei fratelli dicevano che sentivano il gorgoglio del mio masticare e mi è rimasto l’incubo di mangiare.

- Lo hai ammesso anche tu che sono fisime tue, ed io non voglio, contraddirti, o fare il facilone, visto che anch’io ho esternato il mio imbarazzo: allora dimmi tu come intendi festeggiare questo compleanno.

- Io avevo pensato a una cosa semplice, come prendere qualcosa al bar, o simile, e poi andare al cinema.

- Eleonora, mi spiace, ma devo contraddirti per forza: però ti spiegherò anche il perché. Due persone che ancora non si conoscono hanno bisogno di parlare e di guardarsi in faccia; è una cosa fisiologica, per cui il cinema è il luogo meno indicato!

Al cinema si va dopo essersi conosciuti, quando si guarda il film in silenzio, mano nella mano. Sia ben chiaro che se tu senti il bisogno di stare mano nella mano con un uomo, per me non ci sono problemi, anzi.

- Non sento nessun bisogno impellente di stare mano nella mano e magari pomiciare con uno sconosciuto… però ti ringrazio per avermi aperto gli occhi sul pericolo che si andava incontro.

- Non esageriamo adesso: “Cosa poteva succedere in una sala cinematografica se non quello che ho detto prima: che poi tanto pericoloso non dovrebbe essere se le madri sono solite portare i ragazzini in questo modo?

- I ragazzini devono essere protetti, ma io con l’età che ho, sono cresciuta e vaccinata, e m’immagino cosa possono fare un maschio e una femmina nell’oscurità!

- Eleonora, quella non è l’oscurità permanente di un bosco, è un’oscurità effimera che può durare anche solo pochi secondi, e poi non dimenticare la cosa più importante: che sei in mezzo a centinaia di persone?

- Ho apprezzato quello che hai detto, ma non mi è piaciuto il modo come lo hai detto: sembrava tu volessi accontentare una persona… diciamo insoddisfatta.

- Scusami se sono stato infelice nell’esprimermi. In futuro cercherò di misurare le parole. Tornando a noi, ti sembra un bel modo di festeggiare il compleanno prendendo qualcosa al bar o al Mc Donaldl?

- A quanto vedo sei un tipo molto pignolo tu: neanche ci conosciamo e già mi stai creando difficoltà!

- Scusami Eleonora! Per me va bene qualsiasi cosa ti fa sentire più a tuo agio. Tagliamo corto: Dimmi soltanto quando, dove devo venire, e come faccio a riconoscerti.

- Vittorio, penso che tu non abbia presente dove si trova il cinema Europa a Roma: vero?

- Se è ancora lì lo so! Ho fatto il militare a Roma. Anche se non ci vengo da parecchio, ricordo dove si trova. Poi se dovessi trovarmi in difficoltà chiedo: “Chi ha la lingua va in Sardegna.”

- Vittorio… A Roma, non in Sardegna?

- Era un modo di dire. Ho capito: Roma.

- Con che mezzo verrai?

- Vengo con la mia Torpedo blu.

- Fa attenzione, le strade sono pericolose: Specialmente il grande raccordo anulare!

- Non ti preoccupare, sarò molto attento e concentrato nella guida: non ho alcuna intenzione di perderti prima di conoscerti.

- Allora incontriamoci domani verso le venti davanti al cinema Europa, che per sicurezza ti dico che sta in Corso d’Italia 107. Se è piovoso, avrò le chiome riparate da un ombrellino verde; se il tempo è buono metterò fra i capelli un nastrino dello stesso colore. Sono alta un metro e settantaquattro e peso sessantatré chili: Ti basta come identikit?

- Va benissimo: ottimo direi. Già ti vedo davanti ai miei occhi: sei bellissima, e quel fiocchetto verde nei capelli ti sta proprio benissimo.

- Sei un metereopatico?

- Cosa sono?

- Un metereopatico, uno che prevede che domani sarà bel tempo ed avrò il fiocchettino verde nei capelli. Però non esagerare con l’immaginazione, può darsi che dopo ci rimani male?

- Non rimarrò male ne sono certo.

- Ed io Vittorio, come faccio a riconoscerti?

- Basto io a fare il segugio. Senti Eleonora, siccome io sono un po’ perfezionista e molto pessimista, perché non ci scambiamo i numeri dei cellulari casomai domani uno di noi per un motivo qualsiasi non potrà venire all’appuntamento?

- E’ una buona idea. Aspetta soltanto che prendo il telefonino dalla borsa così me lo segno direttamente.

- Aspetta anche tu, perché il mio numero non lo ricordo e lo devo leggere sul cellulare…

- Siamo pronti?

- Io sì.

- Allora scrivi questo numero.

xxxxxxxxxx lo hai scritto?

- Ok. lo ripeto, correggimi se sbaglio. xxxxxxxxxx

- Esatto.

- Adesso dammi il tuo.

xxxxxxxxxx tutto a posto? vuoi che te lo ripeta?

- No, lo hai scandito così chiaramente e lentamente che neanche un sordo analfabeta avrebbe sbagliato a scrivere.

- Hai tempo per parlare un poco o ci vediamo direttamente domani?

- Lasciami lavorare stasera, non posso chiedere sempre aiuto: ho già il capo che da lontano mi ha visto col telefonino in mano e mi tira delle occhiatacce…

- Non è per caso innamorato di te?

- Impossibile, è una vecchia stregaccia.

- Meno male, abbiamo tolto un concorrente di mezzo…



“Ho passato una notte in bianco e una giornata in nero, a pensare se era bella o brutta, se io gli sarei piaciuto o meno. Mi sono preparato il vestito da indossare e l’ho portato assieme a camicia e cravatta in stireria, poi sono andato dal barbiere a fare shampoo, barba e capelli…

Nel frattempo avevo portato la mia vecchia auto dal meccanico per fargli dare una guardatina e poi al lavaggio: non è uscita una Torpedo blu, ma poteva andare: Io in quella vecchia Tipo 1400 cc. mi sentivo a mio agio.

Non vedevo l’ora di partire e alle due del pomeriggio, mentre ognuno si prepara a fare un pisolino, io ero già in macchina pronto a partire. Ho guidato piano e il viaggio è stato tranquillo. La mia vecchia Fiat anche questa volta non mi ha deluso. Il traffico non era intenso: chi vuoi che si mette alla guida a quell’ora? Ho messo la macchina in un parcheggio e sono andato a girovagare a piedi per la città. Ho trovato in questo modo il cinema Europa: e sono tornato con un Taxi verso il parcheggio per prendere la mia auto e sistemarla in un parcheggio più vicino al cinema incriminato. Finalmente, dopo un’eternità, si son fatte le otto di sera e sono davanti al cinema Europa con il cuore in gola. Al momento non vedo nessuna signorina in attesa, ma non sono preoccupato che Eleonora mi abbia giocato un tiro, anzi avrò più tempo per portare il mio cuore a regime. Se era cattivo tempo mi rovinavo la serata, però avrei notato da un miglio di distanza una signorina sotto un ombrellino verde, invece il tempo è splendido, quindi si profila una ricerca laboriosa: mi toccherà andare ad osservare da distanza ravvicinata ogni signorina che si ferma davanti al cinema e chissà se non rimedio pure qualche ceffone?

Ecco, è sbucata una ragazza dall’angolo e si è fermata davanti ai cartelloni pubblicitari…

Il cuore mi batte a centocinquanta al minuto. Mi avvicino, la osservo bene: è una bella ragazza mora e tra i capelli ha un nastrino verde. Sembra più giovane dei trentasei anni che mi ha detto di avere.

Il cuore mi batte a duecento. Sento che sta per scoppiare e allora gli passo davanti senza fermarmi: sono troppo emozionato per farlo. Mi sposto più in là e faccio esercizi yoga di respirazione senza perderla di vista. Finalmente dopo qualche minuto di meditazione, a fatica, indosso la corazza dello spavaldo, m’avvicino e guardandola negli occhi…

- Buonasera signorina. Dai dati fornitemi, lei dovrebbe essere la signorina Eleonora vero?

- Si sono io; e lei chi è: l’ha mandato per caso Vittorio perché non si sente bene o ha avuto un incidente?… No, penso che Vittorio mi avrebbe telefonato: è stato così previdente a chiedere il mio numero di cellulare? Scusi allora lei chi è? Cosa vuole? Perché m’importuna? Devo chiamare la polizia?

- La prego, si calmi signorina Eleonora! Vittorio non ha avuto nessun incidente e non c’è bisogno alcuno di chiamare la Polizia… Vittorio sono io!

- Tu?

- Sei diventata rossa come una sfoglia di cipolla: cos’è ti si è attaccata la lingua?

- Un poco sì. Per telefono la tua voce sembrava giovanile e non m’aspettavo tu fossi molto più anziano di me!

- Dai, non dar troppo peso alle apparenze? è solo la corteccia esterna che è regolata sui dati anagrafici, tolta quella si ha l’età biologica, l’età vera del cuore.

- Il primo impatto però si ha con la corteccia esterna, e la gente ci giudica da quella?

- Tu hai ragione, io sono un malato delle cose belle, ma purtroppo sono nato prima di te: All’incirca, quando la mia corteccia stava per diventare maggiorenne, forse tu eri solo uno spermatozoo, e t’assicuro che a quell’età, la mia corteccia, non era così malridotta…

Lascia magari che ti faccia gli auguri di compleanno, poi se non te la senti di passare una serata con me, ci prendiamo un caffè al bar e chi si è visto si è visto: vuol dire che ogni tanto ti farò una telefonatina per sapere… se il mio telefono funziona. Intanto mi farebbe piacere se tu volessi accettare queste rose: scusami per il colore, ma il fioraio solo di questo colore le aveva.

- Non ti preoccupare: rosse vanno bene e le accetto volentieri. Sei stato molto gentile a portarmele. Adesso i ragazzi non usano più fare questi omaggi. Al primo incontro non ti portano le rose, ma pensano già di coglierle.

- A volte penso che vorrei essere giovane adesso, in quest’epoca, dove tutto è consentito. Altre volte penso che era meglio l’epoca nella quale sono vissuto io dove ogni cosa, da un pezzo di pane ad una donna era una cosa assai desiderata. Ma come spesso accade, penso che la verità stia nel mezzo. Senti Eleonora, parliamoci chiaro. Tu gentilmente hai rivolto un invito ad un naufrago, ed io l’ho accettato: mica ti ho imbrogliata dicendoti che ero uno di quei bei ragazzi che vanno ad “Amici” di Maria De Filippi, oppure essere un Richard Geere?

Scusami se ti ho delusa… Adesso tocca a te decidere il da farsi!

- No, è che… Scusami tu Vittorio se sono stata crudele e scostumata…

- Addirittura mi paragoni con Noè?

- No, è… La realtà è che ho fatto un invito ad un naufrago, ma non credere che me la passi meglio di te, e che sei al sicuro sulla mia barca di salvataggio: Anch’io in realtà sono una naufraga travestita da addetta al salvataggio!

- Bene, in due anche essere naufraghi aiuta: c’è più speranza di salvarsi o come gli innamoratini di Painet potremmo consolarci a vicenda. Solo gli eremiti preferiscono stare da soli, ma penso che anche loro, pur non lasciandolo trasparire, soffrano di solitudine.

- Lì entra in ballo la religione, con l’equazione: Sacrifici ora = a premi nell’altra vita, altrimenti un eremita sarebbe da ricoverare in manicomio!

- Eleonora tu ci credi ad un’altra vita?

- Certamente! Ad una vita di anime e non di corpi.

- Io non riesco a capirla una vita fatta in questo modo. Io credo più ad una vita, come ci spiega Dante nella Divina Commedia fatta di gente “intera” che trasporta sassi da una parte all’altra.

- Tu sei troppo legato alla visione terrena della vita, ma se uno ha fede capisce che la vita vera è quella dell’anima e… a cui tutti noi aspiriamo.

- Per aspirare a quella vita devi prima morire, ed io ho paura della morte.

- Morire è la cosa più semplice, è solo un passaggio da un luogo ad un altro.

- Come parli tu, allora se ci muore una persona cara non dovremmo piangere?

- Certo, ma solo perché non la vedremo per parecchio tempo. Loro però da sopra ci guardano.

- Eleonora, ma come siamo andati a finire su questi discorsi? Ci siamo appena conosciuti ed invece di parlare di cose piacevoli ci mettiamo a parlare di cose... Cose dell’altro mondo, è proprio il caso di dirlo!

- Anche queste cose servono a far conoscere due persone come la pensano.

- Io ti voglio conoscere in carne ed ossa e non sotto forma di spirito…

- Questo tipo di conoscenza non mi rassicura a stare sola in tua compagnia: potresti essere un mostro?

- Certo: Un mostro napoletano!

- Dove non può il corpo può la mente e dove non può la mente può lo spirito!

- Eleonora, la mia faccia neanche a me piace, ma ho imparato a sopportarla, e ti posso assicurare che di dentro sono migliore: sono un babà o una sfogliatella… e poi è solo un caffè o una fetta di torta che dobbiamo prendere assieme: mica stiamo andando in chiesa per sposarci?

- E’ vero, hai ragione tu; sto facendo troppo la difficile, sono un po’ frastornata… Scusami se sono stata scortese.

Voglio essere sincera con te e ti dirò la verità. Il fatto è che io avevo romanzato quest’incontro, e non era proprio così quello che m’aspettavo. Ho trentasei anni, e per quelle della mia età è passato il tempo del Principe azzurro, ma io non ti nascondo che lo sto ancora aspettando e fidavo molto in questo incontro.

- Allora sei rimasta doppiamente delusa trovandoti davanti un principe… grigio?

- No!… Ad essere sinceri un poco sì, però sono stata ricompensata dai giorni precedenti che mi hanno dato, dopo un lungo letargo, la gioia di fare dei sogni straordinari!

- Vivere nei sogni è bello, ma poi uno deve svegliarsi, altrimenti si finirebbe di vivere come dicevamo poc’anzi: in spirito. Allora che facciamo, vogliamo uscire da questo letargo e prendiamo questo caffè?

- Sì lo prendiamo… però ho anche deciso che dopo voglio essere portata al ristorante. Mi dispiacerebbe averti fatto venire da Napoli per prendere un caffè a Roma quando tutti sanno che il migliore caffè lo fanno proprio a Napoli!

- Cosa ti ha indotto a questo cambiamento radicale: solo il fatto che vengo da lontano e vuoi darmi lo zuccherino?

- Pian piano mi sono accorta che ti ho trattato troppo male, come se tu avessi commesso una colpa gravissima, e intendo rimediare per essere perdonata.

- Tu non sei debitrice di nessun perdono; il solo colpevole in questa storia sono io, che ho ciurlato nel manico, nascondendoti fin dall’inizio della storia la mia età. A mia giustificazione posso solo dire che pensavo restasse confinata in un’amicizia telefonica, e mai avrei potuto immaginare che la cosa si evolvesse fino ad arrivare ad un incontro faccia a faccia con una signorina addetta al servizio guasti della Telecom, per giunta bellissima e giovanissima!

- Ti dispiace di quest’evoluzione?

- No… anzi sono stato felicissimo, solo che nella mia mente di eterno ragazzo, pensavo di passare inosservato come gli spiriti dei boschi. Ad aggravare ancora di più il contrasto esistente fra noi è la tua bellezza che ha superato ogni mia immaginazione e il tuo viso che mostra meno dei tuoi trentasei anni che denunci, allargando ancora di più la forbice d’età esistente fra noi.

- Mi trovi bella?

- Bellissima.

- Preferivi fossi brutta?

- No, ti preferisco come sei: anche se come dicevo la tua bellezza scava un altro solco fra noi due.

- Tu sei dell’idea che se io fossi stata più brutta, “mi sarei accontentata?”

- Io sono dell’idea che è meglio avere una cosa bella per un attimo e perderla, che non averla mai avuta!

- Grazie per come mi vedi.

- Grazie per come sei fatta!

- Bando alle ciance! Allora vuoi portarmi o no a questa cenetta?

- Volentieri ti ci porterei, ma non posso accettare questo tuo immolarsi per un presunto torto commesso nei miei riguardi. Lasciamo stare le cose come stanno: il tempo è galantuomo e può darsi che un giorno ci farà rincontrare!

- Vittorio, sei un poco permaloso a quanto vedo. Non vorrai che ti preghi in ginocchio adesso?

- Questo non lo permetterei mai. Sono io che ti chiedo scusa per il mio carattere. Dicendo che sono poco permaloso, mi hai trattato bene: sono uno che subito se la prende a male.

- Uno che già al primo incontro, mostra i suoi difetti, non è una persona che vuole approfittare di te. Ne ho conosciuti tipi ch’erano dolci come crema, ma poi all’atto pratico si dimostravano per quello che realmente erano. Io adesso credo di conoscerti e non ho remore a mangiare in tua presenza!

- Anch’io ti conosco; il bello è che sembra di conoscerti da diverso tempo: mi sento talmente a mio agio con te che è come noi due già ci fossimo incontrati! Io non credo alla reincarnazione, ma se ci credessi direi che io e te ci siamo conosciuti in un’altra vita... Forse sono stato tuo padre, forse tuo figlio o forse un tuo amante.

- Io invece ci credo ad una vita precedente ed anche ad una vita futura, quindi penso che ciò che hai detto possa essere possibile, perché anch’io con te mi sento allo stesso modo.

- Secondo me, non per rompere questa bella bolla di romanticismo, se andiamo da una psicologa in questo momento, forse ci dirà che noi siamo due anime perse che vagavano nei meandri bui che stesso noi ci costruiamo; due persone ch’erano all’ultima spiaggia, “almeno per me” e si sono ritrovate e aiutate vicendevolmente.

- Io non mi sento una persona all’ultima spiaggia!

- L’ho già detto, “almeno per me” quindi ti ho esclusa.

Vogliamo tornare coi piedi per terra da tutti questi viaggi fatti in altri mondi e mi dici dove preferisci che ti porti?

- Conosco un ristorantino fuori porta, molto discreto e silenzioso che penso faccia proprio al caso nostro.

- Andiamoci subito allora.

Tu abiti da queste parti Eleonora?

- Sì, ho in affitto, assieme ad un amica un appartamentino, ma sono un paio di mesi che la mia amica si è fidanzata ed è andata a convivere… raddoppiandomi le spese.

- Ce la fai da sola a coprire le spese?

- Facendo economia, ci riesco. La paga è discreta, ma da quella, oltre alle spese e la pigione, devo togliere anche qualcosa da inviare a mia madre.

- Perché ne ha bisogno?

- Prima si, adesso non più, ma mi dispiacerebbe troncare questa rimessa di cui mia madre, aumentando di molto l’ammontare si vanta con parenti ed amiche. E poi mia madre non ha avuto mai un soldo suo. Per togliersi uno sfizio qualsiasi, doveva sempre chiedere a mio padre o fare la cresta sulla spesa. Ora dice di avere un gruzzoletto conservato per quando io mi sposo e dovrà affrontare le spese per venire sul continente.

- E’ un buon proposito!

- E tu?

- Io abito a Napoli, dalle parti della chiesa della Resurrezione: “Quartiere Deberlusconizzato” in un appartamento di quattro camere e accessori, di cui sono per fortuna proprietario, e vivo in compagnia di… un telefono che non squilla.

- E’ grazie a questa presunta anomalia che ho trovato un amico?

- Ed io un’amica. Una bellissima e deliziosa amica.

- Grazie, però neanche tu sei da buttare?

- Grazie per il complimento… sincero.

- Quello che dico è sempre la verità. Non mi piacciono le bugie e i doppi giochi. Poi così facendo è anche più facile vivere. Puoi sempre tornare su un argomento e parlarne, sicura di dire la medesima cosa, senza dover pensare ogni volta quello che uno ha detto la volta precedente. Tu, oltre ad avere l’appartamento di proprietà, che è già una bellissima cosa, di cosa vivi?

- Diciamo che: Teng ‘e rendite spase ‘o sole.” a Napoli.

- Capisco quello che hai detto nel tuo dialetto: “sei un proprietario terriero?”

- Scherzavo! Ho degli appartamentini avuti in eredità da una vecchia zia, e dati in fitto, da cui ricavo un gruzzoletto, ma il mio reddito principale è la mia pensione che ho accumulato in tanti anni di lavoro.

- Così giovane già sei in pensione?

- E’ la prima cosa bella che mi sento dire, grazie.

- Grazie di cosa? Stavo entrando nella tua privacy e tu mi ringrazi pure?

- Il grazie vale per aver detto che sono ancora giovane!

- Non ci montiamo la testa ora, giovane rispetto all’età di pensione. Uno s’immagina un pensionato come un vecchio decrepito.

- Altri tempi Eleonora, adesso ci sono finanche i baby pensionati, gente che ha più anni di lavoro dell’età anagrafica.

- Come è possibile?

- E’ possibile per i tanti accordi e imbrogli che fanno in ambito governativo. Un dirigente o un giudice che viene spostato in una zona difficile o degradata, o un diplomatico che viene inviato a rappresentare l’Italia in una nazione ostile, o dove ci sono scontri con morti fra le diverse Etnie, per incentivarlo oltre ad emolumenti speciali, gli danno pure il doppio dei contributi pensionistici… e accumulano il doppio degli anni contributivi.

- Quello è un altro mondo che non ho mai preso in considerazione… Gli imbroglioni mi danno fastidio… Vittorio, il ristorante è alquanto lontano: ci spostiamo coi mezzi pubblici o andiamo in macchina?

- No, prendiamo la mia macchina che ho parcheggiato nelle vicinanze, dietro una chiesa dedicata al cuore di Gesù.

- Meglio così, si farà certamente tardi e di notte non ci sono mezzi con la stessa frequenza del giorno…

- Questa sarebbe la mia Torpedo Blu!

- Uguale al padrone: ti calza a pennello e non poteva essere diversamente.

- E’ una Fiat, ma è venuta da Napoli senza fiatare: perché non ti va?

- Va benissimo, per me una macchina è buona fintanto cammina, solo che anche lei, come il padrone, mi è stata presentata diversamente, via telefono…

- Ho avuto sempre macchine usate. A Napoli avere una macchina nuova è come parcheggiare il portafoglio pieno di soldi giù al portone. Invece io con questa vado dove voglio e se non trovo parcheggio la lascio aperta in seconda fila: ci pensa a spostarla e a sistemarmela quello che deve uscire.

- A Roma invece, oltre ai ladri, è un po’ di tempo che sono usciti dei nuovi Neroni che di notte incendiano le macchine e motorini come fosse niente.

Ce la fai a guidare con questo traffico?

- A Napoli sono abituato a ben altro.

- Vai diritto, ti dirò io dove girare…

- Mi sembra di ricordarle queste strade: di sicuro ci sarò passato quando facevo il militare… avanti Cristo?

- Noi non stiamo facendo altro che costeggiare il Tevere: al prossimo semaforo “verde” gira a destra, fra qualche chilometro prendiamo la strada per Monte Mario e siamo arrivati.

- Come semaforo verde: perché qui si passa anche con il rosso?

- Sei tu che sei daltonico e un paio di volte hai scambiato il rosso per il verde: Meno male che non erano zone presidiate da vigili, altrimenti ti prendevi pure una bella multa.

- Non fanno nessuna eccezione per gli stranieri qui?

- E chi sarebbe lo straniero: Tu?

A Roma ci sono più Napoletani che Romani… Attenzione a quello col motorino che cerca d’infilarti!

- Non aver paura, io sono concentrato più dei concentrati di pomodoro: quando guido non chiudo mai gli occhi.

- A volte sono gli altri che li chiudono e vengono a sbattere!

- Adesso metto anche gli occhiali: sei contenta?

- Se ci vedi meglio ok, altrimenti che li metti a fare?

- Pochi mesi fa, mi è scaduta la patente, e il medico dell’agenzia mi ha fatto leggere da lontano, quel cartello in cui non ci sono lettere ma solo delle lettere “C” girate in tutte le posizioni e sempre più piccole man mano che si scende. Inizialmente ne ho indovinate parecchie, poi ho iniziato a vedere ombrato ed ho chiesto io al dottore se quando ero alla guida dovevo mettere gli occhiali: sai lui cosa mi ha risposto?

- La risposta più ovvia sarebbe che dovevi mettere gli occhiali… e invece?

- Invece mi ha detto che la gente che attraversa la strada è molto più grande di quelle lettere “C” e che quindi potevo guidare senza occhiali.

- Rallenta che stiamo per arrivare. Dovrebbe passare una pompa di benzina della Agip e poi un giornalaio…

- Io pensavo di muovermi io, invece sono loro che passano? La pompa di benzina la vedo in lontananza, tutta illuminata… poi… Ecco quella dev’essere l’edicola: pronta a passare!

- Ridi, ridi, che mamma ha fatto gli gnocchi! Infatti quella è l’edicola che cercavo. Passala, e alla prima traversa svolta a destra, e fra due trecento metri siamo arrivati… Infatti, ecco: questo è il ristorante dove ti dovevo condurre!

- Come si chiama?

- “Il buco degli innamorati.”

E’ piccolo, ma bello, vedrai che dopo mi ringrazierai per averti portato in questo posto.

- Ci sei già venuta con qualcuno?

- Iniziamo con gli interrogatori? Comunque ti dirò che non sono mai venuta, e questo ristorante mi è stato consigliato da un’amica… Sei contento?

- Tu non mi devi nessuna spiegazione. La mia era una domanda fatta così alla buona, senza nessun intendimento di andare a scavare nella tua vita.

- Io sono sincera e puoi scavare quanto vuoi senza trovare nulla di nascosto.

- Eleonora ti prego, lasciamo fuori alla porta questi discorsi… grazie per avermi portato in questo posto, anzi facciamo così: Alla fine facciamo un solo conto, se no passerò la serata a ringraziarti continuamente. Grazie per avermi invitato; grazie per avermi concesso di passare una serata in tua compagnia; grazie per il ristorante… Facciamo così, incomincio a darti una caparra sui ringraziamenti della serata: “Grazie di esistere!” Sembra una frase fatta, ma io lo penso veramente.

- Esagerato! E questa sarebbe solo un anticipo? Mi stai viziando, perché dopo mi aspetto qualcosa più grande di quello che mi hai appena detto.

- Cercherò di non deluderti.

- Vogliamo entrare o preferisci passare la serata qua fuori?

- Scusa. Dai entriamo! Bello veramente! Avevi ragione, lo trovo delizioso. Ci mettiamo in quell’angolo?

- Quello è un posto adatto per gli innamorati…

- Anche per chi vuole conversare in santa pace…

- E noi siamo qui per conversare e non per altro: Vero?

- Non avevamo detto che mangiavamo pure?

- Quello era sottinteso. “A buon intenditor poche parole.”

- Non chiudiamo la porta alla provvidenza: può darsi che da cosa nasca cosa?

- Io lascio la porta aperta, ma togliti dalla testa che vedrai la provvidenza varcare quella soglia.

- Per me già è abbastanza che tu lasci la porta aperta e non ti ostini a tenerla chiusa. Vuoi ordinare tu Eleonora?

- No, fallo tu, io non sono tanto pratica di ristoranti, se parlavamo di pizzeria era diverso, perché sono una frequentatrice abituale.

- Allora perché non siamo andati in pizzeria?

- Perché ci vado ogni giorno ed oggi è una giornata speciale.

- Io non conosco i tuoi gusti, quindi devo farti per forza il terzo grado: Incominciamo con l’antipasto?

- Sì, una piccola porzione d’insalata di mare la gradirei.

- Per primo, ti piace di più la roba cotta al forno, tipo lasagna, o preferisci un comune spaghetto a vongole?

- Uno spaghettino va benissimo, ma non lo voglio comune, deve essere speciale!

- In non so come si faccia a far diventare speciale un comune spaghetto, comunque lo chiederemo al cameriere con la speranza che possa compiacerci.

- Io vado matta per la lasagna, ma a quest’ora preferisco non avere quel peso sullo stomaco, ed anche perché non era previsto che si veniva a cena e quindi qualcosa ho mandato giù prima di uscire di casa.

- La lasagna io non la cambierei con niente, e penso che il mio stomaco l’accetterà volentieri, visto che oggi pensando all’incontro di questa sera mi sono scordato di darlo a mangiare.

- Vittorio, mi fai commuovere: sei proprio un ragazzone!

- Che ne dici allora di prendere una porzione di uno e una porzione dell’altra e poi dividiamo a metà?

- Va benissimo: ottima idea.

- Per secondo pesce o carne?

- Io preferisco una fetta di pesce spada alla brace.

- Speriamo che ne abbiano: non ho ancora visto né il mare, né il menù?

- Il mare qui te lo sogni, ma i pesci ora sanno arrampicarsi anche sulle montagne.

- Cameriere ci porti due insalate di mare, uno spaghetto a vongole per la signorina, ma dev’essere speciale, e una razione di lasagna per me, se c’è.

- In questo ristorante non ci facciamo mancare mai niente signore, e siamo in grado di far fronte a qualsiasi richiesta del cliente.

Volete ordinare anche il secondo oppure ripasso dopo?

- Si è arrampicato il pesce spada qui?

- Come signore?

- Non se la prenda, sono io che sto fuori con la testa.

- Non si sente bene forse?

- Nient’affatto: non mi sono mai sentito meglio in vita mia.

- Mi fa piacere per lei, e voglio assicurarla che il pesce spada c’è ed è quello buono che ci arriva direttamente dalla Sicilia.

- Allora ci porti due tranci di pesce spada alla brace e per contorno un’insalatina verde.

- Vino?

- Certo! Ci porti del bianco buono, coca cola e acqua minerale effervescente.

- Sarete serviti al più presto possibile, ma nel frattempo potete ascoltare musica dallo stereo che sta alle vostre spalle, e volendo potete tirare il séparé.

- Caspita che organizzazione, chissà dopo quanto ce la faranno pagare?

- E’ un’offerta della casa: per questo si chiama il buco degli innamorati!

- Grazie, per avercelo detto… Come si chiama lei? La mia sensibilità non si sente a suo agio chiamando una persona “Cameriere.”

- Mi chiami Ugo.

- Grazie Ugo, ma per il momento abbiamo un gran bisogno di parlare.

- Stavo pensando a quel povero pesce spada che è andato a morire in Sicilia e mi porterà un po’ di sapore dell’acqua della mia terra.

- Speriamo sia vero! A volte, anche nei migliori ristoranti, ti portano a vedere il pesce fresco e poi ti cucinano il congelato che viene dall’Atlantico.

- Sei alquanto malpensante vedo?

- Abbastanza... ma sempre meno di quello che si dovrebbe essere.

- Tu vedi tutto nero davanti ai tuoi occhi?

- No, riesco a vedere anche colorato, senza far uso di filtri. Ricordi che ho visto te col fiocchettino verde nei capelli, davanti al cinema Europa?

- Chissà come dovevo essere ridicola: Una ragazza di trentasei anni che aspetta il suo principe azzurro davanti ad un cinema?

- Era una scena magnifica, degna del film che stavano proiettando. Semmai era il principe azzurro che faceva schifo.

- Sei il tipo che si butta a terra sperando che qualcuno lo aiuti a rialzarsi?

- No Eleonora, a volte cado giù e ci resto; mentre altre volte riesco ad alzarmi da solo. Eleonora, nel frattempo che aspettiamo la cibaria, ti va di parlare un po’ di te?

- Perché di me e non di noi?

- Certamente, ma da una parte dobbiamo iniziare. Vuoi che si lanci in aria la monetina come fanno gli arbitri sui campi di calcio?

- Va bene inizio io, ma devo iniziare da quando ero lattante o posso saltare qualche anno?

- Da quando vuoi, tanto questa è solo la prefazione di un romanzo.

- Sono nata a Palermo, ho trentasei anni e vivo a Roma da tredici. Ho tre fratelli maschi più grandi di me e sono ’ultima di quattro figlie femmine.

- Allora Eleonora abbiamo la stessa età? sai anch’io sono l’ultimo figlio?

Chissà tuo padre da uomo del sud come sarà stato contento quando gli hanno detto ch’era nata la quarta cambiale?

- Non lo so, perché essendo la più piccolina non me lo ha dato mai a vedere…. Perché me lo chiedi: anche tu ragioni allo stesso modo?

- No, “â casa d’’o galantomme nasc’ primma ‘a femmena e po’ l’omm.”

- E’ un proverbio consolatore questo?

- Forse! Noi abbiamo proverbi per tutte le occasioni!

- Come sei diverso da come parlavi per telefono! Sembravi una persona morta di cui avere compassione, e invece sei pieno di brio e sempre pronto allo scherzo…

- Ti dà fastidio questo modo di comportarmi o devo cambiare registro?

- No, nessun fastidio, anzi. Basta che sei naturale… Posso continuare la requisitoria?

- Prego. Scusa l’interruzione.

- La mia gioventù l’ho passata solo a lavorare in casa a fare i mestieri. I miei genitori ed i miei fratelli mi tenevano segregata come una farfalla sotto un bicchiere d’oro. Mi facevano uscire solo per andare a scuola e per andare a messa la domenica.

- A scuola ne avrai conosciuto di giovanotti?

- Certo, ma ognuno si teneva alla larga per paura dei miei fratelli, che ogni tanto per farsi conoscere, venivano a turno a prendermi a scuola. Riuscii a diplomarmi e un po’ perché da noi c’è poco da fare per le ragazze, e un poco per i miei genitori che pensavano che una famiglia che mandava la figlia femmina a lavorare si macchiava l’onore, presi la decisione di venire sul continente. Feci la commessa in diversi negozi d’abbigliamento, poi feci domanda alla Telecom e fui assunta.

- I tuoi genitori come la presero quando tu dicesti che volevi partire?

- I miei non volevano che partissi per nessuna ragione al mondo: “mio padre diceva che tutte le ragazze che lasciano la Sicilia e vanno sul continente, vanno a fare tutte quante le buttane.” Inaspettatamente trovai la collaborazione dei miei fratelli che oltre a darmi il permesso, mi dettero anche i soldi del biglietto e qualcosa per vivere nei primi momenti.

- Come mai i tuoi fratelli così severi alla tradizione siciliana, hanno fatto questo cambiamento?

- Loro sono camionisti, girano, conoscono gente, ed hanno capito che una ragazza tenuta chiusa in casa è un peccato di Dio e che prima o poi i miei genitori mi avrebbero fidanzata con qualche pescivendolo del luogo, contro la mia volontà, quindi si sono parlati ed hanno deciso, contro la volontà di mio padre, di darmi libertà aprendomi la gabbia della vita, con la consapevolezza che me la sarei saputo sbrigare da sola.

- Certamente appena sei arrivata a Roma hai avuto un nugolo di ragazzi che ti corteggiavano?

- Sì, incontrai molti ragazzi, ma la maggior parte si volevano solo divertire.

Uno solo mi è durato qualche mesetto e poi si è esaurito come una pila elettrica.

Andavamo in giro; nei week-end, mi portava spesso in discoteca, poi un giorno mi sono accorta che faceva uso di estasi e di altre polverine e che voleva che anche io lo imitassi in quel vizio dannoso, costoso e schifosissimo, e lo lasciai andare per la sua strada.

Da allora ho pensato solo al lavoro, poi sentendo la tua voce giovanile per telefono, mi sono ricordata che esistono ancora gli uomini ed ho tentato di accalappiarne uno.

- Mi dispiace di averti dato una fregatura… però devo darti atto che sei riuscita a catturarmi: “anima e corpo!”

- Inizialmente, lo confesso, sono rimasta un po’ male, ma ora sono contenta di stare con te. Sei molto gentile ed educato e mi guardi e mi tratti come stessi su un piedistallo. E’ una sensazione che non ho mai provato con i ragazzi d’oggi che sono tutti, chi più e chi meno, arroganti, scostumati e presuntuosi.

- I ragazzi di oggi, sono così perché è l’epoca che li vuole così. (Il presidente del consiglio insegna.) Ognuno che si comporta diversamente viene messo da parte e chi è out non fa una bella vita!

Hai due occhi spenditi incastonati in un bellissimo viso acqua e sapone…

- Grazie, sei molto gentile e romantico, le donne invece guardano più la realtà!

- Hai due…

- Non esageriamo adesso.

- Volevo solo dire che hai le labbra che sono la fine del mondo ed evocano…

- Basta così, ti prego!

- Ho esagerato?

- No, però mi vergogno. Mi sono salvata in calcio d’angolo perché vedo che sta arrivando il cameriere con un carrello pieno di leccornie tutte per noi.

- Allora lascia la palla in angolo, poi dopo tocca a me di scoccare il tiro.

- No, dopo calcerò io e vorrò sapere da Vittorio ogni particolare.

- Allora non vuoi più ritornare a casa?

- Perché sono tante le avventure che hai avuto e sono tutte raccontabili?

- Tutte cose finite male, quindi potrei pure metterci una pietra sopra e iniziare a raccontarti la mia vita da questo momento in poi, o al massimo da quando non mi suona il telefono.

- Vuoi trovare una scappatoia alle mie domande? La vita che stai vivendo in questo momento, è life, in diretta, ed io la sto vedendo come in televisione.

Domani, a mente fredda dobbiamo consultare l’auditel e vedere che percentuale di consensi ci dà.

- Iniziamo a mangiare Eleonora, anche se non smetterei più d’ascoltarti… prima che il freddo ci diventi caldo e il caldo si raffreddi!

- Non so da dove iniziare?

- Ti va iniziando con un goccio di vino per brindare al nostro incontro o chiamo Ugo e faccio portare lo champagne?

- Odio gli sprechi; un goccio di vino va bene, a volte basta solo il pensiero, il gesto.

Cin Cin al nostro incontro.

- Che fai Eleonora: vuoi sedurmi?

- No, voglio soltanto baciarti le gote, come si conviene fra amici, e strofinarti le orecchie con il nostro… champagne.

- Con immenso piacere lascio che le tue magnifiche labbra sfiorino questo mio viso incontaminato.

- Valle a raccontare ad un’altra queste panzane! Tu che ti metti ancora a pavoneggiarti con le ragazzine per telefono saresti l’incontaminato?

- Eleonora, sei giovane, ma ti pregherei di non farti troppo ragazzina, se no mi arrestano per pedofilia!

- Ok. Anche perché i pedofili mi fanno schifo e paura allo stesso tempo.

- Eleonora, hai una carnagione splendida, simile al velluto. E’ bastato un fugace contatto per lasciarmi un’orma che nessun sapone riuscirà mai a cancellare.

- Cambi discorso: eh furbacchione?

- Non ho cose nascoste: mi è sembrato più impellente esprimere una sensazione che ho sentito invadermi il corpo.

- Dici che non hai remore, però tergiversi ed ogni mia domanda la lasci a mezz’aria… e cerchi di farmi scema facendomi un complimento.

- Non hai pensato che forse non ti rispondo perché non ho niente che valga la pena di essere raccontato? Fino ad oggi Eleonora, ogniqualvolta ho sentito per una donna quel certo “nonsoché”, ed ho cercato d’intrecciare una relazione, questa mi è durata lo spazio di un’alta marea, ed essendo tutto scritto sulla battigia, veniva cancellato.

- Con me cosa hai in mente: di scriverlo direttamente nell’acqua? o forse ti serve un ventaglio per soffiarti quanto hai caldo e uno scaldino per riscaldarti quando hai freddo?… Guarda che con me fai per davvero un buco nell’acqua!

- Eleonora, tu in quel buco mi hai trovato e lanciato un salvagente, ed ora non mi lasci neanche il tempo per gioire dell’inaspettato salvataggio e già mi ributti fra i gorghi? Sono in cerca di un approdo sicuro Eleonora; sono stanco di affrontare tempeste e burrasche.

Se potessi con Dio arrabbiarmi, gli chiederei perché mi ha fatto nascere quando il mio e il tuo tempo non coincidevano. Gli chiederei….

- Vittorio non ti dimenticare di chiedergli pure perché ti ha fatto nascere a Napoli, mentre io sono nata in Sicilia e lo stesso non ci saremmo incontrati?

- Che fai sfotti?

- No, è solo che io sono abituata a guardare in faccia la realtà… per esempio ora sto guardando questi spaghetti che si stanno raffreddando e m’implorano di essere mangiati.

- Eleonora, hai una boccuccia somigliante ad un bocciolo ancora chiuso, e penso sia un peccato usarla per addentare questi vili vermicelli. Hai…

- Hai, hai… Vittorio, ma tu non hai fame?

- Sono stato incantato dai tuoi occhi dal primo momento che ti ho vista, e non riesco a capacitarmi della fortuna che ho avuto ad incontrarti. Ogni tanto devo darmi un pizzicotto per capire se dormo o son desto.

- Fammi un favore, Vittorio: mangiamo. Sento i peluzzi che ho sulle braccia che si sollevano al tuo parlare. Mai ragazzo della mia età, pur avendo di più di quello che tu hai avuto, è arrivato a darmi le stupende sensazioni che provo stasera.

- Eleonora…

- Ti prego Vittorio, smettiamola di parlare, prendiamoci un po’ di pausa.

- Ok. Cam… Ugo, per cortesia ci porta due piatti vuoti: abbiamo intenzione di fare un miscuglio…

- Dite a me cosa volete fare e lo farò io per voi.

- Ad ognuno di noi è venuto voglia di mangiare quello che l’altro ha nel piatto, quindi se lei è così cortese di prendere due piatti vuoti, darà alla signorina mezza porzione di lasagna e mezzo spaghetto, il restante, che poi sarebbe l’altra metà la darà a me che anticipatamente ringrazio.



- Eccovi serviti!

- Grazie.

- Allora buon appetito.

- Ti auguro altrettanto.

Per cinque minuti usiamo le bocche soltanto per nutrirci; i commenti li rimandiamo ad ogni intervallo.

- Ok, diamo inizio alle danze…

- Primo intervallo: parliamo di cosa?

- Mi sembra giusto riservarlo al pranzo: io l’ho trovato squisito questo spaghetto. C’erano dentro oltre alle solite vongole, una gran quantità di molluschi diversi che neppure sapevo esistessero, ma tutti uno più saporito dell’altro.

- Volendo possiamo chiedere ragguagli al cameriere?

- Non ha importanza, il necessario è che li ho trovati squisiti.

- Ed invece io ottima ho trovato la lasagna… Guarda, guarda, ognuno di noi ha conservato per ultimo una forchettata di quello che gli piaceva di più?

La vita reale non è così, le cose belle si prendono per prima!

- Non sono d’accordo con quello che dici: anche nella vita di tutti i giorni le cose più belle si conservano per ultimo. Prendiamo ad esempio due innamorati: si baciano, si toccano ma la cosa più bella la conservano per il matrimonio.

- Ma tu Eleonora in che epoca vivi?

- Io penso di vivere l’attuale!

- Perché, tu che sei stata pure fidanzata vorresti farmi intendere che sei ancora…

- Sì, non mi vergogno, anzi mi vanto di essere a trentasei anni come la lana di una pecora o un olio d’oliva o col dovuto rispetto come la Madonna.

- Hai avuto un figlio? Dov’è e come si chiama?

- Fai lo gnorri, o lo sei per davvero? Mi dispiace che sono stata io la prima a mettere in mezzo ai nostri insulsi discorsi la cosa a cui tengo tanto: la Madonna... Perciò ti pregherei di non mischiare il sacro col profano, anche se come dicevo poc’anzi la colpa è stata mia. A questo punto, se non mi fossi già vantata prima, continuerei il discorso dicendo: “Non per vantarmi,” se tutte le ragazze fossero come me, il mondo non sarebbe pieno di malattie trasmesse col rapporto sessuale: tipo Aids.

- Si, è vero, però torneremmo a prima del “68” e i giovani non saprebbero più dove menare la testa… se non nel muro.

- Perché tu ti sei buttato con la testa nel muro?

- No, però non ho fatto una bella vita con le ragazze: da noi si dice: “Ho spuzziliato”, come galline in un cortile.

- Ti sei arrangiato… è così?

- Quasi. La traduzione letterale sarebbe: “ho piluccato.” Ossia: mangiato in piccole dosi per ingannare lo…stomaco.

- Non sei morto dunque? Sei vissuto fino adesso, allora perché fai lo gnorri?

Oppure fai lo scemo per non andare in guerra: che poi sarebbe la stessa cosa?.

- Non faccio lo gnorri Eleonora, sono proprio così al naturale: mi piace di scherzare soprattutto sulle cose serie.

- Sei come un bambino?

- Un giorno mi sento vecchio come Matusalemme; un altro giorno vedo un vecchio che mi guarda dallo specchio, ma io non lo riconosco.

- Questo è un punto a tuo sfavore. Io pretendo che quando si parla di cose serie si faccia i seri e quando si parla di religione o di simboli, si adotti un eloquio consono all’argomento trattato.

- Sei cattolica praticante, o per meglio dire sei una bigotta fondamentalista?

- Sono una cattolica all’acqua di rose, però su certe cose non transigo e ci tengo come una fondamentalista.

- Io invece mi ritengo un cattolico complementare.

- Cosa significa essere cattolico complementare al tuo paese?

- Significa che per me la religione è una cosa accessoria, vado in chiesa, solo ai matrimoni ed ai funerali, però per rispetto, quando sono in chiesa, faccio tutto quello che fanno gli altri: Mi alzo, mi faccio il segno della croce e scambio il segno della pace coi vicini.

- E quando il prete dice: “Andate, la messa è finita.” tu ti alzi e te ne vai vero?

- Bravissima! Come hai fatto ad indovinare?

- Ho capito che sei un ateo: questo ho capito di te!

- Però all’acqua di rose… perché forse sono l’unico ateo che ha letto la Bibbia, il Corano, e so tutto sulla vita di Buddha e di Maometto: cose che secondo me non hanno fatto neanche i preti.

- Ti lascio quest’attenuante, però prima devi rispondere ad una domanda: Se tu un giorno decidessi di sposarti dove celebreresti il matrimonio: in chiesa o al municipio?

- Qui la cosa si mette bene: già parliamo di matrimonio! Con tutta sincerità, io preferirei il matrimonio in Comune, data la mia età, ma se la mia sposa optasse per la chiesa non creerei problemi: si sposa in chiesa.

- Bravo! meriti appieno l’attenuante.

- Grazie! ma perché queste domande: vuoi per caso sposarmi? Io lo farei anche domani mattina!

- Grazie, ma io non sono ancora arrivata all’ultima spiaggia, che incontro una persona sconosciuta e dopo mezz’ora me la sposo.

- Io invece quando incontro una persona che mi piace, non faccio amicizia, ma m’innamoro all’istante.

- Se soffri d’innamoramento facile ed hai tanta voglia di sposarti: come mai sei arrivato alla tua età e sei ancora scapolo? Oppure sei un uomo sposato con una caterva di figli e ti diverti ad insidiare le ragazze… a fare… il pedofilo insomma?

- Scusate signori: posso servire il secondo? Vi ho visti presi da una discussione ed ho creduto opportuno non interrompere, ma ora…

- Hai fatto bene Ugo, mi hai salvato da una situazione difficile, grazie. Ora puoi portare in tavola.

Emana un odore questo pesce spada che ti apre lo stomaco.

- Dall’odore dev’essere squisito. Però prima che incominciamo a mangiare, esigo che mi rispondi alla domanda precedente: Chi sei in realtà?

- E’ una parola? Ci sono filosofi che per tutta la vita si chiedono: Chi sono? da dove vengo?

- Sei un filosofo tu?

- Sono innanzitutto un uomo di cui ti puoi fidare. Sono un amante del bello e mi sono sempre innamorato di persone troppo piccole d’età, o con l’aggravante di essere troppo piccole e già sposate.

- Le donne sposate divorziano, si fanno un’amante, diventano vedove: a te non è mai capitato un qualcosa del genere?

- Che io ricordi mai!… anzi a pensarci bene una volta è capitato che una mia vecchia fiamma ha divorziato.

- Allora come è andata a finire?

- E’ andata a finire che nel frattempo era invecchiata e soprattutto ingrassata e non mi piaceva più… anche se era sempre più giovane di me.

- Meno male che lo hai ammesso. Da come hai iniziato sembrava che lei sola fosse invecchiata, mentre tu avevi conservato la fragranza della gioventù.

- Mi fai così megalomane?

- Non ti faccio niente, ma ho capito soltanto che per il signorino una persona dev’essere perfetta, altrimenti non se la fila nemmeno.

- Hai letto perfettamente nel mio pensiero.

- Tu forse ti credi di essere perfetto?

- Sono io il primo a capire che non sono un “ruotolo d’oro”, ma forse è proprio questa la molla che mi spinge a cercare cose contrapposte. Per me la bellezza è fondamentale. Se dovessi assumere una domestica, non riuscirei a portarne in casa una brutta… come minimo dovrebbe essere così, così!

- Dovrebbe essere una Miss Italia… per portartela a letto?

- No, farei lo stesso se dovessi assumere un cameriere o uno spazzino. Non parliamo poi se fossi il Sindaco di un paese e dovessi scegliere le guardie municipali... dovrebbero essere tutti quanti belli, ed alti almeno un metro e novanta.

- Anche se sono ignoranti o cretini?

- No, l’ignoranza ritengo sia una malattia insopportabile.

- Secondo me, giovani, belli e intelligenti, ed alti almeno un metro e novanta sarebbero tutti giocatori di palla a canestro, o farebbero gli attori o i corazzieri e non i Vigili Urbani. Se toccasse a me sceglierli, li prenderei tutti che conoscano magari una lingua e sappiano comportarsi educatamente.

- Era solo per darti il senso di come la penso.

- A me come mi trovi?

- Perfetta in tutti i sensi.

- Non so se è un male o un bene.

- E’ un bene. Quando ti ho vista ferma fuori al cinema, se non mi piacevi sarei passato oltre senza fermarmi.

- E avresti lasciato quella poveretta ad aspettare chissà quando? Lo sai che sei cattivo?… per non dire crudele?

- Lo so, ma cosa avrei potuto fare? Andare vicino e dirgli: signorina se ne torni a casa perché lei non mi piace?

- Allora anche io avrei dovuto fare la stessa cosa, perché appena ti ho visto non mi sei piaciuto?

- Difatti lo stavi facendo, poi un qualcosa di me… ti ha ammaliato.

- Si, i capelli. Tornando al discorso che stavamo facendo in precedenza… dalla reazione mi è sembrato che tu non l’hai capita la metafora della pecora e dell’olio d’oliva: o è stata una mia impressione?

- Come no! Della pecora ho capito che sei morbida e calda; dell’olio invece ho capito che uno con te deve andare cauto perché se ti beve tutto d’un fiato, oltre alla mente si scioglie anche il corpo.

- Un’altra cosa ho capito di te, che oltre a scherzare sei anche schifoso: stiamo mangiando e te ne esci con queste schifezze?

- Scusami tanto Eleonora, cercherò di non farlo più, ma questa è una prerogativa innata. Sin da piccolo venivo cacciato dal tavolo, perché sempre quando mangiavamo, mi veniva voglia di parlare di lucertole e topi, e facevo anche i gesti simulando che la coda mi rimaneva impigliata fra i denti.

- Non farlo più Vittorio, te ne prego, per poco non ho cacciato fuori tutto quello che con immenso piacere avevo messo dentro. Prendiamoci un breve intervallo a parlare di noi. Dove eravamo rimasti?

- A volte il silenzio vale più di mille parole!

- A volte è vero che il silenzio è doro, ma in questo caso è solo una scusa per non parlare di te. Non ho capito ancora perché sei così recalcitrante: hai gli scheletri nell’armadio forse?

- No, niente scheletri… ma io vorrei parlare di questo pesce spada che ho trovato veramente squisito.

- Che c’è ancora da aggiungere oltre che era squisitissimo? Parliamo di noi invece, anzi di te.

- Dell’insalatina non ne vogliamo parlare? Anche lei era fresca e sfiziosa e ci ha permesso di avere la bocca alquanto pulita.

- Vedi come sfuggi? Se mangi una mela l’odore del pesce scomparirà!

- Eseguo immediatamente, ma ho in tasca anche un pacchettino di Daygum Protex, quelle che in televisione dicono che sostituisce lo spazzolino da denti.

- Passamene una, prima che arrivi l’arabo col cammello e mi porta via!

- Che stronzate che fanno. Uno scambia la sua donna con una gomma da masticare: “per me una donna non ha prezzo!”

- E’ un’offesa molto grande per qualsiasi donna: io, in quella particolare occasione avrei preferito che mi scambiasse almeno col cammello. Tu mi avresti scambiata?

- Ripeto: per me la donna non ha prezzo.

- Non ha prezzo nel senso che non vale niente?

- Al contrario. Non ha prezzo perché nessun denaro può comperarla.

- Stavo scherzando io questa volta, ma comunque sono dell’idea che ogni cosa ha il suo prezzo: specialmente le donne.

- Sembra strano che a fare questo discorso sia una donna?

- Perché strano? Il mondo è pieno di esempi di donne che si vendono per quattro lire o per avere un poco di notorietà. Tutte quelle donne che vedi in televisione o sui giornali che si mettono con uomini molto più vecchi di loro, secondo te lo fanno per amore?

- Ci sarà pure qualche eccezione? Torniamo al nostro livello, l’argomento trattato non mi piace tanto: sembra di parlare di corde in casa dell’impiccato.

- Non avere la coda di paglia, tanto non sei né famoso, né miliardario: e poi non hai detto che tu sei giovane?

- Certo che lo sono, ma ogni tanto, nei momenti di difficoltà anagrafiche o di sconforto, mi vengono in mente le parole di una canzone di Renato Zero che fa più o meno così: “Vecchio, Diranno che sei vecchio

e quando ti scoppia il cuore,

non vali quattro lire,

dovresti già morire,

non vali niente più…

- E’ una bella canzone, ma molto triste e che non fa al caso nostro: visto che siamo due giovani a convegno. Se l’argomento non ti piace, torniamo all’argomento che abbiamo messo in disparte. Rammento che stavamo giocando a pallone e tu ti sei salvato in calcio d’angolo. La palla è posizionata sulla bandierina e aspetta che uno di noi la calci. La regola dice che spetterebbe a me, che già molto di me ti ho detto, mentre di te non ho saputo ancora neanche l’età e cerchi sempre di spigolare dando veramente l’impressione di avere qualcosa da nascondere.

- Eccomi pronto. Ora metterò sul tavolo tutto quello che ho racchiuso dentro di me… Sono un bambino mancato, un ragazzo mancato e un uomo mancato.

- Come mi dispiace: Sei mancato insomma? Mi dispiace di non aver visto il manifesto mortuario e di non aver potuto partecipare alle esequie.

- Non farò nessun gesto scaramantico, perché non ci credo, ma se per mancato vuoi intendere “morto” allora ti dirò che sono vivo e vegeto e che alla mia età vado ancora le donzelle a corteggiare: Ti serve un esempio?

- No, grazie: già l’ho avuto in prima persona. Questa è un’altra cosa che depone a tuo sfavore… Forse eri meglio un momento fa quando ti sentivi vecchio. Dimmi un’altra cosa: Tu le cose le fai perché ti piace farle o perché ti piace raccontarle agli amici?

- Scusami se sono stato villano, e spavaldo e ti ho dato un brutto esempio di me. Prima di conoscerti avevo l’elettroencefalogramma piatto. Il cuore ha iniziato a battere quando ti ho vista ferma davanti a quel cinema. Tu non ci hai fatto caso, ma io sono passato più di una volta davanti a te col cuore in gola e non riuscivo a fermarmi. Solo da allora, ho incominciato a vivere ed ho avuto la sensazione che il mio cuore volesse sfondarmi il petto. Riguardo alle cose che faccio, restano solo nel mio cuore e nella mia mente…

Ritiro il vanto di prima e ti prego vivamente di scusarmi: anche perché è una bugia madornale, e se così fosse farei veramente la parte del pedofilo. Poi tu stessa non sei testimone che sono una frana, per essere stato mesi attaccato al telefono ad aspettare che qualche ragazza mi chiamasse?

- Questo potrebbe essere uno di quei mancamenti e gli altri? visto che hai parlato al plurale? Vuoi per una volta essere cosciente di quello che dici e mi racconti tutti questi mancamenti?

- Ecco tutti i mancamenti in ordine cronologico. Quando io nacqui era da poco tempo finita la guerra e la gente moriva ancora di fame, ma io me la sono cavata succhiando fino a tre anni quel poco latte che riuscivo a spremere da una mamma che mi aveva avuto a quarantadue anni e che aveva poco o niente per nutrirsi. Quando non avevo ancora compiuto quattro anni morì mio padre e finii di essere bambino: ma già non lo ero, non avendo mai conosciuto la befana né babbo natale. Giovanotto, sono diventato nelle officine dei tornitori, dei meccanici e degli elettricisti, e la gioventù non l’ho mai potuto godere appieno. Uomo si diventa se uno ha il coraggio di affrontare azioni pericolose, ed io non ho avuto mai tempo e denaro neanche di tentare.

Uomo si diventa pure incontrando una ragazza e mettendo su una famiglia, ma io neanche questo ho avuto il tempo di fare perché ero considerato “un sostegno di famiglia.”

- Questa, presa per sommi capi sembrerebbe una vita da buttare nella spazzatura, ma penso che anche tu abbia avuto i tuoi giochi, i tuoi svaghi, le tue fidanzatine, i tuoi hobby. Non penso che sei arrivato a questa età senza che ti sia successo mai niente di bello: ma poi, anche se così fosse, ricordati che anche il brutto già passato potrebbe essere meglio del buono che deve venire?

- Hai delle mani fantastiche Eleonora. Si muovono leggere nell’aria come due farfalle e aggiungono alle tue parole un’armonia seducente: Meno male che i tuoi interlocutori telefonici non ti vedono gesticolare…

- Grazie, ma non cambiamo discorso.

- Eleonora, hai un sorriso ammaliatore. Starei per ore ad ammirarti e giorni se potessi avvicinarmi a quelle labbra.

- Smettila dai, mi stavi parlando di te?

- Non posso permettermi di scendere dove vorrebbe andare l’uccellin della comare, ma il presentimento è che sei strapiena di roba di prima scelta.

- Vittorio ti prego, ti vuoi fermare e mi stai ad ascoltare? Non ti stai comportando bene! Non posso dire nemmeno che sei ubriaco perché vedo la bottiglia sul tavolo ancora piena!

- La colpa è tua che riesci ad ubriacarmi senza vino. Ecco, sono come un salame!

- Ascolta, vuoi fare la persona seria e mi parli seriamente di te?

- Stai indagando sul mio conto?

- Dì come ti pare: io voglio solo sapere chi è la persona che mi siede accanto.

- Piacere, Vittorio. Segno zodiacale Bilancia: tu eri Vergine mi pare?

- Vedi come ti comporti? Vuoi fare la persona seria? Non mi costringere a prendere dei provvedimenti drastici!

- Parli davvero come un inquisitore!

- Mi hai fatto arrabbiare… scusami.

- Scusami tu Eleonora: E’ colpa mia, che dico baggianate. Stavo parlando di me vero?

- Stavi tentando di parlare di te e invece parli solo di me, e quelle poche cose tue che ti sono uscite, sembra appartengano ad un’altra persona e non a quella che ho davanti a me?. Perché fai così? Cosa hai nel tuo passato che ti frena?

- Ti sbagli, stavo parlando con il cuore in mano dei miei sentimenti, quelli che non si vedono e sono sotto la scorza. Il mio passato l’ho dimenticato. E’ meglio avere un solo presente e una sola speranza per il futuro che due passati. Il passato parla di cose già trascorse che non si possono cambiare, mentre la speranza è una cosa ancora da venire… ed io ho puntato tutto sul futuro!

- Si, però anche il passato conta: è lui che forgia il presente? Chi vive senza ricordi è una persona che non ha un presente per costruirsi un futuro, e tu non sembri così?

- Difatti non sono così. Io voglio vivere il presente ed ipotecare il futuro se ad accompagnarmi nell’ignoto, come Virgilio fece con Dante, quella persona potessi essere tu!

- Pensi che il tuo futuro sarà un inferno e mi chiedi di accompagnarti? Non corriamo professore. Mi sembra di essere tornata a scuola. Parli, parli ed anche bene, però professore io finora sono riuscita a sapere soltanto il tuo nome, senza neanche un cognome.

Se ti perdi, e vado a: “Chi l’ha visto?” che gli dico alla Sciarelli: di trovarmi Vittorio che abita dalle parti della chiesa della Resurrezione?

- Perché verresti a cercarmi?

- Può darsi… forse si, se sapessi chi cercare?

- A parte che so che tu stai scherzando, perché sui vostri computer avete tutti i dati che ti occorrono e forse anche di più… Mi sai dire a cosa serve un cognome se non sei un pretendente al trono o non ti chiami Agnelli o Rockefeller? Se sei una pecora serve soltanto per dare un nome ad altre pecore che tu metterai al mondo ed unirai alle greggi di pecore che pascolano per il mondo sotto la sorveglianza di pastori agli ordini dei suddetti signori; ma difficilmente una pecora in queste condizioni diventerà mai leone!

- Sei politicizzato? Appartieni forse a quei gruppi che s’intrufolano nelle manifestazioni pacifiche e fanno succedere il finimondo incendiando macchine e rompendo vetrine?

- No, sono uno che quando vede le cose storte fa girare i neuroni del cervello e vorrebbe scassare tutto, ma invece, forse per pigrizia, si chiude in casa a rimuginare… e aspetta solo che il telefono squilla.

- Fra il pensare e il fare il passo è breve!

- Fra il pensare e il fare c’è di mezzo il mare!

- E la polizia che ti riempie di manganellate!

- Anche.

- Sei un mandante allora?

- Il mandante dice: “Armatevi e andate!” Io al massimo potrei dire: Armiamoci…e andate!”, mentre in realtà lo penso soltanto, ma non mando e non armo nessuno e non mi muovo da casa neanche a cannonate!

- Siamo sconfinati in un mondo che non è mio. Io sinceramente se da pecora diventassi leone, mi troverei a disagio.

- Non ti angosciare, ti abitueresti subito ad essere leone e mangeresti anche tu le pecorelle. Per il resto non prenderti inutili preoccupazioni che non mi perdo: starò attaccato alla tua gonnella come un bambino a quella della mamma. L’unica preoccupazione mia è che mi perdo in te e poi domani faccio la fine di quelli che tornano dalle crociere Costa.

- Vittorio, tu sei troppo romantico, rifuggi la realtà. Tu vivi come se bastasse l’amore e una capanna, ma senza volerti deludere, devi sapere che ora le ragazze non s’accontentano più della capanna, ma vogliono al minimo un appartamento ben arredato, con tutti i comfort che giornali e televisioni ci schiaffano in faccia dalla mattina alla sera. Adesso vanno di moda i calciatori, ma sono merce rara e solo per poche stronze che scimmiottano in televisione o fanno i calendari con tutte quelle cose rifatte messe in vetrina.

Le ragazze come me, vogliono per prima cosa la sicurezza. Dal punto di vista fisico cercano un uomo che le sappia proteggere. Da quello economico si accontentano della minimizzazione della sicurezza. Gli basta vestirsi, poter andar ogni tanto dal parrucchiere, ed arrivare a fine mese senza avere creditori sul collo.

- E l’amore? Con l’amore è vero che non ci paghi le bollette, ma se hai i soldi per pagare le bollette ma non hai l’amore mi sai dire come vivi? perché vivi?

- Se tu domandassi a mia madre cosa rappresenta per lei l’amore; lei probabilmente ti manderebbe a fare in culo, ma ammettendo che ti rispondesse, sicuramente ti direbbe che lei non lo sa. Se poi gli andresti a fare domande sul sesso: forse ti sparerebbe con il fucile da caccia di mio padre, ma ammettiamo che anche in questo caso lei ti rispondesse, ti direbbe che lei ha avuto dei figli ma non sa nemmeno come ha fatto a farli.

- Anche a lei tua nonna aveva messo nel corredo la camicia della prima notte con un ricamo ben in vista sul petto: “Non lo faccio per la gioia mia, ma per dare un figlio a Dio?”

- Non lo so se avesse questa camicia nel suo corredo, perché io non l’ho mai vista, però sono sicura che lo avesse scritto a chiare lettere dentro di se.

Le donne stavano alla mercé degli uomini e subivano quegli attacchi come statue mute. Era il marito a decidere il come, il quando e il dove.

- Con questo che vorresti dire: che ti piacerebbe fare la stessa vita di tua madre? Ora le donne lavorano ed economicamente sono non dipendenti dal marito, come erano tua madre e la mia, che dovevano sopportare qualsiasi cosa se no se ne dovevano tornare dalla mamma con una mano davanti e un’altra di dietro, con attaccata un’etichetta che le faceva diventare lo zimbello del paese.

- Neanche lontanamente! Volevo solo dire che possono stare assieme più due persone fatte incontrare da chissà chi, ma con un minimo per sopravvivere, che due persone che si amano pazzamente ma non hanno il becco di un quattrino.

- Eleonora, prima erano altri tempi. Come dicevamo dianzi, le ragazze erano sottomesse agli uomini e la sola cosa che i genitori gli inculcavano, era che appena fatte grandicelle dovevano trovare, non un uomo d’amare, ma un “buon partito”, altrimenti ci avrebbero pensato loro a trovarglielo. Non c’era ancora il divorzio, ma con la mentalità di allora sarebbe stata la stessa cosa. Prima, quando una coppia trovava delle difficoltà, andava a chiedere consiglio al prete; ora appena due persone sono in disaccordo, si rivolgono all’avvocato… Eleonora, ti guardo, e più ti guardo, più sento che non potrò fare a meno di te…

- Adesso inizi di nuovo con questa cantilena delle Crociere Costa? Parliamo d’altro. Parliamo un po’ di politica che è una cosa fredda, così ti distrai: parliamo di questo governo per esempio. Ti piace il presidente del consiglio Berlusconi? Lo vedresti tu come futuro Presidente della Repubblica?

- Eleonora, hai detto la cosa più brutta che le mie orecchie potessero ascoltare. Passi dal mio attaccamento a te, a quel Map… che se solo lo sento nominare, mi sale il sangue alla testa?

- Cosa nasconde quel Map?

- In napoletano sarebbe “Mappino” ma siglato sta per: Megalomane, Antipatico e Presuntuoso, come nessuno al mondo: “Va bene che tu sei Siciliana ed i Siciliani votano tutti per lui!” Riguardo a B. Presidente della Repubblica, se ciò malauguratamente dovesse accadere, chiederei asilo politico ad un’altra nazione… anche africana!

- Non pensi che forse sarebbe l’unico modo per indurlo al silenzio?

- Quello solo da morto starà zitto: forse! Dai suoi accoliti, si farà fare una legge ad personam e parlerà solo lui, come Presidente della Repubblica, andando in giro per il mondo a dire fregnacce!

- Esagerato! Esasperi ogni cosa. Io sono Siciliana e mi vanto di esserlo, ma anch’io quell’essere non lo vorrei neanche per pulce nella camicia…

- Bravissima; meriteresti un bacio per le ultime parole che la tua splendida bocca voluttuosa ha pronunciato.

- Perché vuoi derubarmi, procrastinando quello che dici di meritarmi?

- Perché ho paura di te!

- Paura di me? ma non farmi ridere: io, sono una gazzella nelle fauci del leone!

- Io leone e tu gazzella? Avessi magari la criniera? Se ti fai passare davanti agli occhi, il film del momento dell’incontro, vedrai che sono io che sono partito con un handicap?

- E’ questo che ti fa paura?

- Sì, ho paura dei tuoi occhi che mi guardano senza lasciare nessun segno; ho paura che mi scrutino e s’accorgono che sono vecchio; ho paura della tua bocca che mi parla ma non mi dice le parole che vorrei sentire; ho paura che domani tornando a casa ricomincerò a guardare quel telefono che non squilla: “senza avere neanche il conforto di poter sperare nell’aiuto di una signorina della Telecom.” Ho paura…

- L’hai studiata bene la lezione, così incominci di nuovo la storiella con qualche mia collega che ci casca come ci sono cascata io? Ma io domani ti telefono, stanne certo: ormai non ti libererai più di me. Credevi di passare una serata in dolce compagnia e dopo il…dolce, e forse una nottata in una camera di un Motel la cosa sarebbe finita lì, ma con me hai fatto Top di faccia… A proposito, hai pensato a dove andrai a dormire stanotte? Se per caso hai pensato a casa mia, sei fuori strada: anche se mi giurassi che staresti buono buono sul divano.

- E’ una possibilità che ho escluso nell’istante che ho iniziato a conoscerti.

- Ci avevi pensato allora? Anche tu hai fantasticato su quest’incontro?

- Non lo nego, ma le mie fantasticherie erano tutte condite di paure. Ma non ti preoccupare per me, posso sempre andare in albergo, o tornarmene a casa con l’auto. Ma poi chi ti dice che l’alba non ci trovi ancora insieme? Volendo potremmo passare insieme anche la giornata di domani?

- Come corri! Non ti avevo detto soltanto: “venga a prendere un caffè da noi?” Vittorio, mi piacerebbe tanto, ma io ho bisogno di dormire, perché domani devo andare a lavorare… meno male che ho il turno pomeridiano!

- Non hai giornate di ferie?

- Si, ma le ferie devono essere concordate con i superiori… e poi le ferie me le voglio godere d’estate sotto il cielo della Sicilia e non buttarle via per far piacere al primo arrivato! Poi cosa facciamo: stiamo svegli giorno e notte…visto che casa mia è off limits?

- Va bene così per il momento, visto che sono stato invitato soltanto a prendere un caffè. Vorrei farti un discorso serio ma ho paura di iniziarlo in questo momento perché suonerebbe come un tentativo di corromperti.

- E’ una serata che ti sto pregando di fare la persona seria ed ora che vuoi farlo ti fermi? Dai, butta fuori, tanto l’escludo a priori che tu riesca a corrompermi.

- Parlando dell’alloggio, mi è passato per la mente che potrei vendere un paio di appartamentini a Napoli e comprarne uno più grande a Roma… e mi trasferirei.

- Potrebbe essere una buona idea, ma per quale motivo lo faresti?

- Per starti vicino… a meno che tu stasera non mi mandi via con un calcio nel culo.

- Come è carino lui… vuole starmi vicino vicino… Sembra proprio un discorso fatto per corrompermi, ma nonostante ciò, pur credendo alla tua buona fede, penso che sia troppo presto per prendere una decisione così importante… ma se ti fa piacere posso anticiparti che questa sera non avrai un calcio nel culo.

- Visto che a Roma non hai nessuno che ti blocca, potresti pure optare di farti trasferire a Napoli?

- E perché non direttamente nel tuo letto? Visto che da quando ho potuto capire, il tuo intento è solo questo?

- Eleonora, era una dichiarazione d’amore vera e propria e tu me l’hai buttata… a puttane!

- Ecco, proprio quello che intendevo io.

- Eleonora, non essere sempre così malignamente sospettosa. Potresti magari provare: io non ti chiedo nessuna caparra.

- Senza caparra, forse si potrebbe anche tentare. Prendiamoci qualche giorno per pensarci: adesso siamo in fregola.

- Ora, dopo le parole che mi hai detto, ho riacquistato l’audacia che credevo di aver smarrito. Eleonora… il leone vorrebbe mordicchiare la gazzella.

- La gazzella acconsente, basta che il leone non si faccia prendere dalla fame e fa della gazzella un sol boccone.

- Signori, servo il dolce?

- Grazie Ugo: dolce e caffè.

- La millefoglie va bene?

- Ugo, porta quello che vuoi… basta che te ne vai: Hai scelto un brutto momento!

- Perché tratti male quel poverino?

- Lui mi ha capito: difatti mi ha fatto un sorriso quando l’ho mandato a fare in culo.

- Chissà cosa avrà capito?

- Avrà capito che dava fastidio, cos’altro poteva capire?… Eleonora, mai avrei potuto immaginare che le tue labbra potessero trasmettermi un’emozione così grande. Non speravo più, di provare alla mia età questo turbamento: sembra quasi come fosse il primo bacio…

- Prova con il secondo: può darsi che ti serva da antidoto e ti senti meglio?

- Questa volta non me lo farò ripetere due volte…

Eleonora, sei dolcissima… sei come una cassata Siciliana.

Quando t’abbraccio sento i tuoi seni che spingono e m’invitano a spingere e abbracciarti ancora più forte… come se volessi entrare dentro di te…

- Vacci piano giovanotto: Dentro di me non si entra così facilmente… neanche conoscendo la password.

- Era solo una metafora?

- Allora va bene. Io mi sentivo strozzare e tu volevi stringere ancora più forte?. Hai una forza nelle braccia incredibile… però non mi vergogno di dirti che mi piaceva essere stretta come da un serpente Boa nella tua morsa e a costo di morire, mai avrei chiesto aiuto. Mi sento il cuore in fiamme, altro che cassata siciliana… Fermiamoci per cortesia e torniamo buoni buoni ognuno al suo posto.

- Ecco il dolce e il caffè, e scusate la mia invadenza.

- Ugo, se il mio comportamento precedente ti ha offeso, ti chiedo umilmente scusa.

- Lavoro da anni in questo posto e ne ho viste di belle, perciò ci sono abituato signore e non mi offendo nemmeno se mi cacciate a pedate… Vi consiglierei di mangiarlo adesso, prima che si raffreddi tutto.

- Grazie per il consiglio: ubbidiremo!

- Eleonora, in un film ho visto una scena, che quando due fidanzati si baciavano, se lei aveva la visione di due locomotive che si scontravano a tutta velocità, era segno che aveva incontrato l’uomo giusto. Io dicevo che era una cosa impossibile, finora, ma non ridere se ti dico che le ho viste e sentite anch’io quelle locomotive.

- Erano elettriche o a vapore?

- A vapore. Perché fa differenza?

- No, perché c’ero io in quel treno: sentivo lo sbuffo di vapore uscirmi dalle orecchie, e a quell’urto mi sono sentita sballonzolare in tutte le direzioni. Credevo di morire…

- Parli sul serio o mi stai prendendo in giro?

- Mai stata così seria!

- Eleonora, io ti amo…

- Boom. Stavolta l’hai sparata grossa. Stai facendo una cosa che generalmente fanno gli innamorati e credi di essere innamorato. Mi hai dato solo qualche bacio, perciò in questo momento parlerei più di desiderio che di amore. L’amore è tutta un’altra cosa, deve nascere dal di dentro, deve torcerti le budella, deve farti soffrire, deve…

- Eleonora, non voglio esagerare che ti amo dalla prima volta che ho sentito la tua voce, ma dopo quella prima telefonata ti ho pensato spesso: dalla seconda telefonata in poi ti ho pensato sempre. Poi quando ti ho vista, e mi sei piaciuta, ho tirato la somma e come totale sul display dei miei occhi perduti nei tuoi, è uscito: “Io ti amo.”

Eleonora, alla mia età uno se ne accorge se è innamorato, perché dentro ti senti come un calciatore che ha segnato il goal della vittoria nell’ultimo minuto di recupero.

- Uno soltanto?

- Non scherzare Eleonora, sono io che sto parlando seriamente questa volta… Che dici se tiriamo un po’ le tendine del séparé?

- Questo sarebbe il tuo parlare serio? Ecco, questo è l’amore che senti per me: chiudere le tendine!

- Quella era la teoria, questa è la pratica, ma ambedue vanno a braccetto.

- Non è vero! I più grandi amori raccontati dalla storia, come quello di Laura con Petrarca o Dante con Beatrice, sono di gente che sospirava soltanto, ma non avevano mai avuto l’opportunità d’incontrarsi da soli dietro un séparé… Comunque, se tu vuoi, accostale solo un poco queste tendine professore: non mi va’ di mostrarmi agli occhi dei presenti quella che in realtà non sono!

- Eleonora, se ti guardi in giro, vedi che non c’è nessuno. Ognuno si è ritirato dietro la sua tendina e...

- Io non sono come le altre, però non sono neanche frigida, quindi non nego che in questo momento non mi dispiace di essere coccolata e baciata.

- Eleonora…ti giuro che da oggi in poi non aspetterò che tu mi chieda di baciarti: sarò sempre in anticipo.

- Vittorio… Vittorio… adesso perché le tue mani vanno frugando nel mio reggiseno? Vuoi farmi per caso una visita oncologica e andare in cerca di noduli? oppure vai in cerca di silicone? Non troveranno nulla… di rifatto. Le mie “cose” sono piccole ed originali!

- Nessuno lo metteva in dubbio. Ad occhio ho imparato a capire se sono artefatte e a calcolare più o meno la consistenza e la misura.

- Dottore indovino… E cosa ha capito e calcolato dalla visita in corso?

- Signorina, la visita è ancora in corso e non posso esprime giudizi. Aspetti il momento opportuno per rifarmi la domanda!

- Dottore… se ne avrò ancora la forza…

- Eleonora, ringrazio quel telefono che non squillava: non so come avrei fatto senza di te!

- Sei sempre esagerato nelle tue elucubrazioni. Dottore, ha finito la visita? Vuole sciogliere la prognosi e dirmi se è di suo gusto quello che ha trovato?

- Dopo un attento esame: che poi ripeterò perché non sono così sicuro dell’accertamento, posso dirle che sono di consistenza e della grandezza giusta per entrare per intere in una coppa di champagne.

- Dottore, non esageriamo adesso! Che fa: paragona le mie tette ad uova da bere? “Dentro una coppa di champagne.” Sei tu che pensi a queste stronzate mentre fai l’amore?

- Mi sarebbe piaciuto averlo detto io per primo, invece è stata una persona molto importante, di cui in questo momento non mi sovviene il nome. Lui ha determinato che il più bel seno è quello che entra per intero in una coppa di champagne, e lo ha detto in un’epoca non sospetta, ovvero quando tutto era originale e non c’erano ancora le protesi di silicone che fanno sembrare i seni come bombe che stanno per scoppiare.

- Dopo fammi sapere se l’accertamento di riscontro ha dato esito positivo.

- Giusto Eleonora. Te lo dirò dopo: se continuiamo a parlare: come faccio a baciarti?

- Fa piano, non vorrei uscire dal locale con la camicetta rotta…

- Non ti preoccupare, ho le mani che si adattano al momento: dure come l’acciaio e delicate come cristalli di neve. Sanno loro cosa cercare Eleonora, non sono io che le comando. Loro da sole già sanno quelle che debbono fare. Tu sei grande e dovresti sapere che un bacio è comprensivo di tutto. Tu riusciresti a baciare una persona con foga e restare con le braccia conserte? Non dirmi che non ti piace se le mie mani ti sfiorino i capezzoli?

- In questo preciso momento non nego, niente… ma tengo a precisarti che l’oncologo non fa queste manovre che fai tu! Ogni tuo bacio mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene. Se misurassi la pressione in questo momento penso che arriverebbe a mille.

- Sei in buone mani, perché oltre ad oncologo, sono anche cardiologo, e sarò felice di fare una ecografia al tuo cuore, sperando di vedere comparire la mia immagine memorizzata.

- Corri troppo, professore… Ti prego, fammi prendere un po’ di fiato: sento come se in bocca avessi mille lingue che si attorcigliano. Sei un esperto tu vero? Eppure non si direbbe che sei un buon “Poliglotta?” Diceva bene mia madre: “Stai attenta all’erba cheta!” “L’uomo da lontano ti affumica e da vicino di scotta.” Chissà quante donne hai portato nei Motel e dietro ai séparé?

- Eleonora, con te è come se avessi iniziato stasera. Nessuna ragazza è paragonabile ad un’altra, ma sembra che questo non sia il momento più opportuno per filosofeggiare.

- Di cosa dovremmo parlare secondo te?

- Più che parlare, secondo me sarebbe più opportuno: “fare.”

- Dove vorresti arrivare?… Vittorio, per favore, ferma queste mani: stai scendendo troppo in basso!

- Metaforicamente?

- Nessuna metafora. Non sono le tue mani che cercano di entrare nelle mie mutande, o sbaglio? Non mi dire adesso che oltre ad oncologo e cardiologo sei anche ginecologo?

- Non lo so chi sono, so solo quello che vorrei essere e dove vorrei essere. Ti ho detto prima che un bacio è comprensivo di tutto, e che non sono io che comando le mie mani. In amore si sa da dove si parte, ma non si sa dove si arriva! Sono i sensi che ti dicono quello che devi fare in ogni momento.

- Lo so io chi sei: uno sporcaccione!

Si dà il caso che anche i sensi miei mi dicono in ogni istante cosa devo fare, e in questo momento mi dicono di scacciare l’intrusa. Sto pensando che forse era meglio se ti portavo a prendere un caffè!

- Eleonora, tu sei una che cerca la purezza tenendo lontano le tentazioni?

Anche Gesù si fece tentare dal demonio… e per quaranta giorni.

- Io cerco solo di limitare i danni… senza limiti di tempo.

- Eleonora, ti prego, non trattenere le mie mani… mi fai sentire come un ragazzino che sta rubando la marmellata... forse “lei” non si sente bene?

- Lei, sta meglio di me e di te, ma se ogni volta mi lasciassi trasportare, e m’intenerissi del povero bambino lasciandogli rubare un po’ di marmellata, non sarei quella che sono!

- Eleonora, siamo in un’epoca ed hai un’età che neanche il Papa, o Gesù Cristo in persona, considererebbe peccato perdere la verginità?

- Io non chiederei mai consigli, o permessi al Papa e neppure a Gesù Cristo: “sono pur sempre maschi.”

Per una questione così delicata, la mia interlocutrice principe sarebbe la Madonna, ma in questo caso specifico, l’età e la religione non c’entrano niente con la mia decisione. So io quando sarà il momento… Vittorio sento una cosa dura che mi vibra in mezzo alle gambe…

- Lo sento anch’io… è solo il cellulare che ho dimenticato acceso e mi suona in tasca… Ma tu guarda la sfortuna: non suona mai e si mette a suonare proprio adesso che non voglio rispondere!

- Io ho pensato… che tu fossi una persona speciale…

- Magari!… Eleonora, ti piacciono i bambini?

- Ti sembra il momento più opportuno di mettere in cantiere un argomento del genere?

- E’ Tabù?

- Proprio così! Un po’ di marmellata oggi, un po’ di marmellata domani, un colpettino di qua, un colpettino di là, e Ta - Bù… e ti ritrovi incinta.

- Eleonora, degli anticoncezionali: ne abbiamo già parlato, che esistono per: “prima, durante e dopo”, la mia era una domanda seria prescindendo dall’atto.

- Allora ti rispondo che mi piacciono: A quale donna non piacciono i bambini? Ma perché mi vieni a fare questa domanda in questo momento cruciale? Non vedi che fatica sto facendo per tenere a bada questa piovra che infila i suoi tentacoli in tutte le direzioni?

Non faccio il tempo a fermare uno davanti che già me ne ritrovo un altro di dietro!

- A me piacerebbe tanto avere un figlio, ma ogni volta che lo penso mi vengono in mente i “Rotoloni Regina” che mi fanno cambiare idea.

- Sei strano per davvero sai? Per fare un figlio per prima cosa dovresti avere la materia prima: che tu non hai. Per seconda: non ho mai sentito paragonare un figlio ad un rotolo di carta igienica…

- Mi offendi Eleonora! Come fai a dire, non conoscendomi ancora, che io non sono in possesso della materia prima occorrente?

- Io innanzitutto sono una persona educata e non mi sarei mai permesso di pensare alle cose indecenti che pensi tu. Guarda che io per materia prima intendevo una donna tutta tua con cui condividere un figlio!

- La sto cercando con il lanternino…

- Con la tua età chissà quanti stoppini hai consumato?

- Quale età, prego?

- Già dimenticavo che sto parlando con un ragazzino senza età.

- Eleonora, senza scherzi, questo è l’ultimo stoppino e speriamo, come diceva il grande Manfredi: “Fusse che fusse la volta buona!”

- E i figli con la carta igienica?

- Eleonora: “I figli so’ piezz’ ‘e core.” L’accostamento è dovuto alla pubblicità che fanno in televisione, che uno è un rotolo normale e dura poco, mentre l’altro è un rotolone regina e dura molto più a lungo. La sintesi è che avendo io un figlio a questa età… sarei costretto, non per mia volontà, a lasciarlo quando è ancora piccolo.

- La vita riserva molte sorprese, ma tu non hai pensato anche alla povera vedovella?

- Sono vissuto abbastanza per vedere con i miei occhi, le povere vedove come si consolano, per essere bravo, ad un anno dalla morte del marito!

- Lasciamo stare. Vittorio, con l’età che hai tu, quando muori, tuo figlio sarà già bello e sposato e avrà avuto pure il tempo di darti dei nipoti.

- Veramente?

- Certo, parlando di vita media è così… ma tu che cazzo di argomento vai a mettere in mezzo… mi stai facendo raffreddare… attento che chiudo bottega!

- Io te la farei riaprire!

- Anche con la violenza?

- La violenza, già per sé stessa è un peccato grave, ma la violenza sulle donne la trovo una cosa inammissibile!

Eleonora, mi sento come se fossi all’interno di una favola e avessi incontrato una fata. Questa è una serata magica, ma ho paura di svegliarmi e accorgermi di aver fatto solo un bel sogno e di…

- Tornare da una Crociera Costa?

- No, di non aver fatto un goal nell’ultimo minuto di recupero, ma di averlo subito!

- Io invece sono sicura di riuscire a parare tutti gli attacchi che mi arrivano, e nonostante ciò, ho paura degli autogol.

- Meno male! E’ più bello misurarsi con una che non è infallibile. Pure Achille era immortale, ma aveva il suo punto debole nel tallone: Il tuo dove sta Eleonora?

- Se te lo dicessi farei la stessa fine che fece Sansone con Dalila.

- Non fa niente: “ Disse il pappice alla noce dammi il tempo che ti spertoso.”

- Ho capito quello che hai detto nel tuo dialetto: è questo il tuo intento: spertosarmi? Allora quando parlavi del figlio, intendevi solo di farlo?

- Eleonora è un proverbio che ho citato?

- Però c’era dentro un’allusione?

- Nessuna allusione. Ho fatto anche una premessa: “prescindendo dall’atto.”

Errata corrige: “Disse il pappice alla noce: dammi tempo.”

- Finisce cosi? Tempo per che cosa?

- Tempo per dimostrarti tutto il mio amore.

- Va bene! Accetto la modifica e la sottolineo con matita blu anziché rossa.

- Grazie. Eleonora. Io sono frastornato, svegliami dal sogno per favore e dimmi noi chi siamo ora e cosa saremo domani?

- Siamo due persone che vorrebbero continuare a baciarsi all’infinito e che invece il buon senso gli ha suggerito di darsi un ultimo bacio e poi di mettersi a sedere ognuno al proprio posto.

- Eleonora, hai un freno a mano formidabile. Se non ti avessi creduta, ora dovrei crederci per forza alla faccenda della pecora e dell’olio d’oliva. Io dopo tante volte che le locomotive si sono cozzate non riuscirei a fermarmi neppure sulle barriere poste ad ogni stazione capolinea!

- Eppure ti sei fermato!

- Per forza?

- Per forza o per ragione.

- Eleonora, la vita è fatta di giorni, ore, minuti e secondi, ed io ti posso assicurare che nessun secondo di questi ultimi lo scambierei con uno o cento o mille del passato. Eleonora, tu hai scombussolato la mia vita!

- Hai usato un brutto termine, ma io ti capisco lo stesso, perché anch’io sono nelle tue stesse condizioni. Io sono partita per buttare un salvagente ad una persona che ne aveva bisogno ed ora mi trovo coinvolta in una cosa, piacevole, senza alcun dubbio, ma non so come uscirne.

- Perché vorresti uscirne?

- Uscirne, non significa abbandonare la nave come i sorci in un naufragio e fare annegare chi volevi aiutare, ma capire se la cosa può proseguire e in che modo.

Da quanto ho potuto capire, noi da parecchio tempo siamo due “sans sex” e io penso che ci vorrà un po’ di tempo per decifrare questa serata: capire se è stata l’astinenza o altro a farci comportare come se fossimo due innamorati in vena di coccole.

- Io mi sono innamorato di te già da prima che c’incontrassimo perciò non è questo il mio caso, nonostante esista un proverbio napoletano, un po’ sconcio, che si confà con le tue parole: “ ‘A capa ‘e sotto fa perdere ‘a capa â capa ‘e coppa.”

- Vedi che avevo ragione io, che bisogna aspettare?

- Eleonora, se aspettiamo un altro poco mi faccio nei calzoni!

- Sei, diciamo un po’ più grande di me, ma non così vecchio da farti nei pantaloni? Anch’io ho voglia di andare in bagno, però riesco a trattenerla egregiamente.

- Eleonora, o fai la scema, o sei scema per davvero, o sei veramente ingenua come una fanciulla nella prima adolescenza: io intendevo riferirmi a tutt’altra cosa che…

- Che se la tiro per le lunghe diventi vecchio per davvero?

- Vabbè, diciamo così come dici tu!… Eleonora… sento i brividi…

- I brividi? Io sento che la tua mano scotta come un ferro da stiro e domani di certo mi troverò piena d’eritemi!

- Eleonora, se tu vorrai il modo lo troveremo. L’età non la posso cancellare, ma se ti desse noia la mia scorza, sarei anche disposto a fare un lifting: anche se a lungo andare l’età anagrafica esce fuori con prepotenza e mi farà diventare come un cane Cinese. Eleonora, anche a costo di essere ripetitivo ti rifaccio la unica domanda che mi sta molto a cuore e la cui risposta modificherà tutto il mio futuro!

- Accidenti! E’ una grossa gatta da pelare che mi dai? Dai, sputa fuori!

- Ieri eravamo due sconosciuti, qualche ora fa eravamo due conoscenti, adesso siamo… due amici: domani che saremo?

- Ancora? Invece di una risposta ti rispondo con una domanda: Ma tu non sai vivere solo con l’oggi o col minuto o secondo come dicevi prima?

Mi sembri un Taroccaro, uno Sciamano, o un mago nostrano, che sta sempre a leggere nella sfera di cristallo cercando d’interrogare il futuro… Datti una smossa, per favore!

- E’ giusta la tua constatazione, ma io per essere felice oggi, ho bisogno di avere una certezza per il domani, perché… perché non voglio perderti!

Eleonora, darò a tuo padre, come quel Cinese della serie televisiva: “Alla conquista del West” cento, mille pani dolci per consolarlo della tua perdita...

- Mio padre si consola con i cannoli, ma visto che sei napoletano dagli le sfogliate: gli piacciono di più le frolle che le ricce…

A me sembra che si siano invertite le parti, o sbaglio? Dapprincipio, non ero io che volevo una certezza per il futuro?

- Non ricordo: senza questa risposta sono incapace d’intendere e di volere!

- Da come muovi le mani, non mi sembri una persona che ha perso la memoria? però se basta questa risposta per farti rinsavire, ti dirò che adesso siamo due amici che si toccano e si baciano in bocca, ma ti pregherei di non correre troppo… Vittorio, non voglio ancora che arrivi domani. Voglio vivere questa sera e farla durare il più a lungo possibile…

- E poi domani?

- E poi domani si vedrà: se son rose fioriranno.

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